Nei mesi di lockdown, anche a causa della quarantena passata a casa, la frequenza del consumo di vino «è aumentata in modo marcato», con una diminuzione di birra e alcolici. La più alta frequenza di consumo di vino si è verificata tra i 30 e i 50enni. A dirlo è uno studio condotto dall'Euawe, l'Associazione europea di economisti del vino e dall'Università di Bordeaux, grazie a un sondaggio realizzato in Spagna, Belgio, Italia, Francia, Austria, Germania, Portogallo e Svizzera. Al lavoro (basato su un campione di 6.600 risposte) hanno partecipato anche ricercatori delle Università di Verona, Padova, Bologna e della Liberà Università di Bolzano. In Francia l'aumento al consumo è stato più pronunciato, ma in Spagna, Italia e Portogallo nelle fasce d'età più anziane la tendenza a consumare vino è risultata maggiore.
Secondo i ricercatori fattori come il reddito familiare e il non avere figli a casa hanno contribuito ai maggiori consumi, con famiglie a basso reddito che invece hanno aumentato la frequenza del consumo di birra. I risultati hanno evidenziato, comunque, una riduzione di spesa per le bevande alcoliche, con una diminuzione «significativa» del prezzo medio di acquisto del vino. Oltre l'80% degli intervistati non ha acquistato vino on line, ma a farlo per la prima volta è stato l'8,3% degli italiani, il 6,6% degli spagnoli, il 5,2% dei portoghesi e il 4,6% dei francesi. Inoltre, c'è stata una «esplosione del fenomeno delle degustazioni digitali» guidate attraverso webinar. Questo fenomeno è stato «rilevante» tra i giovani studenti italiani e tra i francesi giovani e adulti tra i 30 e i 50 anni.
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