Bolsonaro: «Seguirò la Costituzione». Ma crescono le proteste dei suoi sostenitori in Brasile

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«La nostra bandiera non sarà mai rossa». Nonostante la pioggia battente i sostenitori del presidente uscente di destra, Jair Bolsonaro, hanno lentamente trasferito la loro protesta dalle autostrade alle caserme, decisi a portare avanti la contestazione dei risultati delle urne di domenica, dove Luiz Inacio Lula da Silva si è imposto per oltre due milioni di voti sul leader sovranista. Al terzo giorno di blocchi stradali, col carburante che in alcune città del Paese ha preso a scarseggiare e con vari stabilimenti produttivi, come quello della Toyota, che hanno dovuto sospendere le attività, la polizia è intervenuta usando la mano più pesante.

Agenti in tenuta antisommossa hanno sparato getti d'acqua per disperdere i manifestanti guidati dai camionisti. In alcuni casi hanno notificato multe tra i 5mila (mille euro circa) ed i 17mila reais (più o meno 3.400 euro). E a San Paolo, dove il procuratore generale Mauro Sarrubbo ha aperto un'indagine sui blocchi stradali coinvolgendo i poliziotti del gruppo speciale contro la criminalità organizzata, anche gli ultras del Corinthians, la squadra del cuore di Lula, si sono dati da fare per disperdere le proteste. In molti casi i bolsonaristi hanno resistito fedeli ad una narrativa alimentata da velenose fake news di frodi elettorali. A fine giornata si contavano ancora numerosi blocchi stradali, con vari Stati interessati. Ma la protesta è andata in scena anche davanti alle caserme militari, da Brasilia a Rio de Janeiro. Nella città carioca, centinaia di persone si sono radunate davanti al Comando Militar do Leste, il quartiere generale dell'esercito nel centro cittadino. A Brasilia, la capitale, i dimostranti si sono accampati davanti al Quartier generale dell'esercito, nel Settore militare Urbano.

Sui loro striscioni, la richiesta di un «intervento federale», con l'obiettivo di coinvolgere le forze armate in base all'articolo 142 della Costituzione, che prevede l'intervento a «difesa della patria» e «la garanzia dei poteri costituzionali». Un ultimo atto di fede nei confronti del loro capo carismatico, Jair Messiah, un uomo sempre più isolato, abbandonato da quelli che un tempo erano stati i suoi principali alleati. Le ultime indiscrezioni raccontano che l'amico di un tempo, Arthur Lira, abbia già scaricato i Bolsonaro, pronto a scambiare l'appoggio del suo CentrÆo al nuovo esecutivo per la sua riconferma alla presidenza della Camera. Un'offerta allettante per il leader del Pt, che potrebbe così contare su una base parlamentare molto più solida per le sue azioni di governo, in un Congresso che per il momento appare dominato dalle destre. E in attesa di insediarsi dal primo gennaio, e avviare il passaggio di consegne sotto il coordinamento del suo vice Geraldo Alckmin da domani, Lula è già tornato ad essere una star internazionale richiesta da tutti. Dopo la Cop27 sui cambiamenti climatici in Egitto - dove ha accettato di andare -, anche il Forum economico mondiale di Davos ufficializzerà in settimana l'invito al presidente eletto, per offrirgli un palcoscenico da cui per presentare al mondo il suo progetto di governo e di politica estera.