Negli anni Sessanta i rifiuti nucleari si cementavano e si mettevano sotto terra, in quelle che all’epoca venivano chiamate “fosse irreversibili”, proprio perché sarebbero rimaste lì per sempre. Una tecnica tutta italiana sviluppata da Sogin ha dimostrato, per la prima volta al mondo, che questo è tutto tranne che irreversibile. E che, anzi, i rifiuti nucleari possono essere smaltiti e conservati in modo più sicuro.
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