di Raffaella Troili
Nell'androne dove si è svolto l'agguato a Maurizio Mattiozzi una condomina mostra il portone raggiunto da due colpi, il pavimento ripulito dal sangue, le tracce rimaste in ascensore, quelle della corsa della vittima sulle scale. Gli aggressori lo hanno aspettato nell'androne. Nel palazzo al 147 di via Diego Angeli a Casal Bruciato. Si spara ancora a Roma, nella cintura meno periferica, a ridosso del centro, tra le case popolari che gli italiani contendono ai rom, il degrado, l'immondizia e l'immobilismo di una città che fa dire ai residenti "siamo abbandonati dalle istituzioni". Il portone è stato riaperto gli schizzi di sangue cancellati, dei pezzi di carta coprono la vetrata danneggiata dai fori dei proiettili. In serata l'ammoniaca è ancora all'entrata, come a simboleggiare che la scia di sangue non è destinata a fermarsi. I malviventi hanno sparato dodici volte, domenica sera prima delle 22. Nell'ambiente definiscono Mattiozzi un personaggio "vivace".
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