Cosenza, muore il direttore dell'impianto risalita, alcuni operai bloccati nella cabinovia

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Doveva essere una giornata di divertimento, all'insegna del sole e della neve. Invece si è trasformata in una giornata di lutto per l'ennesimo incidente sul lavoro. A perdere la vita l'ingegnere 58enne Alessandro Marcelli, direttore delle infrastrutture e patrimonio delle Ferrovie della Calabria, nonché direttore di esercizio degli impianti di risalita di Lorica e Camigliatello, sul rilievo della Sila.

E proprio l'impianto di Lorica gli è stato fatale. Una cabina lo ha colpito stamani mentre stava effettuando le ultime verifiche prima dell'apertura al pubblico dell'impianto ed una seconda cabina lo ha travolto uccidendolo. Non si arresta dunque la triste conta delle vittime sul lavoro.

Quattro solo in questo fine settimana. Dopo Lorenzo Parelli, lo studente 18enne morto venerdì scorso in provincia di Udine nell'ultimo giorno dello stage in fabbrica - il cui decesso continua a provocare polemiche con la richiesta da più parti di eliminare il progetto dell'alternanza scuola lavoro - ieri altre due vittime: a Rivarolo Canavese, a pochi chilometri da Torino, Vincenzo Pignone, operaio specializzato di 59 anni, e a Santa Procula, vicino Pomezia, in provincia di Roma, Salvatore Mongiardo, operaio di 64 anni.

E oggi Marcelli. L'uomo, descritto dalla società per cui lavorava e dai colleghi come un «professionista amato e stimato anche per le sue doti umane riconosciute da tutti» e «dedito al lavoro», stamani stava eseguendo i consueti controlli preapertura nella stazione di arrivo e partenza a valle dell'impianto, un capannone coperto ed aperto sui lati, nel territorio del comune di Casali del Manco. Tanta la gente in attesa dell'avvio della cabinovia per trascorrere una giornata sulla neve. Qualcosa però è andato storto. Marcelli, secondo una prima ricostruzione basata sul racconto dei colleghi, è stato colpito ad una spalla da una cabina. Caduto violentemente a terra, sarebbe stato poi travolto da una seconda cabina. Chi era sul posto ha subito bloccato l'impianto, ma i soccorsi sono risultati vani. In conseguenza del fermo, sei operai impegnati a loro volta nelle operazioni di verifica, sono rimasti bloccati in due cabine ad alcune decine di metri dal suolo. Sono dovuti intervenire i vigili del fuoco del nucleo Saf (Speleo alpino fluviale) che con le funi sono riusciti a farli scendere a terra, incolumi. «Era dedito al lavoro. Era sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare», il ricordo di un collega. «È stata una fatalità, era un gesto che ripeteva quotidianamente» ha detto un altro. Se veramente sia stata solo una tragica fatalità lo dovrà accertare la Procura della Repubblica di Cosenza che ha avviato un'indagine disponendo il sequestro dell'impianto per permettere di svolgere tutti i rilievi tecnici che saranno necessari per ricostruire la dinamica esatta di quanto accaduto. I carabinieri della Compagnia di Cosenza e della Stazione di Casali del Manco, intanto, hanno iniziato a visionare i filmati del sistema di videosorveglianza per accertare se l'incidente sia stato ripreso dalle telecamere. Un invito a fare piena luce sulla disgrazia è stato rivolto agli inquirenti da più parti, a cominciare dal presidente della Regione Roberto Occhiuto, dalla sottosegretaria per il Sud e la Coesione territoriale Dalila Nesci, e dai sindacati. Il comprensorio sciistico della Sila era già stato teatro di un altro incidente mortale sul lavoro il primo dicembre 2016. Allora due operai, impegnati nei lavori di una nuova funivia, erano precipitati da una ventina di metri dopo che il cestello su cui si trovavano si era staccato dai cavi. Uno dei due, Enzo Bloise, di 31 anni, morì, mentre il collega, Stefano Sassone, rimase gravemente ferito.