Lazio fra esoterismo, arte e storia: dalla Porta Alchemica al castello fantasma di Rocca Albornoz

Labro
di Maria Serena Patriarca
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Domenica 16 Maggio 2021, 13:08

Mettete, in un solo itinerario, una Porta Alchemica tempestata di simboli esoterici, un borgo di pietra dove il tempo sembra essersi fermato al Medioevo e un castello fantasma che spicca su un lago le cui atmosfere ricordano la Scozia. Benvenuti in Sabina, al confine con l’Umbria, nell’itinerario storico, artistico e culturale con un tocco di mistero che si snoda fra Rivodutri, Labro e il Lago di Piediluco.

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E’ primavera ma il paesaggio appenninico in quota presenta ancora le cime più alte innevate, che incorniciano il panorama fiorito delle valli in un fascino quasi fiabesco. Il borgo di Rivodutri, risalente all’XI secolo, sorge a 560 metri di altitudine sui monti occidentali del gruppo del Terminillo, da cui si domina la Valle Santa (con varie testimonianze del passaggio di San Francesco), e la Piana di Rieti.

In questo minuscolo paese è racchiuso un autentico gioiello dell’occultismo e dell’esoterismo artistico barocco: è la Porta Alchemica (o Porta Santa), un arco che nel Seicento faceva parte del palazzo nobiliare Camiciotti e che, una volta distrutta la dimora dopo un terremoto, oggi è situato all’ingresso dell’abitato e conduce ad un piccolo giardino panoramico abbellito da una fontanella marmorea, in un paesaggio quasi onirico.

Le origini e il significato del portale sono avvolti nel mistero. Certo è che gli aristocratici Camiciotti, la cui casata vide il massimo splendore  tra il Seicento e il Settecento, erano cultori delle scienze occulte e praticanti dell’esoterismo: ecco perché nell’arco vollero far scolpire i simboli del mondo alchemico, come la stella a cinque punte, per fare un esempio. Lasciato Rivodutri dirigiamoci a Labro, spettacolare borgo di pietra da cui si ammira uno dei panorami più suggestivi del Lazio: quello del Lago di Piediluco, paradiso dei canottieri, incastonato fra le alture. Labro, nel Medioevo, sorse proprio con l’intento di proteggere e vigilare i confini delle terre umbre e reatine a ridosso del Monte Terminillo. Silenzioso e pulitissimo, oggi il borgo è il buen retiro di artisti e scrittori francesi, tedeschi, americani.

L'immenso tempio che divenne cava

A dominare l’abitato è il Castello Nobili Vitelleschi, sviluppatosi fra il X e il XVI secolo, visitabile su prenotazione e facente parte dell’ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane). Labro così come si presenta attualmente è il frutto dell’accurata opera di recupero urbanistico da parte dell’architetto belga Ivan Van Mossevelde, che alla fine degli anni Sessanta decise di promuovere il restauro del paese antico, per scongiurare il rischio che si spopolasse definitivamente, anche per via della scarsa agibilità alle automobili. Al borgo si accede dalla Porta Reatina, e poi lo si può visitare solo a piedi, attraverso i vicoli in pietra che offrono angoli di notevole bellezza. Dall’alto del paese si ammira un panorama fantastico, in cui spicca, sul Lago di Piediluco, il castello “fantasma” della Rocca Albornoz, a cui si può arrivare con un percorso di trekking da Piediluco, appunto.

Rocca Albornoz fu costruita nel 1364 da Blasco Fernando di Belvisio (probabilmente un cugino del noto cardinale Egidio de Albornoz) e non solo a scopo difensivo, poiché annessa vi era anche la residenza della famiglia nobiliare Brancaleoni. La Rocca sorge dove un tempo sorgeva il Castello di Luco. Oggi, in un’atmosfera dal tocco a tratti “spettrale” (specialmente nei giorni di nebbia o di pioggia) rimangono solo i resti di quella che un tempo doveva essere una costruzione imponente, ma il sito è comunque ricco di fascino ed è una meta "cult" per gli amanti del nordic walking.

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