Il vescovo di Carpi sbatte la porta e si dimette, «contro di me la macchina del fango delle intercettazioni»

Il vescovo di Carpi sbatte la porta e si dimette, «contro di me la macchina del fango delle intercettazioni»
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 26 Giugno 2019, 16:42 - Ultimo aggiornamento: 17:37

Città del Vaticano – Un vescovo specchiato, una faida interna al Pd di Carpi tra renziani e non renziani, una inchiesta della magistratura su un presunto voto di scambio (che non c'è mai stato). Monsignor Francesco Cavina ha aspettato che fosse completata l'archiviazione dell'inchiesta («perchè il fatto non sussiste») e poi è andato dritto in Vaticano, a parlare con Papa Francesco. E si è dimesso sbattendo la porta. Un gesto forte che fa affiorare il silenzio delle gerarchie ecclesiastiche in tutto questo tempo, visto che durante la gogna mediatica nessuno alla Cei ha alzato un dito per sostenerlo.

Stamattina Cavina ha mandato una lettera aperta ai fedeli per spiegare il suo clamoroso passo indietro. «In questi sette anni di ministero in mezzo a voi sono stati segnati da continui tentativi di delegittimazione, nonché, negli ultimi tempi, da intercettazioni telefoniche a seguito di denunce di presunti reati alla Procura della Repubblica. Ho sempre rispettato la Giustizia e i suoi operatori e sempre li rispetterò, peraltro, l’aspetto più doloroso per quanto mi riguarda è che l’intera indagine si è contraddistinta per una diffusione mediatica, in tempo reale, di parte dell’attività degli inquirenti, anche quando si versava in pieno segreto istruttorio. Si è arrivati a pubblicare anche il contenuto di telefonate legate al mio ministero sacerdotale ed episcopale».

La sintesi di quanto accaduto arriva dalle Camere Penali di Modena: «Il rischio è che le dimissioni di Cavina rappresentino il frutto avvelenato della scarsa vigilanza sul mantenimento del segreto sugli atti di indagine e proprio in tale ottica ci auguriamo ceh l'autorità giudiziaria possa individuare i responsabili di tali gravi violazioni".

Il vescovo Cavina ai fedeli della diocesi ha comunicato che «Papa Francesco, dopo ripetute richieste, ha accolto in data odierna, con dispiacere, le mie dimissioni da Vescovo di Carpi e ha provveduto a nominare l’Arcivescovo di Modena, monsignor Erio Castellucci, amministratore apostolico». Monsignor Cavina tornerà ad occuparsi degli studi di teologia.

«Spero, in tale modo, che ora i riflettori si spengano e sia restituita alla diocesi la necessaria tranquillità per compiere la sua missione». Ai vescovi e ai cardinali, invece, ha inviato un'altra lettera. «Ho ritenuto di scriverti questa lettera perché la mia decisione potrebbe mettere in pericolo il diritto alla buona fama che la legislazione canonica ha tradotto in norma positiva al c. 220 del C.J.C». Poi aggiunge anche che le dimissioni non sono motivate «né da problemi di salute né da scandali né da una fuga di fronte alle mie responsabilità. Grazie a Dio, infatti, il compito della ricostruzione è molto ben avviato. Significativa, a tale riguardo, è l’imminente riapertura al culto del Duomo di Mirandola».

Il riferimento di monsignor Cavina è relativo alla gestione del post terremoto. La diocesi emiliana ha gestito per la ricostruzione del duomo e di altre strutture oltre 10 milioni di euro, con una trasparenza totale sugli appalti, come è stato riconosciuto in diverse circostanze dalle autorità civili.

Chissà se non sia proprio questa la ragione che ha avviato la macchina del fango sul vescovo. 

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