Massimo Ghini: «Quando parto sembro Ava Gardner»

Massimo Ghini: «Quando parto sembro Ava Gardner»
di Francesco Olivo
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Sabato 26 Ottobre 2013, 18:58 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 14:58
Quando era giovanissimo lo chiamavano “il ragazzo con la valigia”. Massimo Ghini questo soprannome lo ricorda volentieri, anche perch la valigia sempre l pronta vicino all’ingresso, per lavoro pi che altro, ma anche per qualche viaggio di piacere con la sua famiglia. Viaggia leggero, oppure il bagaglio sfora sempre i limiti delle compagnie aeree?

«Guardi, se fosse per me, partirei ogni volta con un mega valigione stile Ava Gardner. Per fortuna mi salva mia moglie Paola: ci pensa lei con il suo senso pratico a rendere il bagaglio più umano».



Lei non fa selezione?

«No. Dev’essere una deformazione professionale. Un attore si porta sempre dietro di tutto, perché non si sa mai».



Dopo tanti viaggi si è un po’ stufato di andare in giro per il mondo?

«Sono un grande viaggiatore da sempre, amo l’idea di partire e ho visto tanti angoli del mondo, l’India, la Cina, il Giappone, l’Africa e il Sudamerica. Forse con l’età che avanza adesso mi pesa un po’ di più l’idea di tornare nei posti dove sono già stato».



Di posti ne ha visti tanti, ce n’è uno che le manca e che vorrebbe vedere?

«Un sogno ce l’ho: il Nepal. Vorrei andarci prima che il fisico me lo impedisca».



Le è capitato di prolungare un viaggio di lavoro, trasformandolo in una vacanza?

«Il ricordo più bello che ho in questo senso è del 1983. Ero andato con il mio primo film al festival di Rio de Jaineiro, dovevo stare una settimana, ma sono rimasto un mese e mezzo. Non dimenticherò mai il derby Fluminense-Flamengo visto al Maracanà».



L’ultima vacanza?

«Io e Paola abbiamo fatto il Cammino di Santiago, partendo da Leon. E’ un viaggio magnifico c’ero stato anni fa quando recitai in un film con Anthony Quinn, mai uscito in Italia».



Un ristorante del cuore?

«Si chiama Sol y luna a Formentera, è gestito da andalusi, in una cala di Mitjorn. Sembra di stare in una trattoria di Ostia degli anni Sessanta, piatti semplici e buonissimi. Quella è la vera vacanza».



Un albergo indimenticabile?

«Ho lasciato il cuore al Mamounia di Marrakesh. Il Marocco l’ho girato spesso per lavoro, è un posto incredibile».



Viaggiando capita qualche brutta avventura, ce ne dica una.

«In Venezuela assistetti a una rapina in un albergo. Fu davvero spaventoso, ma poi fu oggetto di mille racconti. Un episodio simile mi è capitato in Ucraina».



Le piace viaggiare da solo?

«Da ragazzo è capitato, in Inghilterra e a Parigi. Crescendo non l’ho fatto più, preferisco la famiglia, gli amici. Parto solo e poi li raggiungo».
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