Oman da vedere, da fare e da mangiare: viaggio autentico nell’inebriante Sultanato del Golfo

Il glamping nel deserto, la via ferrata nel canyon e la capitale Mascate tra musei, palazzi sontuosi e souq sono i “must do” della vacanza per immergersi al meglio nell’affascinante e moderno Paese del Golfo Persico

Il Magic Camp nel Wahiba Desert
di Sabrina Quartieri
9 Minuti di Lettura
Mercoledì 12 Ottobre 2022, 13:27 - Ultimo aggiornamento: 13:29

Un viaggio in Oman itinerante e “on the road” alla scoperta del Sultanato progressista e moderno della Penisola arabica, tra verdeggianti palmeti solcati dagli eroici “falaj”, i canali di irrigazione “Patrimonio Unesco”, ma anche tra misteriosi manieri e fortezze, campi tendati glamour nelle dune e scenari mozzafiato della “Montagna verde”, rinomata per i trekking, le vie ferrate e le incantevoli terrazze traboccanti di rose in primavera. Tappa dopo tappa, l’avventura prende forma all’insegna della sincerità dei luoghi per lo più inesplorati, e dell’autenticità dei maestosi palazzi e luoghi religiosi della capitale Mascate. Una città bianca elegante e discreta, stretta tra le montagne e il mare, che inebria i forestieri nel souq, tra vicoli odorosi dell’incenso locale “luban” e bottegai omaniti in abito e copricapo tradizionali, aggraziati nel proporre l’artigianato locale e composti nel gesto di commiato che concede solo una mano sul cuore. Sono queste le esperienze da non perdere in Oman, per apprezzare al meglio il Paese del Golfo Persico. Una destinazione sempre più vicina all’Italia, grazie al volo diretto di Oman air, la compagnia di bandiera nazionale che collega la Capitale con Milano Malpensa in sei ore. Per chi viene da fuori, prima della partenza o al rientro è possibile pernottare al Moxy Malpensa del Gruppo Hotel CO 51, collegato con un servizio di navetta gratuito al Terminal uno, dove si decolla. 

Oman da vedere, da fare e da mangiare: le esperienze autentiche nel Sultanato 

Un viaggio all’insegna dell’adrenalina con le vie ferrate nei canyon della “Montagna verde” e la possibilità, subito dopo, di rilassarsi in un hotel di charme d’alta quota. Ma anche un’immersione nelle tradizioni delle tribù beduine del deserto, pernottando in un glamping tra le dune; ancora, un tour culturale negli antichi forti e castelli dei sultani imam, e poi nei villaggi tra palmeti di dattero, dove si passeggia tra case di argilla in attesa di essere restaurate e canali di irrigazione “Patrimonio Unesco”. Infine, un soggiorno glamour nella capitale Mascate, scintillante custode di preziosi tesori che svelano la storia del Sultanato gentile, unico per modernità che non dimentica le tradizioni. 

1. Il resort con infinity pool, la via ferrata e l’home restaurant: l’Oman d’alta quota di Alila

Un hotel unico in una remota località di montagna. È Alila Jabal Akhdar, resort a 5 stelle pensato per un soggiorno speciale. La location è mozzafiato: la piscina appare come sospesa su delle gole di roccia, le stanze sembrano vedette per ammirare tramonti e albe indimenticabili e le terrazze panoramiche sono i luoghi vocati ad avvolgenti sessioni di meditazione e yoga, o a dei trattamenti wellness affidati a un valente team al femminile di balinesi. Ma questa oasi del benessere, attenta alla sostenibilità tra agricoltura biologica e materiali di costruzione del territiorio, è anche la “porta” d’accesso di una adrenalinica via ferrata tra le gole della “Montagna verde”, al seguito di preparatissimi “local expert”. Ancora: grazie alle idee del vulcanico General manager Puneet Singh, questo “buen retiro” nei prossimi mesi offrirà una proposta ancora più variegata, con gli irrinunciabili picnic nella cava per intrepidi climbers o i “Full moon hiking” al chiaro di luna, con cena romantica in una grotta e chef privato, e finale stellare osservando la Via Lattea. Ma Alila è solo la tappa finale di un sorprendente percorso che parte da Mascate. Tra le soste da non mancare, prima di raggiungere il resort, c’è Birkat Al Mouz, un villaggio in un palmeto puntellato di antiche case di argilla che versano in stato di abbandono e che attendono di essere restaurate.

È in questo scrigno verdeggiante che si possono ammirare i canali d’irrigazione “Falaj”: importati in Oman dalla Persia e oggi Patrimonio Unesco, hanno permesso a remoti insediamenti di sopravvivere e sostenersi distribuendo al meglio l’acqua della montagna. Proseguendo, vale la pena poi fermarsi nel punto panoramico “Diana Point” nei pressi dell’Anantara Al Jabal Al Akhdar Resort, intitolato alla principessa del Galles che lo apprezzò durante un viaggio in Oman con Carlo, futuro re del Regno Unito. Tra terrazzamenti mozzafiato, è qui che parte un hiking alla volta del Wadi Bani Habib (basta seguire le bandierine a strisce gialla, rossa e bianca sulle rocce, per non perdere l’orientamento). Infine, la sosta culinaria da provare è la formula “home restaurant” nella casa di un maestro di Misfat Al Abryeen.

Qui, il pantagruelico banchetto si consuma nella stanza “majlis”, salotto preposto all’ospitalità, seduti su un grande tappeto. A fine pasto, l’immancabile caffè aromatizzato al cardamomo o alla rosa si sorseggia a volontà nelle tazzine dai preziosi décor islamici. Ma solo dopo aver provato un dattero e un cucchiaino di Halwa, il dessert tipico omanita.

Alila Jabal Akhdar

2. Dal glamping nelle dune ai bastioni difensivi di Nizwa: l’Oman tra deserto, fortezze e castelli

L’Oman delle dune di sabbia, dei cammelli e dei beduini in un contesto unico è nel nuovo “Magic camp” del Wahiba Desert. Un glamping che promette un’immersione indimenticabile in questo microcosmo misterioso, tra visite nelle fattorie locali, “camel safari” e notti magiche nelle tende arredate con décor tipici locali, dove i letti sono a baldacchino e la detersione personale segue il rituale ancestrale di lavarsi con una brocca riempita dell’acqua calda di grandi giare in fibra di palma da dattero. La sera prende vita con una squisita cena tra mezzeh e piatti di Shuwa, l’agnello cotto dentro grandi cavità sotto terra; poi ci si riunisce attorno a un fuoco ad ammirare un cielo polvere di stelle, come in un set preistorico che ricorda gli Stonehenge. L’esperienza quasi primordiale nel deserto lascia spazio alle emozioni che regala il Forte di Nizwa, voluto dal sultano e imam bin Saif Al Ya’rubi e risalente alla metà del XVII secolo.

Questo bastione difensivo è l’occasione per riscoprire anche le antiche tradizioni del Paese, narrate nel museo gioiello al piano terra, attraverso oggetti d’argento, strumenti di lavoro legati ai mestieri del passato e pregiati abiti da cerimonia. Nella corte, invece, vale la pena lasciarsi tentare da una signora che prepara il pane secondo la ricetta originale, per uno spuntino appetitoso in salsa mediorientale. Ricco di fascino e di mistero è anche il Jabreen Castle, una sorta di maniero-matrioska costruito nel 1670 da quello che di lì a poco sarebbe divenuto il sultano e imam Bil’arab. Tra scale e porte segrete, si susseguono le 55 stanze dislocate su cinque piani restaurate dal Ministero del Patrimonio e della Cultura. Tra queste, non mancano il magazzino dei datteri, la biblioteca ricca di manoscritti, leggii intarsiati, cuscini e tappeti, il salotto adibito a sfamare i poveri, le suite private dell’imam e di sua moglie, le aule del giudizio, le prigioni e la “madrasa”, la scuola coranica che si trovava sul rooftop per non distrarre gli studenti con la vita del palazzo. La bellezza del luogo si fa meraviglia quando lo sguardo incontra le decorazioni realizzate a mano dei soffitti o i versi del Corano dipinti lungo le pareti. Ma non finisce qui: «D’ora in poi - racconta la manager Buthaina Alshaqsi - nel nuovo ristorante del castello si potrà mangiare secondo la tradizione omanita, mentre il prossimo anno sarà possibile partecipare ai workshop nelle nuove botteghe in arrivo degli artigiani locali». 

Il Magic Camp nel Wahiba Desert

3. Mascate tra cultura, mondanità, enogastronomia e shopping: l’Oman della Capitale

Se la vacanza nel Paese del Golfo ammette frivolezze, c’è un indirizzo della vanità da non perdere sulla strada che dall’aeroporto conduce nel cuore della capitale: Amouage, la “casa” delle fragranze di pregio omanite, che è anche un museo. Entrando, si impara molto sugli ingredienti usati per realizzare i profumi, a partire dal “luban” (detto anche franchincenso oppure olibano), una resina aromatica ricavata da alcune piante del genere Boswellia. Impossibile non notare, poi, le bottiglie in oro da 24k con cui debuttò la “maison de parfum” nel 1983: sono a forma cubica e ricca di intarsi quelle per le donne, mentre per gli uomini appaiono come un piccolo “Khanjar”, il pugnale tradizionale omanita indossato in passato insieme alla “disdasha”, l’abito lungo bianco, e al “massar”, il copricapo.  Riluce, tra i pezzi più iconici, la cupola in miniatura usata per un profumo femminile che si ispira alla Grande Moschea del Sultano Qaboos. Un luogo di preghiera fortemente identitario e simbolico a Mascate: ricco di tesori provenienti da ogni parte del mondo, è capace di accogliere contemporaneamente fino a 20mila persone, ed è imponente con i suoi cinque minareti, uno dei quali arriva a sfiorare i 90 metri di altezza. I visitatori sono ammessi dalle ore 8 alle ore 11:30, un tempo sufficiente per ammirare nei dettagli il grande chandelier originario dell’Austria, secondo per dimensioni solo a quello della moschea di Abu Dhabi; e, ancora, le finestre spagnole finemente decorate, il grande tappeto per la preghiera, che è un unico pezzo cucito a mano che arriva dalla Persia, o gli eleganti marmi blu italiani e i soffitti dipinti minuziosamente, come quelli del castello di Jabreen. Non da meno, in quanto a sontuosità degli ambienti, ma con un décor tipico arabo in un blend tra il classico e il moderno, è l’Al Bustan Palace, A Ritz-Carlton Hotel, voluto dal sultano Qaboos per ospitare un importante appuntamento dei Paesi del Golfo.

Oggi questo indirizzo, eccetto per l’inaccessibile ottavo piano riservato alla Corte di giustizia reale, è il salotto glamour del jet set omanita, che frequenta la Jazz Lounge, l’unica di Mascate, i tea time nella grande sala dei chandelier o i tavoli de “Le Petit chef”, curioso format tra cibo in salsa francese e animazione cartoon in 3D. La scena musicale più prestigiosa è vanto, invece, della Royal Opera House, prima nel Golfo (nata nel 2011) e con una delle più affermate Royal Orchestra, che si esibisce in un ambiente scintillante e finemente decorato alla maniera tipica omanita. Del resto, le arti musicali sono parte importante della storia del Paese, come racconta il Museo nazionale di Mascate, dove un’intera stanza è dedicata agli strumenti preferiti dal Sultano Qaboos. Solo un’ala della sua collezione privata, che impreziosisce quanto esposto nelle 14 gallerie del Palazzo, tra aneddoti e testimonianze sulla navigazione, sull’artigianato e sull’arte orafa. Una maestria, quella di fare gioielli, che si riscontra nelle botteghe del souq. È la tappa imperdibile per un souvenir, prima di un pranzo da Bait al Luban, un ristorante della tradizione di qualità alle spalle del lungomare di Mascate, dove alcune case antiche in pietra e legno guardano la placida baia con i “dhow”, gli affascinanti vascelli mercantili omaniti che regalano romantiche crociere dal sapore d’antan.

Al Bustan Palace, A Ritz-Carlton Hotel, Lobby Lounge

 

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