Georgia, rissa in parlamento per la legge "agenti stranieri" in vigore in Russia

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Centinaia di manifestanti che dispiegavano una enorme bandiera georgiana e una dell'Unione europea si sono riuniti oggi davanti al Parlamento a Tbilisi per protestare contro un progetto di legge governativo che mira a introdurre nuove norme per il controllo dei cosiddetti 'agenti stranierì sul modello di quella già in vigore in Russia, e che è vista dalle opposizioni come un tentativo di mettere il bavaglio ai media.

Contemporaneamente una rissa è scoppiata durante il dibattito parlamentare tra deputati favorevoli e contrari alla nuova normativa. Gli episodi odierni mettono in risalto l'anomalia di un apparente riavvicinamento, dopo l'inizio del conflitto in Ucraina, tra le autorità georgiane e quelle russe, dopo la guerra tra i due Paesi combattuta nel 2008 in cui le truppe di Mosca intervennero in appoggio di quelle delle autoproclamate repubbliche filorusse dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud. Recentemente il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha espresso la sua soddisfazione per il rifiuto del governo georgiano di aderire alla politica delle sanzioni anti-russe e ha auspicato la ripresa dei voli diretti tra i due Paesi, sospesi fin dal 2019. Positiva la reazione del Sogno Georgiano, il partito maggioritario di governo, mentre contraria si è dichiarata la presidente, Salomè Zourabishvili.

La proposta di adottare anche in Georgia una legge sugli 'agenti stranierì è stata presentata dal partito filogovernativo Potere del Popolo e ha incontrato le proteste di organizzazioni non governative e media. La bozza prevede che società non commerciali che ricevono oltre il 20% dei propri finanziamenti da fonti straniere siano appunto registrate come agenti stranieri, con possibili limitazioni alle loro attività. La presidente Zourabishvili si è dichiarata scettica anche su questa iniziativa, ritenendo che essa vada in direzione opposta al percorso di integrazione nella Ue del Paese. Sull'argomento si è espresso anche il Servizio esterno dell'Unione europea, secondo il quale «creare e mantenere un ambiente favorevole per le organizzazioni della società civile e garantire la libertà dei media» è «fondamentale per il processo di adesione all'Ue».