A Ladispoli la polizia addestra i suoi commissari Rex

A Ladispoli la polizia addestra i suoi commissari Rex
di Ermanno Amedei
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Giovedì 27 Giugno 2019, 10:27 - Ultimo aggiornamento: 10:30

Sono nasi che danno sicurezza quelli in “servizio” nelle unità cinofile della Polizia, e che vengono addestrati nel Centro di Coordinamento dei Servizi a cavallo e Cinofili di Ladispoli.
Con il loro fiuto cani di razze diverse, a seconda di caratteristiche caratteriali, vengono preparati non solo per cercare droghe di ogni genere o materiale esplosivo nei posti in cui vengono celati da spacciatori o malintenzionati, ma anche per individuare le tracce lasciate da persone vive in ampi spazi aperti o sotto le macerie.
L’addestramento non riguarda solamente i cani ma anche i loro conduttori.
“Non a caso, parliamo di Unità cinofile – dichiara il primo dirigente Mario Cardea, che dirige il centro – significa che cane e agente lavorano in simbiosi fino a che uno dei due non va in pensione. Il conduttore, quindi, deve essere addestrato a guidare il suo cane e riconoscerne i segnali, spronarlo o contenerlo quando serve. In questa scuola addestriamo unità cinofile antidroga, antiesplosivo, o per la ricerca e soccorso di persone vive. Una volta formata, l’unità cinofila va a rimpinguare una delle 33 squadre periferiche dislocate in tutta Italia dalle questure agli uffici di polizia negli aeroporti”.
 


Palestre diverse, istruttori diverse, metodi diversi e talvolta anche razze di cani diverse per ciascuna specializzazione ma tutte, per sollecitare il cane fanno leva sulla sua voglia di giocare o sul suo appetito.    
“Preferiamo i labrador perché sono voraci”. Dichiara Pierdomenico Lorenzo sovrintendente istruttore delle unità cinofile antiesplosivo.
“Lavoriamo su dieci tipi di esplosivo da quello in uso militare al classico utilizzato per i fuochi pirotecnici e lo facciamo secondo un metodo acquisito dalle polizie americane nel 1996. Il fiuto del cane arriva ad individuare anche oggetti che sono stati a contatto con gli esplosivi come, ad esempio, le armi che hanno sparato”.
In sei settimane di corso il cane impara a memorizzare gli odori e il conduttore a guidarlo e a capire quando la ricerca è stata fruttuosa. “L’allenamento avviene in palestra dove il cane al guinzaglio passa annusando decine di barattoli alcuni dei quali contengono una tipologia di esplosivo e quando lo individua, si pianta lì davanti e non si muoverà, neanche se tirato per il guinzaglio, fino a quando non riceverà in premio la manciata di crocchette”.
Ci sono poi varianti nell’allenamento che consentono di farli esercitare a trovare esplosivo anche dietro i muri. La seconda fase dura dieci settimane e si pratica fuori dalla palestra, in mezzo alla gente per tentare di riportare all’esterno quanto imparato in palestra. “Ogni cane ha un proprio carattere e questo influisce sui condizionamenti esterni. Un rumore, la presenza di una persona esagita, potrebbe disorientarlo; deve essere preparato anche a questo”.
Una specialità, quella dell’antiesplosivo che, ovviamente, cresciuta nell’impiego a partire dall’11 Settembre 2001: l’attacco alle Torri Gemelle.
Il sistema per addestrare i cani antidroga, invece è diverso e cambia anche la razza del cane. “Preferiamo il pastore tedesco ma non sottovalutiamo altre razze. Si fa leva sull’attitudine predatoria del cane ed anche sulla sua tempra caratteriale – spiega Franco Cesarini sovrintendente istruttore di unità antidroga – Il premio è il gioco, che poi coincide con la pallina che ottiene solamente quando ha trovato la droga. Avrà la pallina solamente se trova la droga. Poi c’è il rapporto con il conduttore e il cane cercherà lo stupefacente anche solo per compiacere il suo ‘collega’”.
Quasi tutto l’addestramento, quattro mesi, avviene fuori dalla palestra, in luoghi e ambienti diversi frequentati da persone diverse. “In questa maniera non ci sarà poi bisogno di vincere lo stress”. Il rapporto tra cane e conduttore resta l’elemento in più che fa la differenza tra le unità. “Con il mio cane è capitato di cercare la droga in un’auto che era già stata controllata più volte in diversi posti di controllo. Il cane mi segnala droga annusando un faro. Di solito per farlo si siede ed abbaia aspettando la pallina oppure gratta il punto con le zampe. Alla fine da quell’auto tirammo fuori 9 chili di cocaina nascosta nel telaio protetta da gommapiuma intrisa di grasso; era contenuta in uova di plastica avvolte in cellophane con dentro sapone in polvere e gasolio per nasconderne l’odore”.
False tutte le dicerie secondo cui i cani sarebbero tossicodipendenti e per questo cercano la droga. Un cane antidroga individua con la stessa efficacia hashish, marijuana, cocaina, eroina, ecstasy e shabò; qualora fosse possibile dovrebbe essere dipendente da tutte queste sostanze. A questo va aggiunto che se il cane venisse a contatto con lo stupefacente, starebbe male e se non si intervenisse subito rischierebbe di morire.
L’assistente capo Davide Agrestini e l’assistente Raffaello Salvini sono gli istruttori di unità cinofile specializzate in ricerca e soccorso a persone scomparse. Sono quelli che vengono chiamati in casi di escursionisti dispersi nei boschi o sui monti, fino alle persone disperse sotto le macerie di crolli.
“Per questo tipo di attività addestriamo cani che siano fisicamente forti e robusti; devono camminare a lungo in zone impervie, quindi devono essere agili e resistenti ma devono essere anche curiosi e coraggiosi dato che dovranno ispezionare anfratti di ogni genere - Spiegano i due istruttori - Le razze che meglio si adattano a questa attività sono il pastore tedesco, il labrador, il border collie o il pastore australiano”.
Pallina o crocchetta è indifferente per l’addestramento. “E’ una ricompensa, quindi se il cane preferisce il cibo avrà le crocchette, se il gioco avrà la pallina”.
Contrariamente a ciò che si pensa il cane impegnato nella ricerca e soccorso a persona non cerca una persona specifica, ma tutte le persone in vita che sono all’interno di un’area da battere. “Ogni persona viva rilascia una particella odorosa che i cani percepiscono. Se avviamo le ricerche in un bosco, il cane guiderà il suo conduttore a qualsiasi persona che è in vita nell’area, fosse lo scomparso o anche un cercatore di funghi. La ricerca non avviene al guinzaglio. Il cane viene sciolto e il conduttore lo segue attraverso il gps del guinzaglio, collegato ad un tablet; in questa maniera si traccia con precisione anche le zone che sono state battute. Per addestrarlo, invece, si fa una sorta di gioco a nascondino. Le prime volte il ricercato si nasconde a vista del cane, poi quando le regole del gioco sono chiare il livello sale, cambiando sempre persona da cercare. Dovrà focalizzare l’odore della particella delle persone vive che è uguale per tutti”. La ricerca persona si applica in molteplici campi, dalla ricerca dei latitanti alle ricerche dei clandestini nei camion o nei container, ma soprattutto per cercare persone vive sotto le macerie.
“Il momento più importante dal punto di vista professionale – dichiara Agrestini - è stato quando ad Amatrice, alcune ore dopo il terremoto dell’agosto 2016, il fiuto di Sarotta, uno splendido pastore tedesco, ha indicato il punto preciso dove, seppellita dalle macerie, c’era una bambina di nove anni che poi è stata salvata”.
 
 

Il centro di Ladispoli è dotato anche di una clinica veterinaria avanzata utilizzata per Cavalli e cani della polizia. “Cani e cavalli che qui addestriamo – spiega il dirigente Cardera – solitamente vengono comprati da allevamenti, ma possono anche essere donati da privati.
A seconda del tipo di lavoro vengono impiegati per attività operative dai 7 ai 10 anni per le attività antidroga. Quelli dell’antiesplosivo anche qualche anno in più. Arrivata l’età o una condizione fisica inidonea, l’animale viene riformato e viene radiato dal patrimonio dello Stato. A quel punto può essere donato. Il conduttore ha il diritto di prelazione che esercita nel 90% dei casi, altrimenti il cane viene affidato ad una famiglia che ne fa richiesta dopo una attenta valutazione di compatibilità”.

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