Vigna di papa Ratzinger, l'area sacrificata per un museo

Vigna di papa Ratzinger, l'area sacrificata per un museo
di Franca Giansoldati
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Venerdì 17 Gennaio 2020, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 11:50

Nell'imbarazzo totale del Vaticano, le prime foto dell'inspiegabile distruzione della vigna di Benedetto XVI, il dono simbolico che gli fu fatto dalla Coldiretti quando era in carica, sono iniziate a circolare sui social. Le immagini odierne confrontate con la situazione precedente fanno effettivamente una certa impressione poiché esibiscono il totale sradicamento dei filari all'interno dei giardini della villa pontificia di Castel Gandolfo. Vennero collocate proprio davanti alla statua di Gesù Buon Pastore, a ricordare il passo del Vangelo citato dallo stesso Ratzinger al momento della sua elezione. «Sono un umile operaio nella vigna del Signore».

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BENEDIZIONE
Al posto del vitigno in quell'angolo dell'immenso parco, vicino alla fontana dell'Orfeo, è stata realizzata una stradina senza sbocchi. Attualmente la viuzza, infatti, porta praticamente verso il nulla. Dove un tempo erano posizionati i filari di Trebbiano, che davano uva bianca e, sul lato opposto, quelli dai quali si produceva Cesanese di Affile, un rosso autoctono - distribuendosi su una estensione di mille metri quadrati ora fanno bella mostra solo zolle di terra rimosse e vistosi buchi. Poiché quello è sempre stato uno scorcio pittoresco ed emblematico, collegato al Papa emerito, i turisti in visita ai giardini si fermavano ascoltando interessati la storia tramite le audio-guide affittate. Era una delle tappe turistiche, una curiosità, anche perché il pontefice emerito, quando atterrava nel vicino eliporto per trascorrere qualche giorno di vacanza a palazzo, passando da lì poteva ammirare le sue viti. E lo faceva ogni volta che arrivava. Oggi sono in molti a chiedersi chi ha preso una decisione che certamente Papa Francesco avrebbe fermato. E soprattutto perché.
La scelta, spiegano dal Vaticano, tecnicamente è ascrivibile ai vertici dei Musei Vaticani dai quali dipende l'intera area museale di Castel Gandolfo aperta al pubblico per decisione di Papa Francesco. Quindi, in buona sostanza, alla direttrice Barbara Jatta e, soprattutto, al nuovo direttore delle Ville Pontificie, Andrea Tamburelli, un manager appena assunto dal Vaticano che proviene dalla Peroni, la multinazionale che produce birra. Un particolare sul quale, ieri, qualche cardinale ci scherzava sopra alludendo che forse, in quel luogo, proprio davanti alla statua del Buon Pastore, «si è aperto lo spazio per piantare del luppolo e fare della buona birra». Scherzi e ironie a parte, questa brutta vicenda appare quasi uno sgarbo nei confronti del pontefice emerito. Tanto che al di là del Tevere in questi giorni non resta sul terreno che tanto disagio. Non ci voleva proprio. Anche perché l'episodio è affiorato proprio a ridosso del caso dei due Papi sollevato dal libro del cardinale Robert Sarah che, sulla questione del celibato, ha messo in contrapposizione Benedetto XVI e Papa Francesco. La direttrice dei Musei, Barbara Jatta, interpellata sulla vicenda, tramite il suo ufficio stampa, ha fatto sapere di non volerne (o poterne) parlare e non ha fornito alcun dettaglio. Solo un impacciato: «No comment». Cosa ci sia dietro la distruzione di questo simbolo la vigna di Ratzinger è difficile dirlo, probabilmente solo la clamorosa cantonata di qualche funzionario solerte che ha dato l'ordine senza sapere che quel vitigno era benedetto e che i contadini italiani lo avevano regalato all'allora Papa per le parole pronunciate. Alcuni gesuiti della Specola Vaticana l'osservatorio astronomico situato a Castel Gandolfo e affidato alla Compagnia di Gesù - hanno fatto filtrare che, in realtà, il luogo dove erano collocati quei filari non solo era angusto e piuttosto fuori mano, ma quelle piante «non avevano mai dato nemmeno un grappolo d'uva».

SGARBO
Eppure da quel vitigno, invece, è stato prodotto del buon vino, fermentato nelle botti che erano state regalate al pontefice assieme alle piante di Trebbiano e di Cesanese.

Insomma un altra versione diffusa nell'intento di smorzare il caso e tacitarlo. Eppure così il giallo è destinato a continuare, alimentando con l'ennesimo incidente lo scontro - silente e sotterraneo - non tanto tra i due Papi ma tra l'entourage dei due pontificati.

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