Fine anno da brivido: a caccia di fantasmi a Roma

Fantasmi a Roma Ponte Sisto ph Luisa Mosello
di Luisa Mosello
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Domenica 27 Dicembre 2015, 19:12 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 23:02

A caccia di fantasmi. Viaggio nelle emozioni e nelle suggestioni che solo la Città Eterna (appunto) sa dare. Ed evocare. Come le tante presenze che la abitano, da così tanti secoli che appunto sembrano essere esse stesse eterne. Un’idea diversa, insolita per visitare la Capitale durante le feste. Prendendo spunto proprio dal famoso film “Fantasmi a Roma” girato nel 1961, regia di Pietrangeli con la sceneggiatura di Ettore Scola.


Passeggiando fra piazze e vicoli carichi di quel passato che rivive ogni giorno, a braccetto con un presente fatto di traffico, incuria e frastuono imperante. E che attraverso queste presenze suggerisce ben altre dimensioni. Che quasi costringono a fermarsi chi vuole conoscere l’anima più profonda della città. E annusare l’aria così pregna di storia e di storie che vale la pena di sentire e osservare con le orecchie e gli occhi dell’immaginazione. Le pietre millenarie di monumenti e palazzi parlano. E raccontano di abitanti perenni in luoghi che vivono di memorie uniche al mondo. Soprattutto nel centro storico, anzi in quello che è definito il cuore di Roma, la zona intorno a piazza Navona, Campo de’ Fiori, piazza Farnese, con il Tevere a far da cornice.

Ci sono diversi tour a tema, organizzati da associazioni e appassionati. Ma si può andare alla scoperta della vecchia Roma invisibile anche da soli, per immergersi ancora di più nei suoi segreti. Seguendo un sottilissimo, trasparente filo d’Arianna per andare oltre l’apparenza dei luoghi.

IL FANTASMA DELLA PIMPACCIA
Il percorso, che non ha affatto bisogno di gosth buster ma solo di tanta curiosità, può partire a ritroso nel tempo nel 1500. Con lo spirito di Donna Olimpia Maidalchini. Nata da una famiglia modesta, salì di rango riuscendo a sposare in seconde nozze Pamphilio Pamphilj, fratello del cardinale che poi diventerà papa Innocenzo X. Le fu dato il soprannome di Pimpaccia di piazza Navona (è qui che abitava, nel bellissimo Palazzo che oggi ospita l’Ambasciata del Brasile, accanto alla Chiesa di Sant’Agnese in Agone). Fu il popolo a chiamarla così perché non la amava per niente, ma la considerava avida e arrivista. Il soprannome infatti deriva dalla Pimpa, la protagonista di una commedia seicentesca che sembrava ritrarla, così furba e dispotica. A lei erano dedicate frasi e soprattutto insulti nelle Pasquinate sulla statua che si trova a pochi metri di distanza, all’inizio di via del Governo Vecchio. C’era scritto per esempio “Olim pia, nunc impia”, gioco di parole in latino che si traduce con: “una volta pia, adesso empia”. Il suo fantasma riappare il 7 aprile, data della morte di papa Innocenzo X, lungo Ponte Sisto, su una carrozza nera che corre verso Trastevere Al di là del fiume, fino al 1914, c’era anche una strada nei pressi di Villa Pamphilj, che si chiamava via Tiradiavoli perché pare secondo leggenda fosse la strada in cui i diavoli avessero aperto una grande buca in cui riprendersela.
 
BEATRICE CENCI
Si prosegue sempre nel cuore del centro storico ripercorrendo la vicenda di Beatrice Cenci, una bellissima fanciulla vissuta alla fine del Cinquecento in una delle più antiche famiglie nobili. Nonostante le apparenze, appunto, la sua non era però una vita facile: il padre, Federico Cenci, infatti era solito abusare di lei. Dopo esser stata accusata di parricidio, venne condannata a morte da papa Clemente VIII e decapitata l’11 settembre 1599 sulla piazza di ponte Sant’Angelo. A un passo da via Giulia, fra piazza Farnese e via del Pellegrino, ovvero in via Monserrato c’è la targa del carcere dell’antica Corte Savella dove fu rinchiusa con la madre Lucrezia, prima di andare al patibolo. Pare che Beatrice appaia ancora oggi durante la notte tra il 10 e l’11settembre, mentre cammina con la testa mozzata fra le mani lungo ponte Sant’Angelo.


LA FANCIULLA DALLE MANI D’ORO
Ancora a piazza Navona un’altra presenza femminile Costanza De Cupis nobildonna del 600 dalle bellissime mani. Pare che un veggente le predisse l’amputazione di una delle due, tanto che la giovane decise di non uscire di casa per evitare ogni tipo di incidente. Che però avvenne ugualmente: si punse mentre ricamava, la ferità si infettò e la mano le fu amputata e la donna mori. Nelle notti di luna piena sembra che dietro il vetro di una delle finestre dell’antico Palazzo De Cupis, appaia la sagoma di una mano affusolata.
 
FANTASMI A ROMA? IN VIA DELLA PACE
Infine come dimenticare il film “Fantasmi a Roma”? Girato nel 1961, regia di Pietrangeli, e sceneggiatura di Ettore Scola racconta di cinque fantasmi che popolano un palazzo patrizio nel cuore di Roma e che si alleano con un pittore-fantasma del Cinquecento per impedirne la speculazione edilizia progettata dall’ultimo discendente Il palazzo è a un passo da piazza Navona, dove si trova il famoso Caffè della Pace meta di creativi capitolini.
Sembra sia realmente abitato da misteriose presenze, come assicurano i nottambuli della zona.

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