La Palermo araba, un tour dal passato al presente: le 3 cose da non perdere

Chiese dalle secolari cupole rosse e finestre a sesto acuto finemente intagliate, ma anche antichi quartieri, caratteristici mercati e strabilianti palazzi: il capoluogo siciliano è un mix di stili, dove è l’architettura arabo-normanna a farla da padrone

La Palermo araba, un tour dal passato al presente: le 3 cose da non perdere
di Francesca Spanò
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Venerdì 4 Febbraio 2022, 19:36 - Ultimo aggiornamento: 19:37

Palermo ha mille anime diverse, ma quella certamente più scenografica ha il “volto dell’Africa”, tra decori e monumenti che attraversano i secoli e continuano a raccontare del suo passato arabo o, per essere precisi, arabo-normanno. Visitare la città significa ricercare accostamenti insoliti e tradizioni frutto di un mix di dominazioni. Ecco, dunque, che allo street food locale si associano mercati intrisi di profumi di spezie e teatro di voci dei venditori ambulanti che “abbanniano” la loro merce o, semplicemente ci si ritrova di fronte a ex moschee diventate luoghi di culto cristiano a o interi quartieri dove sembra di essere proiettati direttamente in un antico angolo di Nord Africa. Bisogna, però, specificare che ai giorni nostri non sussiste purtroppo alcun monumento di rilievo appartenente all'epoca musulmana. Questo perché, con l’arrivo dei normanni, tutti i palazzi e le dimore furono rimaneggiati e restano solo degli elementi a ricordo o come ispirazione.

 

I musulmani in Sicilia: un po’ di storia

Nell’831 i musulmani conquistarono Palermo, mentre qualche anno prima erano giunti sull’isola, e proprio loro spostarono la capitale siciliana in questo luogo ricco di agrumeti profumati illuminati dal sole. Da quel momento divenne un centro nevralgico per l’economia e la cultura e fu indispensabile dotarla di strutture e dimore di notevole livello per l’epoca, che in parte si sono conservate. Il geografo e viaggiatore Ibn Hawqal raccontava della presenza di circa 300 moschee che rendevano Palermo amata in tutto il mondo arabo.

Le grandi religioni convivevano in perfetta armonia, dettaglio che ancora oggi è mantenuto vivo dalla pacifica presenza di cristiani, ebrei e musulmani e di tantissimi altri culti minori. Quel periodo di benessere, insomma, non sparì mai del tutto e si ritrova tutt’oggi nella cucina, nel dialetto e nei monumenti protagonisti del centro della città antica. La Sicilia era divisa in tre valli (Val di Mazara, Val Demone e Val di Noto), ma nel 1072 la potenza musulmana fu spazzata via da Roberto il Guiscardo e dal conte Ruggero I d’Altavilla, entrambi normanni, che espugnarono la città.

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La Palermo araba: opere geniali

Il mondo arabo portò diverse novità nell’isola, a cominciare dalla rete idrica e dalla relativa nascita di svariati Qanat, canali sotterranei che attraversavano l’intera città, ma sono stati ritrovati anche nell’area della Conca d’Oro e di Partanna Mondello. Rese, inoltre, molti terreni coltivabili e vennero moltiplicate le aree di coltura di agrumi, papiro e cotone. Fiorenti furono i traffici di merci del Mediterraneo, con il potenziamento del porto cittadino. Non sono sopravvissute opere architettoniche di matrice araba, ma si possono osservare diverse trasformazioni urbanistiche riconoscibili. Molti furono gli insediamenti che si svilupparono fuori da quello originario, compreso tra le mura e i fiumi Papireto e Kemonia. Non dimenticarono nemmeno nuovi edifici pubblici e difensivi e giardini come il Parco della Favara. Cinque erano i quartieri: la zona degli edifici amministrativi e in cui eressero la Ğāmi, un'enorme moschea che poteva ospitare fino a 7.000 persone, nel luogo dell'attuale cattedrale. C’era poi quello del Kasr, quello dell’Albergheria dove sorse un nuovo castello sul sito di Palazzo dei Normanni, poi a nord il quartiere degli Schiavoni molto popolato e cuore pulsante della vita quotidiana e quello della Kalsa vicino al mare. Quest’ultimo, presente ancora oggi, era pensato come la medina, nonché la cittadella dell’emiro. Era una vera e propria area fortificata che venne costruita nel 937 nell’area in prossimità della attuale Cala. La cittadella era munita di 4  porte e serviva a fronteggiare gli eventuali attacchi, da terra e dal mare. Il porto venne ingrantito e reso più moderno, con l’aggiunta di magazzini e vennero inserite nuove fortificazioni per i Rabat, i borghi periferici fuori le mura. Un esempio oggi presente è quello dei Lattarini con il Castello a Mare. In tutto gli Arabi rimasero a Palermo e in Sicilia per 243 anni e, per diverso tempo, il capoluogo, fu il più popolato del mondo musulmano dopo Costantinopoli.

Tour a tema a Palermo: i 3 must da non perdere

1. La visita ai mercati

Quelli attuali sorgono dove si potevano un tempo vedere quelli arabi e non mancano i prodotti etnici, oltre a quelli locali. Si tratta dei mercati tradizionali di Ballarò, della Vucciria, del Capo e dei Lattarini. Quest’ultimo termine deriva da “ Souk el attarin", che vuol dire mercato dei droghieri o delle spezie.

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2. I principali resti di architettura arabo-normanna

Incredibilmente si trovano fuori Palermo e si tratta dei Bagni di Cefalà Diana. Questo complesso termale di tipo islamico, nacque a ridosso di uno sperone di roccia da cui sgorgava un’acqua termale calda (35,8°-38°) utilizzata nel corso dei secoli per scopi terapeutici.Oggi si nota all’interno di un suggestivo baglio del ‘500. I Bagni sono ospitati in una massiccia costruzione in muratura di pietrame informe di spessore notevole. Fu, probabilmente, costruito sotto Guglielmo II.

3. L’Itinerario arabo-normanno: il tour e le curiosità

Si compone di nove monumenti, di cui sette solo a Palermo, come il Palazzo Reale con la cappella Palatina, interamente decorate nella parte superiore da preziosi mosaici bizantini, la chiesa di San Giovanni degli Eremiti e quella di Santa Maria dell'Ammiraglio (nota come chiesa della Martorana), la chiesa di San Cataldo (con le tipiche cupole rosse che la sovrastano), la maestosa cattedrale di Palermo, il palazzo della Zisa (la residenza estiva preferita dai re normanni), ponte dell'Ammiraglio (sul quale, nella notte del 27 maggio 1860, le truppe garibaldine piegarono, in una dura battaglia, quelle borboniche che s'opponevano al loro ingresso in città). Ci sono, infine, le cattedrali e i chiostri di Cefalù e Monreale. Lo stile Arabo-Normanno, riguarda l’unione di due stili, quello arabo-musulmano e quello normanno- cattolico, anche se oggi non ci sono elementi importanti risalenti a quel periodo. Per la precisione, nessun monumento del percorso Unesco è stato realizzato durante la dominazione araba in Sicilia, ma solo un secolo dopo, appunto con la dominazione normanna. La stessa chiesa di San Cataldo , con le sue caratteristiche cupolette rosse (rimaneggiate nel XIX sec.) non è mai stata una moschea ma una chiesa normanna. Del resto, prima dell’anno mille gli arabi erano noti soprattutto come portatori di conoscenze pratiche più che come geni dell’architettura. La Palermo araba, dunque, era verde e ricca di acqua e, quindi, assolutamente diversa da quella di oggi.

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