Un altro week-end col virus: boom delle Marche, natura, arte e tranquillità per rischiare meno

La veduta verso le colline del Montefeltro e di Urbino dal borgo del Castello di Frontone
di Luca Lippera
6 Minuti di Lettura
Mercoledì 12 Gennaio 2022, 12:56 - Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 21:20


Un'abbazia, Fonte Avellana, nella valle che affascinò Dante. Un torrione - a Cagli - studiato da un architetto guerriero per deviare le palle di cannone. Un maniero, la Rocca di Frontone, da cui i Duchi di Montefeltro dominavano le colline verso Urbino, culla del genio di Raffaello. Dev'esserci un motivo se in mezza Europa i gruppi internet che parlano di turismo di qualità e di viaggi, anche per il fine settinana alle porte, scrivono sempre più spesso una cosa: "Come e perché scoprire la Svizzera delle Marche". 

 

La chiamano proprio così, perché la zona, un affascinante esempio di cos'era l'Italia del Quattrocento e del Cinquecento e di come si è conservata, ricorda davvero un po' la Svizzera e pare un po' di stare, tra valli, montagne e castelli dell'Appennino, a Grindewald, sopra Interlaken, nell'Oberland bernese. Gli italiani che vengono a cercare avventure fuori dai sentieri battuti - tranquillità, camminate sul massicco del Monte Catria, uscite in mountain-bike nei boschi, tagliatelle, grigliate e "crescia" nelle trattorie - aumentano e agli italiani si aggiungono con sempre maggiore frequenza olandesi, tedeschi, francesi e inglesi. La voce sta girando: esiste, nell'entroterra di Pesaro - Marche del nord - un'area autentica e incontaminata, qualcosa che somiglia ai paesi della Alta Baviera come Marktl Am Inn, dove nacque Papa Ratzinger, a certi posti della Romania come Sibiu in Transilvania o ai Dales dello Yorkshire, uno dei simboli-gioiello dell'Inghilterra.

Luoghi, paesaggi, persone, tradizioni che resistomo all'omologazione che annienta le diversità. Parlare di turismo "lento e sostenibile" è la moda del momento. Ma, tra il Mare Adriatico e le alture spesso coperte di neve, ci sono posti come Sassoferrato (l'antica Sentinum dei Romani), Fossombrone, Urbania, la Gola del Furlo, Sassocorvaro, San Leo e, a pochi chilometri, Fabriano, che spiegano meravigliosamente bene cosa vuol dire l'espressione "turismo sostenibile" e perché vale la pena di sperimentarlo dal vero, visto che da queste parti si aggiungono pure diverse sorprese: i profumi dei tartufi di Acqualagna, una città ideale, Urbino, divenuta realtà, le orme di un monaco entusiasta, San Romualdo, che mille anni fa gettò le basi - seguendo la regola "Ora et Labora" di San Benedetto - di quello che la zona sta raccogliendo oggi.


La crescente popolarità dell'area, una riscoperta, è legata anche a un nome e a un volto: quello di Roberto Mancini, il marchigiano di Jesi allenatore della Nazionale, condottiero degli Europei di calcio a Londra, che ancora una volta, insieme alla Regione Marche, ha girato uno spot per raccontare a chi non le conosce le bellezze dei luoghi. Le foto delle meraviglie della zona hanno iniziato a fare capolino su siti internet a livello europeo come "Places in Europe", "Travelling in Europe", "Love Europe", "Wonderful Europe" e adesso i paesini dell'entroterra di Pesaro e di Ancora se la vedono con le immagini di "giganti" come Praga, Vienna, la Provenza,, la Germania Danubana, Dansk e il Lake District in Gran Bretagna. La pagina Facebook "I Borghi più belli delle Marche" ovviamente conosceva già uno per uno i suoi gioielli e ne è entusiasta. Ora anche all'estero si stanno accorgendo che nell'Italia centrale, circa di tre ore di auto da Milano o da Roma, cinque-sei da Monaco di Baviera, c'è una regione che senza darsi troppe arie conquista visitatori che tornano.

Il territorio è, letteralmente, da scoprire, perché non sempre le guide dicono tutto.

La valle tra Aqualagna, patria del tartufo, e Sant'Angelo in Vado - un susseguirsi di colline e casolari che sembrano fuori dal tempo e da tutto - nasconde ad esempio un circuito di antiche abbazie di campagna che inizia all'Orsaiola e portano alla scoperta della pace e della solitudine nella natura. La Gola del Furlo, attraversata da un piccolo fiume, affascinava Benito Mussolini durante i ritorni in Romagna e c'è tuttora una locanda che lo testimonia. Frontone, proprio ai piedi del Catria, è su una rocca che nel territorio, da sud a nord, anticipa quelle fortificate del Montefetro come San Leo, dove fu imprigionato Cagliostro. Le strade sono tranquille e incontrare daini, cervi o cinghiali che escono dai boschi di querce e di orniello e all'ordine del giorno. Poi, all'improvviso, un bivio sulla provinciale verso Cagli e un'indicazione: Paravento. Due chilometri più in là, tra le curve di una gola, un borgo di case di pietra - sconosciuto ma bellissimo - che non ha niente da invidiare ai paesini da cartolina dell'Alto Adige.


Ovviamente c'è chi ha visto tutto questo molti anni fa, guardando al di là dell'allora presente. Era il 2006 quando il Rotary International del Distretto 2090 Italia, che abbraccia i Club "Altavellesina-Grottefrasassi", "Cagli-Terra Catria Nerone", "Fabriano", "Gualdo Tadino", "Gubbio", pubblicò un libro dal titolo immaginifico, "I Signori dell'Anello", che oggi sembra contenere dosi di profezia. Cento pagine di foto e di riflessioni sulle Marche e sull'Appennino umbro-marchigiano che avevano questo sottotitolo: "Storia, Spiritualità, Arte, Natura sulle tracce di Romualdo e di altri Santi". Il volume, tuttora in vendita alla abbazia camaldolese di Fonte Avellana, inizia con una considerazione. La quale può essere riassunta più o meno così: da secoli l'Appennino Umbro-Marchigiano è una catena che "non divide ma unisce", che non è una "barriera", e che anzi è riuscito e riesce tuttora a miscelare, traendone frutti, le azioni di uomini eccezionali.

San Romualdo e poi San Pier Damiano, attorno all'anno Mille, nauseati dalla deriva mondana dei vescovi e dei feudatari che spadroneggiavano insieme alle gerarchie ecclesiastiche, cercarono e trovarono posti, come Fonte Avellana, poi rifugio di Dante Alighieri, «isolati e nascosti, ritenedoli adatti alla vita eremitica». «Una specie di deserto - si legge nel testo - particolarmente rispondente alle esigenze della contemplazione». Il 20 Agosto di diciotto anni fa, Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, celebrando a Roma San Bernardo di Chiaravalle, frequentatore dei luoghi, parlò del «viaggio che può costituire una pausa dal troppo lavoro», evitando «l'attivismo frenetico e le sovraesposizioni che allontanano da una ricca esperienza interiore». Le Marche del nord, afferma il libro del Rotary Club prendendo spunto dal Papa, offrono «quiete, lentezza, dolcezza, una riconquista del silenzio, una rivendicazione di libertà». Ci sono bellezze, sapori semplici ma intramontabili, tracce del genio di Raffaello, di Bramante e di Gentile da Fabriano, piccoli torrenti che costeggiano locande nel bosco: tagliatelle, arrosti misti alla brace, crescia al posto del pane e si guarda in alto, verso l'Appennino, tentando di intravedere di più. 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA