Ha la carta d'identità italiana, è nato in Italia ma è figlio di romeni: deve rinunciare alla gita scolastica a Nizza

Belluno: il racconto del papà del bambino 13 anni, ecco la sua odissea

Ha la carta d'identità italiana, è nato in Italia ma è figlio di romeni: deve rinunciare alla gita scolastica a Nizza
di Giovanni Longhi
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Sabato 18 Febbraio 2023, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 13:59

BORGO VALBELLUNA - Aspettava da tempo A. quella gita messa in calendario il 23, 24 e 25 marzo con i compagni di classe: tre giorni in Francia, notti fuori lontano da casa, risate e scherzi con gli amici, l’emozione di un viaggio lontano senza mamma e papà. Invece svanisce tutto nel labirinto della burocrazia. Succede in provincia di Belluno (lo scrive il quotidiano Il Gazzettino).

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A. ha 13 anni, è nato in Italia da genitori romeni, il papà Cristinel è il titolare di un’attività a Trichiana; il bambino ha la carta d’identità italiana non valida per l’espatrio a meno che non sia accompagnato da mamma e papà; può anche recarsi all’estero con il passaporto romeno, ma quello di A. è scaduto. Il viaggio tanto atteso, dopo i due anni di stop, salta. Anzi, no: c’è ancora una possibilità, costa qualcosina in più, ma in fondo ne vale la pena, A. desidera tanto andare in gita scolastica in Francia, Nizza: la possibilità consiste nel rinnovo del passaporto tramite consolato.

Giro di telefonate, mail, attese, richieste, protocolli, gioco di rimbalzo tra uffici, “richiami domani” mentre i giorni passano. Alla fine il tanto agognato appuntamento per ottenere il rinnovo del passaporto di A. viene fissato. Ma il giorno in cui Cristinel deve presentarsi sembra quasi una presa in giro: è proprio il 23 marzo, giorno fissato per la partenza della classe. Il papà prova in tutti i modi a chiedere di anticipare in modo da ottenere il prezioso documento in tempo utile per darlo a figlio. Niente da fare, un muro di gomma. La priorità viene data a richieste per motivi di famiglia gravi, di lavoro, lutti, salute. Una gita può certamente aspettare, non ha precedenza, la richiesta del papà di Trichiana passa in coda e il primo giorno libero è lo stesso della partenza dei ragazzi.

 

LA DELUSIONE

«Mio figlio ci è rimasto male - confessa rammaricato il papà - sperava tanto di poter stare qualche giorno con i suoi amici, ma non c’è stato verso, le ho provate davvero tutte». Vero che gli organizzatori della gita forse potevano informarsi prima sulla parte burocratica prevedibilmente complicata trattandosi di minori, evitando che chi doveva procurarsi documenti non si trovasse all’ultimo momento con l’acqua alla gola; vero anche che bastava anche modificare la meta restando in Italia; vero anche che se un ragazzino non partecipa a una gita di classe, in realtà non è la fine del mondo, ci andrà il prossimo anno. Resta l’amarezza perchè in tempi di declamata inclusione, soprattutto dal mondo della scuola sempre molto sensibile al tema, alla prova dei fatti vige la discriminazione tra chi è nato in Italia da genitori italiani e chi è nato in Italia, ma deve pagare all’ottusità istituzionale lo scotto di avere genitori non italiani.

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