L'avvocatessa che dà filo da torcere al Vaticano per risolvere il misterioso omicidio nella Guardia Svizzera

L'avvocatessa che dà filo da torcere al Vaticano per risolvere il misterioso omicidio nella Guardia Svizzera
di Franca Giansoldati
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Domenica 27 Novembre 2022, 15:24

Città del Vaticano - Una avvocatessa rotale sta dando filo da torcere al Vaticano alla ricerca di risposte per arrivare alla verità di alcuni misteri ancora irrisolti. Con la grinta di un leone, da una decina di anni in qua, Laura Sgrò non molla la presa e incalza i massimi organi giuridici d'Oltretevere alla ricerca di indizi, carte, documenti rimasti negli anfratti polverosi di qualche scaffale. Lo ha fatto con il caso di Manuela Orlandi, difendendo il diritto della famiglia della ragazzina scomparsa agli inizi degli anni Ottanta e mai ritrovata. Ora Laura Sgrò si appresta a far riaprire un altro cold case, quello del duplice omicidio, suicidio, avvenuto il 4 maggio 1998 nei sacri palazzi, quando il vicecaporale della Guardia Svizzera, Cédric Tornay, prima di togliersi la vita uccise il comandante Alois Estermann e sua moglie Gladys Meza Romero. Poche ore dopo il ritrovamento Joaquín Navarro-Valls, portavoce vaticano, comunicava alla stampa la ricostruzione dei fatti. Con «certezza morale» sostenne che il giovane Cédric aveva ucciso i coniugi e poi si era suicidato. Il caso fu chiuso, ma molte domande restano ancora aperte. 

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Nel 2019 Muguette Baudat, la madre di Cédric, contatta l’avvocato Laura Sgrò nell’ennesimo tentativo di avere delle risposte.

La perseveranza dell’una incontra la tenacia dell’altra e le due donne ingaggiano una lotta contro il più ostinato dei nemici: il silenzio. Da quel giorno inizia una battaglia legale per riaprire l’indagine sulla base di nuove prove, testimonianze inedite e consulenze peritali che ribaltano la verità ufficiale di una vicenda ben più complessa che bisognava nascondere. La scoperta di come si svolsero le indagini, lungi dal dissolvere ogni sospetto, solleva sconcertanti questioni. La lettera di addio di Cédric è stata scritta davvero di suo pugno? Perché le analisi del luogo del delitto non sono state più accurate? Come mai è stata conservata solo una manciata di fotografie della scena del crimine? E, soprattutto, perché il fascicolo è stato tenuto nascosto nonostante non fosse coperto dal segreto pontificio? Tra attese interminabili e testimoni fin troppo avvezzi a mantenere la riservatezza, emergono delle verità inquietanti che nessuno finora aveva raccontato.

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Laura Sgrò, avvocato di Messina, dal 2017 è l’unico legale che tutela gli interessi di tutta la famiglia Orlandi. Ha collaborato con il produttore londinese Raw Tv per la realizzazione della docufiction su Emanuela Orlandi, uscito su Netflix. Dal 2019 assiste la signora Muguette Baudat, la madre di Cédric Tornay, per far riaprire il caso sulla strage in Vaticano. Nel 2018 la Sgrò è stata inserita tra le settanta donne dell’anno per le battaglie che ha sostenuto nella ricerca della verità. Nel 2021 «Forbes» ha inserito il suo studio legale nell’elenco delle cento eccellenze del legal del nostro Paese. Sul caso della guardia svizzera ha scritto un libro per la Rizzoli, Sangue in Vaticano, che verrà presentato martedì prossimo. 

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