I Balcani tra spiritualità e arte bizantina: viaggio alla scoperta dei monasteri serbi in Kosovo

Monastero di Decani - Kosovo
di Sabrina Quartieri
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Lunedì 26 Gennaio 2015, 22:14 - Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 14:29

Circondati da verdi foreste e avvolti in un religioso silenzio, i monasteri medievali del Kosovo (Repubblica autoproclamatasi indipendente dalla Serbia nel 2008) sono gioielli nascosti e sconosciuti ai più, affascinanti e misteriosi esempi della tradizione del monachesimo e della spiritualità dei Balcani.

Edificati a partire dal 1300, quando la cultura europea si sviluppava sotto la protezione della Chiesa, i luoghi di culto del cristianesimo serbo-ortodosso, nonchè mete di pellegrinaggi, nei secoli si sono dovuti difendere, prima dalle devastazioni dell’Impero Ottomano, poi dalla furia violenta e sanguinaria della guerra in Kosovo, perchè bersaglio delle milizie di etnia albanese.

Eppure, ancora oggi, questi siti sono custodi di capolavori di architettura e splendidi esempi dell'arte bizantina. In quella che la Serbia considera una provincia autonoma, (un territorio grande come l’Abruzzo) a maggioranza albanese e di religione islamica, sorgono quattro monasteri preziosi per la loro eterogeneità stilistica: Dečani, il Patriarcato di Peć, Gračanica e la chiesa della Madonna Ljeviška a Prizren, tutte mete per i pochi serbi ortodossi rimasti nella regione dopo il conflitto e da quando il Kosovo si è autoproclamato indipendente da Belgrado.

Questi luoghi simbolo della cultura serba sono presenti nella Lista del patrimonio mondiale in pericolo dell’UNESCO, a causa della sicurezza instabile della regione, attualmente sotto la protezione della missione ONU dell’UMNIK e di quella della Nato, denominata Kfor. Da turisti, infatti, è possibile accedere all'interno dei siti solo se accompagnati dai militari dei contingenti internazionali.

Tra le file di devoti, distinte tra uomini e donne col capo coperto dal fazzoletto annodato, agli occhi del visitatore si aprono in tutto lo splendore dello stile bizantino, le sale del monastero di Gračanica, eretto nel 1321, quando re Milutin della dinastia serba Nemanjic ordinò la costruzione di circa 40 chiese. A forma di croce greca con ben cinque cupole, l'edificio religioso fu costruito a fasce alterne con pietre e mattoni. Qui, per la prima volta nella pittura serba, è stato rappresentato l’albero genealogico della dinastia Nemanjić con ben 16 ritratti. Al suo ingresso, si trovano invece quelli del fondatore Milutin e di sua moglie Simonida, rappresentati entrambi nelle vesti di due monaci. Al monastero appartiene un’importante collezione di icone, ben conservata, tra cui quella del Cristo Misericordioso del XIV secolo, impressionante per via delle sue notevoli dimensioni.

A Prizren, fiorente centro di comunicazione in epoca bizantina, sorge la bellissima chiesa di Nostra Signora di Ljeviska, ordinata nel 1307 da re Milutin e impreziosita dall’importante ciclo di affreschi religiosi, come il Giudizio Universale, le figure di Santi, il Transito della Vergine, i Profeti, il Cristo Pantocratore nella cupola, la Comunione degli Apostoli e la Natività.

Il monastero di Dečani fu riccamente decorato da esperti e artisti imperiali. Costruito su una valle a pochi chilometri da Prizren, fondato da re Stevan Uros III agli inizi del XIII secolo e progettato per la sepoltura reale, questo luogo di culto venne terminato tra il 1335 e il 1350. Presenti al suo interno, la chiesa in stile romanico pugliese, il portale decorato con motivi ornamentali, il tesoro di icone e i manoscritti antichi. Le pitture sui muri, eseguite con freschezza di colori, vivacità del disegno e minuzia dei particolari, narrano le vite di San Giorgio, del Cristo, della Vergine Maria protettrice contro i Barbari; e ancora, gli Atti degli Apostoli, le grandi Feste della Chiesa, le Vite di San Demetrio e del Battista, la Liturgia, la Genesi, la Storia di Salomone e il Giudizio Universale.

Il Patriarcato di Peć è stato da sempre la sede spirituale della Serbia. Luogo scelto per l’incoronazione dell’imperatore Stefan Dušan nell’aprile del 1346, il monastero sorge sulla Gola di Rugovo appena fuori la città e comprende un complesso di quattro chiese, con la più antica fondata nel XIII secolo. Sulle loro pareti si trovano gli stili più rappresentativi della pittura murale medievale. Nell'edificio dedicato al culto di San Dimitrije è conservato un prezioso tesoro, con manoscritti, oggetti decorativi e numerose icone. Queste provengono dalla bottega per la pittura di Peć, molto attiva nella seconda metà del XVI secolo. All’interno della chiesa inoltre, sono custoditi i sarcofagi di marmo con le reliquie dei patriarchi e degli arcivescovi di Peć. A vigilare su tali bellezze, ospite del monastero, c’è una donna minuta, di quasi 90 anni. E’ Madame Dobrila, serba del Kosovo, giunta al Patriarcato per ritirarsi in un luogo di contemplazione e di preghiera, dopo una vita trascorsa a Parigi. Una lunga coda di capelli bianchi, un cappellino nero e una mise austera, la custode dei tesori di Peć agita un bastone come fosse uno stiletto, quando deve richiamare l'attenzione di visitatori un po' distratti, per poi continuare i suoi racconti e le sue letture dei famosi affreschi della cappella principale del monastero.