Mongolfiere, sepolcri e affreschi, il Foro Romano racconta Giacomo Boni: il "Vate" dell'archeologia

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Servizio di Laura Larcan e Paolo Caprioli/Agenzia TOIATI

Il parco archeologico del Colosseo racconta Giacomo Boni considerato il "Vate" dell'archeologia con una mostra itinerante che si articola per tappe tematiche nei monumenti simbolo della storia di Boni. Dal Museo Forense che riapre al pubblico restaurato dopo quarant'anni, il tempio di Romolo e la Basilica di Massenzio dove vengono esposti i modelli originali dell'aerostato utilizzato da Boni, il complesso di Santa Maria Antiqua che a lui deve la sua riscoperta dopo la demolizione di Santa Maria Liberatrice, e le Uccelliere Farnesiane, dove Boni aveva la propria casa-studio, riproposta ora con gli arredi originali. Personaggio emblematico che tra il 1898 e il 1925 ha diretto le campagne di scavo che hanno riportato alla luce i fasti monumentali del Foro Romano e del Palatino. Architetto veneziano, archeologo appassionato, fu il pioniere delle fotografie aeree al servizio dell'archeologia, in un'epoca in cui non erano ancora stati inventati i droni ovviamente. Fu il primo studioso a concepire uno scavo in termini stratigrafici: non a caso ogni sua indagine era accompagnata da disegni dettagliatissimi in cui riproduceva in scala perfetta l'area indagata e la posizione dei reperti rinvenuti insieme al loro contesto. Ad inaugurarla, la direttrice del parco Alfonsina Russo con il ministro Dario Franceschini, il direttore generale dei Musei Massimo Osanna, l'assessore capitolino alla Cultura Miguel Gotor. Oltre a tutti i curatori della mostra