Bassa parmense, un weekend tra giardini e gastronomia

In un’area particolarmente vocata al cibo non possono mancare degustazioni di specialità alimentari

Nel segno del Giglio alla Reggia di Colorno
di Mariacristina Righi
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Mercoledì 20 Aprile 2022, 15:48 - Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 12:34

Un weekend tra cultura, flora e gastronomia. Da sabato 23 a lunedì 25 aprile a Colorno (Parma) nel parco della Reggia, la piccola Versailles inclusa nel circuito dei Grandi Giardini Italiani, palazzo ducale di Maria Luigia d’Austria, duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla torna Nel segno del Giglio, storica mostra-mercato dedicata al giardinaggio di qualità. Protagonisti della manifestazione, organizzata da BieBi Eventi, a cura dell’architetto Vitaliano Biondi - Arvales Fratres, con il patrocinio del Comune di Colorno e della Provincia di Parma, una cinquantina tra i migliori espositori italiani di florovivaismo, ma anche arredo da giardino, attrezzature per il giardinaggio, per l'orto e per la vita all'aria aperta, artigianato artistico, piccoli produttori alimentari e aziende agricole. Affianca la mostra un programma collaterale di passeggiate botaniche, presentazioni di libri, dialoghi e incontri con la partecipazione di autorevoli esperti di giardini, filosofi, storici dell’arte, architetti del paesaggio e studiosi del territorio, ma anche visite guidate alle collezioni dei vivai. Nel segno dei Giglio intende inoltre lanciare un confronto aperto su questioni urgenti come la perdita costante di biodiversità causata dai comportamenti dell’uomo e dai cambiamenti climatici, la difesa del territorio per ritrovare un rapporto equilibrato fra uomini, animali e natura.

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La manifestazione riserva uno spazio speciale alla storia e alla cultura di Colorno e al ruolo svolto nella valorizzazione del palazzo e del giardino della Reggia di Colorno da tre importanti figure femminili: Barbara Sanseverino, la principessa Luisa Elisabetta, detta Babette di Borbone, figlia di Luigi XV e Maria Luigia D’Austria, moglie di Napoleone e sovrana di Parma, che trasformò il giardino in parco all’inglese, secondo i dettami del gusto romantico. 

Il programma di Nel segno del Giglio affronta il tema della deforestazione, su cui si è concentrata l’attenzione di Cop 26 a Glasgow mostrando per una volta i grandi del mondo uniti su un obiettivo ambientale.

Arricchiscono il programma gli interventi sull’importanza dei semi per salvaguardare la biodiversità di 

In un’area particolarmente vocata al cibo non possono mancare infine degustazioni di specialità alimentari locali come la Violetta, dolce squisito creato per l’occasione da forno Borlenghi e dedicato a Renata Tebaldi e di cucina con le erbe di primavera (acetosa, aglio orsino, crescione d’acqua, crescione di prato, lillà, luppolo, ortica, pratolina, primula, stellino odorosa, tarassaco, viola).

Info: Nel segno dei Giglio è aperto dal 23, al 25 aprile, dalle 10 alle 19. Ingresso: intero 10 euro (online 8 euro - www.nelsegnodelgiglio.it), ridotto 6 euro.  

Per restare in tema, in zona si trova anche il Museo del Culatello e del Masalén. Quattro anni fa, all’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense è stato inaugurato il primo percorso espositivo permanente legato a una tradizione tipica della Bassa.

 

"Era il 1990 quando con mamma e papà decidemmo di acquistare l’Antica Corte Pallavicina, ormai un rudere irrecuperabile – spiegano i due fratelli Luciano e Massimo Spigaroli - Dopo 20 anni di restauro nel 2010 l’apertura di gran parte della struttura: restaurata dalle maestranze del posto, con mille attenzioni, quasi in punta di piedi, come si dice dalle nostre parti, ma soprattutto con tanto, tanto cuore. Ormai l’Antica Corte è come la immaginavamo quando l’abbiamo acquistata. Mancava ancora una parte importante per fissare il lavoro di tante generazioni di queste terre. Uno spazio da dedicare non solo alla nostra famiglia ma alla gente del posto che, nei secoli, con il proprio lavoro ha mantenuto quelle tradizioni che rendono celebre il nostro territorio in tutto il mondo.

Contadini in estate, Masalén (norcini) in inverno. La nostra famiglia era fra quelle e così un altro sogno si avvera in un percorso ricco di storia che si snoda nell’intero borgo della Corte Pallavicina.

Un Museo del Culatello e del Masalén voluto dalla nostra famiglia, dedicato al territorio e a tutta la sua gente”.

L’Antica Corte Pallavicina e il Museo del Culatello e del Masalén rappresentano un vero e proprio tragitto nel cuore della cultura enogastronomica emiliana, voluto da chi a quell’area del gusto deve la propria passione e, a conti fatti, la propria vita. A 10 minuti dal Museo del Parmigiano Reggiano di Soragna e a 20 da quello dell’Arte Olearia di San Secondo, Polesine Parmense diventa così l’ideale chiusura di un triangolo dei sapori che giustifica un percorso nell’anima di un territorio ricco e generoso, anche in termini di diffusione delle proprie pratiche tradizionali, declinate e illustrate in una concezione contemporanea e multimediale, fatta di foto, disegni, mappe e touch screen.

Il complesso dell’Antica Corte Pallavicina si staglia in uno scorcio di Bassa dominata dal suono del Grande Fiume, dai colori umidi e dai contorni tipicamente sfocati di quei luoghi in cui la nebbia non è una seccatura ma, anzi, un elemento fondamentale del paesaggio che sa quando alzarsi e scendere, in una scenografica danza che contribuisce al fascino del tutto.

È superando l’angolo a sinistra tra i due edifici che si arriva a un porticato, dove a essere raccontato è il primo tema, ovvero la Terra del Culatello. L’ambiente, i pioppeti, il Po sono protagonisti di una narrazione che conduce fino a una sala incentrata sulla figura del maiale come animale addomesticato dall’uomo, con approfondimenti sul maiale nero tipico del Parmense e sul suo recupero, sul simbolismo e sull’immagine di una creatura talmente legata all’uomo da essere scelto per evocarne i vizi e le virtù: il maiale - che sfama la famiglia contadina – viene mostrato su cartoline illustrate che lo raffigurano in modi umani, come specchio dell’umanità,  ma anche nei libri e nella satira, nelle monete e nei francobolli. A proposito di rappresentazioni, tra sacro e profano, un angolo del museo propone un riferimento a Sant’Antonio Abate, eremita del deserto raffigurato inizialmente in compagnia di un maiale nero con le zanne, incarnazione del demonio tentatore che la cultura contadina trasforma invece in animale protetto dal Santo, a sua volta destinato a diventare, per estensione, protettore di tutti gli animali da cortile.

La sala successiva è un itinerario intimo e allo stesso tempo universale attraverso la storia della famiglia Spigaroli, in principio mezzadri di Giuseppe Verdi, capaci di spostarsi sulle rive del Po per poi reinventarsi ristoratori: è in questa sezione che si comincia a parlare dei Masalén, dei norcini che tramandavano l’arte della corretta macellazione del maiale. Ci sono riferimenti storico artistici, bassorilievi che dimostrano come quella dell’ammazzata fosse una festa cruenta ma anche un rito festoso e grato che si rinnovava anno dopo anno. Una collezione di oggetti legati all’attività accompagna il ritorno all’esterno, per un’ideale boccata d’aria prima dell’immersione in un grande spazio sotterraneo, dove alle pareti cosparse di pannelli illustrativi è affidato il compito di introdurre nel mondo segreto del Culatello.

Nella sala, si snodano temi come le caratteristiche della carne di maiale, del sale (con riferimenti necessari a quello prezioso di Salsomaggiore) del pepe (dalle sue origini orientali ai risvolti economici) e dei principali salumi della Bassa Parmense. Si passa quindi alla storia del Culatello, all’iconografia e alle citazioni di personaggi famosi, da Giuseppe verdi a Gabriele D’Annunzio a Giovannino Guareschi e tanti altri, con un racconto puntuale delle fasi che dalla coscia del maiale portano a un prodotto caratterizzato anche da un preciso rituale di degustazione.

In fondo alla parte dedicata al consorzio e agli altri frutti del territorio, un’immagine di Guareschi tra i culatelli introduce in una cantinetta dove sono appesi tutti i salumi originati da un maiale. E, di fronte, l’affascinante galleria dei culatelli, che stagionano nell’umidità e nella penombra, museo di sé stessa e spazio da penetrare in religiosa contemplazione, prima di risalire attraverso un ambiente allestito con attrezzi e strumenti legati alla navigazione sul Po, fino alla sala dell’Osteria, dove procedere alla degustazione.

Un’esperienza fuori dal comune e nella pancia della storia, tra antiche mappe, documenti, fotografie, filmati, apparecchiature multimediali e oggetti legati alla civiltà contadina, come la bicicletta usata dal norcino per recarsi da una fattoria all’altra, la fornacella e la forca. La filosofia è quella di accompagnare in un percorso dalla materia prima al prodotto, con la possibilità di visite guidate per non perdersi nei sotterranei del gusto, della tradizione e della passione.

Info: https://www.anticacortepallavicinarelais.it/museo-del-culatello. Il museo del culatello è aperto dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 18. Ingresso: 7 euro inclusa audio guida in italiano, inglese o francese;

Ridotto per over 65.

Come arrivare a Colorno e Polesine Parmense: autostrada A1, uscita Fidenza.

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