A Firenze le Stelle dell'arte contemporanea invadono Palazzo Strozzi, da Cattelan a Kapoor

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Servizio di Laura Larcan Montaggio di Francesco Toiati

Dalle stelle dell'arte alle stelle dello spazio. O viceversa. Chissà che Palazzo Strozzi a Firenze non voglia offrire una guida galattica per autostoppisti curiosi del firmamento contemporaneo. La citazione viene spontanea. Basta entrare nel cortile di questo gioiello rinascimentale per rendersene conto, al cospetto di un autentico razzo in ferro con tanto di piattaforma di lancio (manca solo il motore) che punta direttamente alle stelle. Verso l'infinito e oltre allora, ha pensato l'artista Goshka Macuga coinvolto dal direttore della Fondazione fiorentina Arturo Galansino a firmare la nuova installazione titanica, prologo alla mostra evento dell'anno "Reaching for the Stars" che raccoglie le celebrità dell'arte contemporanea attraverso trent'anni di collezionismo illuminato della torinese Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, visitabile dal 4 marzo al 18 giugno.

Quasi una sorta di walk of fame del contemporaneo in termini di creatività ed estro, impegno e provocazione articolata in settanta opere. Dalla prima opera che Patrizia Sandretto Re Rebaudengo comprò quando nel 1992 a Londra scoprì Anish Kapoor. «È un viaggio intergalattico nel cosmo dell'arte, dalle prime acquisizioni negli anni '90 fino alle ultime commissioni - racconta Galansino che ne firma anche la curatela- attraverso temi e raggruppamenti inediti in grado di fornire al visitatore uno sguardo sulla produzione artistica internazionale degli ultimi decenni». La galassia, lunatica e stravagante quanto basta per sfoggiare manie e stili dei grandi artisti dell'oggi, punta alla sorpresa e alla riflessione. E il pubblico non può che assecondare questa esuberanza. Piacere o non piacere, amare o odiare, quello che conta è esserci.

Dal razzo di Macuga che gioca ad evocare missioni salvifiche su Marte o sogni di turismo spaziale, si scoprono le provocazioni (ormai mitiche) di Cattelan presente con "Bidibidobidiboo", lo scoiattolo che si suicida (addio ai dolci Cip e Ciop di disneyana memoria) e "La rivoluzione siamo noi", autoritratto iperrealista pupazzoide appeso nell'armadio, fino al drammatico ironico "Lullaby" che raccoglie le macerie dell'attentato del 1993 al PAC di Milano (morirono cinque persone).

ùE ancora, le opere di Damien Hirst con le sue fredde e claustrofibiche tele bacheche sul senso effimero della vita, di Anish Kappor, i lavori intimi e complessi che riflettono sul tema dell'identità di Cyndy Sherman e Shrin Neshat, le creature ibride di Paola Pivi e le macchine meccaniche di Lara Favaretto, le sculture organiche di Pawel Althamer, la pittura rediviva (finalmente) tra figura e astrazione, di Lynette Yadom-Boakye, Michael Armitage, Cecily Brown. E c'è anche la videoarte con i suoi grandi maestri allestita negli spazi sotterranei della Strozzina con William Kentridge, Douglas Gordon e Philippe Parreno. Si può immaginare allora di salire a bordo del missile per dirigersi verso il remoto angolo dell'universo disseminato di stelle luminosissime, di attraversare campi magnetici alienanti di colori pittiruci e le aurore spaziali, imbattersi in creature ancestrali, in replicanti ibridi, fino alle archeologie post-apocalittiche. Della serie, "cose che voi umani non potete neanche immaginare". Tutti questo è arte contemporanea.