Intervista a Edoardo Levantini, presidente del Coordinamento antimafia di Anzio e Nettuno

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di Alessia Marani

“Anzio e Nettuno non sono diverse da Montespaccato, da Aprilia o Ostia dove la criminalità è fortemente radicata, solo che mentre a Ostia c’è chi ha avuto il coraggio di denunciare gli Spada e di portarli in tribunale fino alle condanne, qui il coraggio dei cittadini e delle imprese di ribellarsi manca”. A parlare è Edoardo Levantini, presidente del Coordinamento antimafia di Anzio e Nettuno. Spiega che le infiltrazioni di stampo mafioso sono presenti sul litorale fin dagli anni ’80 con una escalation a partire dalla metà dei ’90. Che un baluardo a difesa della città non si è alzato “perché la società civile è connivente o ha paura. Troppi cittadini hanno paura, non si fidano delle istituzioni, invece, l’inchiesta lo dimostra: lo Stato c’è, la Direzione distrettuale antimafia ha investito strategicamente nel contrasto alla mafia in questi territori, quindi c’è la necessitò che i cittadini onesti facciano fronte comune per denunciare e collaborare con la giustizia”. A proposito di chi teme lo scioglimento dei due Comuni per via di una possibile paralisi amministrativa, risponde: riflessioni “ridicole”.