Donne, uomini, famiglie con passeggini, gruppi di amici e giovani, moltissimi giovani. C’era davvero tutto un popolo giovedì sera a invadere le strade di Lipsia, in Germania. Un’invasione pacifica, come era stata pacifica la grande dimostrazione che esattamente 25 anni prima — il 9 ottobre 1989 — aveva dato la spallata decisiva al regime della DDR, aprendo le porte alla valanga di eventi che un mese dopo condussero alla caduta del Muro di Berlino e della Cortina di ferro.
Non occorreva sapere il tedesco per partecipare, come il vostro cronista ha fatto.
Lo stesso Presidente, nel pomeriggio, era in prima fila nel momento clou della giornata: la preghiera comune nella Nikolaikirche. In questa chiesa — come abbiamo raccontato sul Messaggero di giovedì — erano iniziati sin dall’82 i raduni di preghiera che avevano portato alla formazione di un movimento popolare spontaneo alla ricerca di libertà e democrazia.
Alle 17 in punto è iniziata la celebrazione, inframezzata da momenti musicali, con l’omelia del pastore riformato successore di quel pastore Christian Führer (scomparso il 30 giugno di quest’anno) che era stato la guida morale del movimento e soprattutto con l’atteso discorso dell’ospite d’onore, l’ex Segretario di Stato americano James Baker. Il diplomatico Usa si è soffermato a lungo sull’amicizia tra Stati Uniti e Germania, con due passaggi significativi sulla necessità di contrastare con fermezza l’azione di Putin in Ucraina e sulla possibilità che in futuro la Russia, dopo aver aderito a valori condivisi, possa anche far parte di una Nato riformata.
Ad ascoltare Baker, altri due protagonisti degli anni conclusivi della Guerra Fredda — l’altro ex Segretario di Stato Usa, Henry Kissinger, e l’ex ministro degli Esteri tedesco Hans Dietrich Genscher — e i presidenti di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca.
Come nell’89, terminata la preghiera, i presenti sono usciti unendosi alla folla che da ore aveva iniziato ad assieparsi nella grande Augustusplatz. Partendo da qui, dalle 19 alle 23, un fiume immenso di persone (almeno 100mila) ha percorso ordinatamente i 4 km del Ring che circonda il centro di Lipsia, rifacendo l’esatto percorso della manifestazione di 25 anni fa, quest’anno popolato di installazioni luminose, performances artistiche e musicali.
Commozione anche tra i giovani nel punto cruciale del percorso: il Runde Ecke, sede della Stasi. Qui, molti tra i tantissimi che recavano in mano lumini e fiaccole, hanno deposto la loro luce sugli scalini dell’edificio un tempo simbolo del terribile potere della polizia segreta. Sulle facciate dei palazzi, grandi scritte luminose riproponevano il semplice slogan della Rivoluzione pacifica: “Noi siamo un popolo”.