Vaticano, Torzi esce dalla cella, presentata memoria di 50 pagine, gli avvocati: «qualcuno ha mentito»

Vaticano, Torzi esce dalla cella, presentata memoria di 50 pagine, gli avvocati: «qualcuno ha mentito»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 15 Giugno 2020, 18:45 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 09:12

Città del Vaticano – Dopo aver trascorso ben 9 giorni in una delle celle del carcere vaticano con vista sul Cupolone, il broker Gianluigi Torzi ha lasciato il carcere del Papa. Era stato arrestato con l'accusa di truffa ed estorsione a seguito dell'indagine aperta per l'acquisto dell'immobile a Londra con i fondi dell'Obolo di San Pietro. I suoi difensori Ambra Giovene e Marco Franco hanno confermato con soddisfazione il provvedimento dei magistrati vaticani, sicuri di avere chiarito «ogni malinteso». «La posizione di Torzi è stata verificata, accertata, spiegata in ogni passaggio e facendo attenzione a ogni minimo particolare e poi messa nero su bianco in una memoria difensiva che abbiamo depositato ieri. Si tratta di oltre 50 pagine di relazione e circa 110 allegati; documenti, appunti, passaggi utili a fare luce su ogni vicenda di quel passaggio» spiega al Messaggero l'avvocato Franco, facendo riferimento alle ultime fasi di una ingarbugliata vicenda iniziata nel 2013 con l'acquisto dell'immobile e terminata nel 2018 con il passaggio di proprietà dal primo socio con il vaticano – il finanziere Rafffaele Mincione – con il secondo socio, Torzi.

In questa fase la Segreteria di Stato cercò di ottenere la disponibilità dell'immbile «liquidando le quote del fondo di Mincione ma – secondo la ricostruzione di Vatican News – finendo per subire le azioni estorsive di Torzi chiamato in causa come intermediario». Sempre secondo questa ricostruzione di Vatican News Torzi si «sarebbe rifiutato di trasferire le quote dalla Gutt SA alla Segreteria di Stato e con esse la disponibilità del palazzo chiedendo in cambio importi ingentissimi».

Alla fine il broker accettò di cedere le quote della società detentrice di fronte al pagamento di 15 milioni di euro. I legali di Torzi raccontano che in questi giorni hanno avuto modo di vederlo regolarmente e di lavorare assieme senza ostacoli per redigere la memoria difensiva, in un clima di totale collaborazione persino con il Vaticano. Tanto che per agevolare il compito è stata fornita al pool degli avvocati una sala dove hanno lavorato assieme per 10 ore al giorno, esaminando ogni minimo dettaglio.

«Il comunicato che hanno emesso i Pm, relativo al rilascio del mio cliente, dimostra che tanti aspetti si sono chiariti. I Pm hanno agito in base a quello che avevano raccolto, in totale buona fede, evidentemente qualcuno non aveva detto la verità. A Torzi è stato dato atto di avere fornito tutti gli elementi utili per andare avanti con questa indagine.» ha spiegato l'avvocato Franco.

Come è stato trattato in questi nove giorni Torzi? «Benissimo. Con grande umanità. Aveva una cella comoda e un bagno. Noi legali potevamo andare quando volevamo e lui ha potuto incontrare la moglie. Una modalità di custodia eccellente, lo devo dire con grande onestà».

«Per lavorare a questa memoria (un lavoro enorme, che ha necessitato anche di 8-10 ore di riunioni con Torzi) ci è stata messa a disposizione una saletta in grado di accogliere anche i nostri collaboratori. Quando abbiamo avuto bisogno di una stampante, ci hanno dato la stampante. Un comportamento ineccepibile» continua l'avvocato.

E adesso? «E adesso si vedrà come andrà avanti l'inchiesta. I magistrati da parte nostra hanno avuto tutta la documentazione possibile».

Qualche momento difficile? «Guardi, paradossalmente questo provvedimento restrittivo è stato utile. A novembre avevamo già presentato una memoria. Poi c'è stato l'arresto. Se non ci fosse stata la possibilità di lavorare con Torzi tutti i giorni, per ore e ore come è stato fatto, lui che è sempre in giro per affari, con ritmi assurdi.. beh, sarebbe stato complicato. E invece questa situazione paradossale ci ha dato la possibilità di fare un lavoro eccellente».

Il suo cliente verrà secondo lei rinviato a giudizio? «Ora dovranno valutare. Noi abbiamo la certezza che la ricostruzione fatta è servita a fugare ogni dubbio».
















 

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