Alluvione Emilia-Romagna, in volo sulle zone colpite: le aree ancora sommerse

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dal nostro inviato
FORLÌ Una sterminata distesa d’acqua che non se ne vuole andare e che ha divorato case, aziende, frutteti, campi. Vista dall’alto la bassa Romagna, un conca della pianura che ora sta trattenendo enormi masse di melma, è un interminabile acquitrino. Dall’elicottero decollato dall’aeroporto Ridolfi vedi una Forlì asciutta, ma ferita, dove il fango ha mangiato interi quartieri come i Romiti, ma le chiazze di acqua sono ormai sparite. Il paesaggio cambia quando l’Aw 139 dei carabinieri (arrivato da Roma come rinforzo al 13° Nucleo Elicotteri di Forlì) si avvicina a Ravenna, alla sua provincia, in città come Lugo, a Sant’Agata sul Santerno, ma soprattutto a Conselice. Se l’acqua non celasse morte, sofferenza e danni incalcolabili, il riflesso degli alberi e delle case sarebbe anche suggestivo. E nelle prossime giornate sono previsti nuovi temporali, anche in Emilia-Romagna.
I SEGNI DI MORTE
La sera prima a Belricetto di Lugo è stata ritrovata la quindicesima vittima. Fiorenzo Sangiorgi, 68 anni, di Fusignano, subito dopo l’alluvione era stato portato via dall’acqua e dal fango. Era rimasto imprigionato in un furgone. Aveva chiesto aiuto a un amico che non aveva fatto in tempo a salvarlo, ma aveva denunciato la scomparsa. L’altra sera il suo nome è passato dalla lista dei dispersi a quella dei morti. A bordo dell’elicottero, per avere una visione generale dell’emergenza del territorio, c’è anche il comandante della Compagnia dei carabinieri di Lugo, il capitano Cosimo Friolo. Racconta scrutando il mare d’acqua che circonda le case in alcune zone: «A Lugo, dove c’è stato un importante allagamento, la situazione sta rientrando. Stiamo continuando a soccorrere la popolazione, ma anche a vigilare contro lo sciacallaggio. Ma ci preoccupa ancora il centro abitato di Conselice, dove l’acqua è stagnante. Gli aspetti sanitari e il rischio di malattie sono in fase di valutazione da parte dell’autorità sanitaria». Mentre parla il capitano Friolo, sotto compare il gigantesco stabilimento di Unigrà, divorato dalle acque. L’enorme massa d’acqua assedia anche l’azienda. Parliamo di un gruppo operativo nell’agroalimentare di valenza internazionale, lo stop rischia di avere ricadute importanti dal punto di vista occupazionale. Per questo sono state messe in campo decine di pompe e idrovore. I canali come il Destra Reno sono sessanta centimetri sotto il livello dell’acqua che sta calando solo di sei centimetri al giorno: è stato previsto che Conselice sarà libera tra non meno di dieci giorni. Dall’alto si vede bene: una cittadina trasformata in palude, centinaia di case che forse non si recupereranno più e problemi di ordine sanitario. Questa è la situazione a Conselice, ma basta vederla dall’alto, quando l’Aw 139 la sorvola, per avere ben chiaro che oggi nella bassa Romagna c’è il vero punto debole di questa parte di regione, insieme ai paesi di collina, isolati a causa delle frane, mentre altre città come Cesena, Forlì e Faenza sono ormai alla fase successiva, la pulizia, che sta però rivelando danni ingenti. A Forlì ci sono palazzi inagibili a causa delle voragini. E come si vede anche dall’elicottero in tutta la Romagna ci sono campi e frutteti distrutti, allevamenti e migliaia di animali perduti. «Le vede laggiù quelle ruspe?», indica il comandante Friolo. L’elicottero sta sorvolando un paese vicino, Sant’Agata sul Santerno.

«Stanno lavorando senza sosta per ricostruire l’argine del fiume e la linea ferroviaria. Ha ceduto nella notte tra il 16 e il 17 maggio, l’acqua ha invaso di fatto tutto il centro abitato. Si stanno ripulendo le strade». Gli elicotteri - non solo dei carabinieri, ma anche quelli dell’aeronautica, dei vigili del fuoco, della finanza - dal Ridolfi di Forlì decollano e atterrano senza sosta. Nella drammatica notte dell’alluvione, tra il 16 e il 17 maggio, il ronzio continuo del loro volo resterà nella memoria di tutti i cittadini, perché ha scandito tutte le prime operazioni di soccorso, quando l’acqua ha occupato un terzo della città. Nei giorni successivi gli elicotteri hanno salvato persone calando i verricelli, portato viveri in cittadine che non hanno più strade, foraggio per gli animali delle stalle isolate. Dall’alto, volando sulle colline, si notano mutazioni morfologiche, le vallate non sono più quelle di prima, modificate dalle esondazioni dei fiumi e dal terreno che si è sbriciolato.
IL FANGO OVUNQUE
Spiega l’elicotterista: «La vede laggiù l’autostrada? Era circondata dall’acqua anche la centrale elettrica. Dopo più di una settimana almeno lì si è ritirata». Ma resta il fango il vero nemico dei quartieri allagati. Al ritorno, nella sede del 13° Nucleo Elicotteri Carabinieri Forlì fondato 31 anni fa all’interno dell’aeroporto Ridolfi, fa il punto della situazione il comandante del Nec, il tenente colonnello Vincenzo Lombardo: «Non ci siamo mai fermati. La nostra base è l’hub per la distribuzione di viveri e farmaci alle zone rimaste isolate. Insieme ad altri enti è stato realizzato un ponte aereo. Abbiamo anche messo in campo una nostra unità sanitaria a Tredozio, costantemente rifornita di medicinali salvavita e oncologici. Proprio a Tredozio abbiamo portato in salvo una ventina di turisti stranieri. Ora la strada per Tredozio è stata riaperta, ma sono ancora irraggiungibili via terra paesi come San Benedetto e Rocca San Casciano».


Mauro Evangelisti

(riprese di Mirco Paganelli)