Il Pazo de Meirás, bottino di guerra di Franco, restituito allo Stato

Il Pazo de Meirás, bottino di guerra di Franco, restituito allo Stato
di Elena Marisol Brandolini
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Venerdì 11 Dicembre 2020, 15:39 - Ultimo aggiornamento: 16:14

Barcellona. Il Pazo de Meirás, che fu il maniero della familia Franco in Galicia per oltre 80 anni, lo scorso giovedì è finalmente tornato in possesso dello Stato, a cui era stato sottratto con un contratto di compra-vendita fraudolento nel 1941, consentendone così il godimento agli eredi del dittatore per ulteriori 45 anni dopo la sua morte. Un risultato che si deve alla lunga mobilitazione della società civile e delle organizzazioni della memoria e che fa giustizia del simbolo più vistoso del saccheggio del patrimonio pubblico operato dalla dittatura franchista. Una riunione delle amministrazioni locali interessate con il governo spagnolo ha discusso la nuova destinazione d’uso del Pazo, già qualificato come Bene di Interesse Culturale nel 2008: sarà un luogo aperto al pubblico, dove verrà illustrata “la presenza di Franco, con uno sguardo proprio della Memoria Democratica”, ha spiegato la vice-presidente Carmen Calvo. E verrà posta in valore la figura della scrittrice galiziana, antica proprietaria del Pazo, Emilia Pardo Bazán (A Coruña 1851 – Madrid 1921), il suo contributo alla letteratura spagnola e alle lotte per l’affermazione dei diritti delle donne, di cui è considerata una antesignana.

Il Pazo de Meirás è un palazzo signorile situato nel comune di Sada in provincia di A Coruña e si estende su una superficie di 100.000 metri quadrati, sette ettari di giardino e due torri. Fatto costruire da Emilia Pardo Bazán alla fine dell’800 in stile romantico, sulle rovine di un’antica fortezza del secolo XVI, fu per 37 anni la residenza estiva di Franco. Nel 1938, quando già si andava delineando chi avrebbe vinto la Guerra Civile, si costituì  la Junta pro-Pazo del Caudillo che acquistò il palazzotto pagandolo per lo più con una sottoscrizione popolare obbligatoria, per farne dono al dittatore in qualità di capo dello Stato, che come tale ne entrò perciò in possesso.

Tanto che, nel 1941, Franco si fece intestare la proprietà del palazzo con un atto di compra-vendita. Ed è proprio su questo atto che si è concentrata la sentenza del settembre scorso della giudice del tribunale di A Coruña Marta Canales, dichiarandone la nullità e ordinando perciò lo sfratto della famiglia Franco dal Pazo, come era stato richiesto dall’Avvocatura dello Stato.

La depredazione del patrimonio pubblico da parte della dittatura risulta anche dall’inventario dei beni contenuti nel Pazo de Meirás, ordinato dalla giudice nel novembre scorso per evitare che gli eredi di Franco lo svuotassero, come sembravano essere in procinto di fare, avendo questi contrattato il servizio di un’impresa di trasloco con numerosi camion a disposizione. La catalogazione appena conclusasi, che ha riempito 163 pagine, frutto dello studio di oltre 1.000 foto e 80 video, ha interessato quasi 700 oggetti di epoche diverse e 13.000 libri provenienti da tre librerie con volumi per lo più dei secoli XIX e XX, compresi quelli appartenenti a Emilia Pardo Bazán. All’interno del palazzo si sono trovati mobili, lampade, stoviglie e quadri di grande valore, la maggioranza di proprietà del Patrimonio Nazionale, di altri palazzi o un tempo appartenuti alla monarchia, con una molteplicità di blasoni in parte sconosciuti. Vi sono anche numerosi tappeti arrotolati che non si sono potuti catalogare ma che sembrerebbero essere di pregio. La cappella contiene le statue di Isacco e Abramo originarie della facciata romanica della cattedrale di Santiago de Compostela, oltre a numerosi oggetti pregiati. Nel giardino, due fonti battesimali del secolo XII, sottratte a una chiesa medievale di un comune galiziano, erano state riconvertite in fioriere. 

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