Vaticano, servizi segreti e prelati: depositato l'elenco dei testimoni al processo per il Palazzo di Londra

Si va dal cardinale Pietro Parolin ai vertici dei servizi segreti di mezzo mondo, fino a Giuliano Tavaroli, l'ex ufficiale dei carabinieri che anni fa fu coinvolto nello scandalo Telecom-Sismi

Vaticano, servizi segreti e prelati: depositato l'elenco aggiornato dei testimoni al processo per il Palazzo di Londra
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 11 Gennaio 2023, 13:55

Il maxi processo avviato in Vaticano da più di un anno per capire se vi è stata corruzione tra le pieghe della compravendita del famoso Palazzo di Londra, si sta rivelando sempre più surreale dopo gli ultimi sviluppi e le liste dei testimoni da sentire. Si va dal cardinale Pietro Parolin ai vertici dei servizi segreti di mezzo mondo, fino a Giuliano Tavaroli, l'ex ufficiale dei carabinieri che anni fa fu coinvolto nello scandalo Telecom-Sismi. La scorsa settimana gli attoniti funzionari della Cancelleria del Tribunale d'Oltretevere hanno registrato un aggiornamento della lista dei testimoni da parte degli avvocati di Cecilia Marogna, la sedicente esperta di geopolitica che fu incaricata dalla Segreteria di Stato di fare da mediatrice per la liberazione di una suora colombiana rapita da miliziani jihadisti in Mali. La Marogna è una dei dieci imputati al processo assieme funzionari vaticani, finanzieri, prelati e al cardinale Angelo Becciu. E' accusata di avere speso in beni di lusso ingenti quantità di denaro ricevuto che sarebbe servito per i rapiti (oltre 500 mila euro). 

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Nell'elenco depositato figurano oltre la Inkerman Group di Londra – una società dell'intelligence inglese (“che – si legge nel documento - riferirà della cooperazione instaurata per circa un anno e delle spese di gestione”). Subito dopo però spuntano i nomi dei generali Luciano Carta e Giovanni Caravelli, già direttori dell'Aise, il cardinale Pietro Parolin, il generale colombiano Fernando Murillo Orrego, direttore del Diase in Colombia, Giuliano Tavaroli, Marco Mancini, l'ex ammiragio britannico David Snelson, due cittadini algerini, Rezhane Ahcxene (ma noto come Abu Dahadah) e Mustapha Derrar, i quali avrebbero avuto «incarichi per la liberazione di padre Maccalli, Nicola Chiacchio e Sophie Petronin». Naturalmente non si sa ancora se il Presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone ammetterà i testi o meno, probabilmente l'annuncio verrà dato domani mattina o venerdì quando riprenderanno le udienze dopo la pausa delle vacanze natalizie. 

CONFRONTO

Il primo appuntamento di rilievo previsto è l'atteso faccia-faccia del 13 gennaio - venerdì - tra Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa detta “Geneviève” Ciferri.

La decisione del confronto all'americana è stata presa dal presidente Pignatone, in seguito al deposito delle chat ricevute dal Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi sul suo telefono personale che avevano al centro le due donne. Secondo quanto risulta dal materiale depositato, Chaouqui, già membro della Cosea processata per lo scandalo relativo a Vatileaks due, sarebbe stata la suggeritrice del memoriale di monsignor Alberto Perlasca, considerato il teste chiave del processo, tramite Ciferri, amica di famiglia di Perlasca. Le nuove chat hanno condotto il Pm vaticano ad aprire un nuovo fascicolo, al momento senza ipotesi di reato, anche se la nuova documentazione era stata oggetto di varie richieste da parte delle difese, relative a sospendere il dibattimento, rinviarlo a data da destinarsi o inviarlo alla Procura della Repubblica di Roma. Il presidente Pignatone respingendo tutte le richieste, aveva disposto per l’inizio del nuovo anno il confronto in aula tra le due donne.

LEGAMI

La pr Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Putignani Ciferri, sedicente analista, sono così le chiavi per comprendere un altro passaggio misterioso di questo processo sempre più bizzarro.

Il presidente Pignatone, nelle ultime udienze, dopo avere visionato il materiale ricevuto dal Promotore Diddi, aveva sintetizzato in aula che nei messaggi si ipotizza che sia stata proprio la Ciferri ad avere suggerito a Perlasca cosa raccontare ai magistrati che stavano indagando sulla compravendita truffa del Palazzo di Londra, e che a sua volta questi temi glieli aveva indicati la signora Chaouqui. Perlasca interrogato in merito aveva confermato le circostanze, aggiungendo che la sua amica Ciferri gli aveva però raccontato che «il suo interlocutore era un anziano magistrato»ma non la Chaouqui. 

Perlasca ha anche confermato che la gendarmeria avrebbe fatto una intercettazione ambientale sul territorio italiano per registrare la conversazione a tavola tra lui e il cardinale Becciu, avvenuta nella pizzeria Lo Scarpone, al Gianicolo. 

Il memoriale di Perlasca inizia con la data del 31 agosto 2021, quando il monsignore si presentò negli uffici del tribunale vaticano senza avvocato per deporre liberamente. Nelle venti pagine raccontava ai magistrati non solo le fasi della compravendita del famoso palazzo londinese ma di cosa era stato testimone nella stanza dei bottoni della Segreteria di Stato in tanti anni di servizio. Da ex responsabile degli investimenti evidenziava come nel 2016 la Segreteria di Stato fosse in difficoltà per avere «investito tutto il patrimonio in strumenti finanziari».

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MEMORIALE

I 21 capitoli di cui è composto il memoriale Perlasca descrivono vari passaggi. Si parla della diocesi di Ozieri, del famoso bonifico di 100 mila euro, provenienti dall'Obolo, per finanziare la cooperativa di migranti della Caritas, gestita da uno dei fratelli del cardinale Becciu. Del rapimento e del riscatto per liberare la suora colombiana rapita in Mali, affidato poi da Becciu (con il benestare del Papa) alla manager sarda Cecilia Marogna. 

Un altro capitolo si intitola: «i soldi spariti del concerto di Baglioni che aveva incassato 4 milioni». «Il concerto di Baglioni – scrive Perlasca ispirato da Ciferri e Chaouqui - è strettamente legato al restauro dell'ospedale di Bangui (…) Aula Nervi strapiena, lo dico perchè ero presente. 500 posti erano riservati per il corpo diplomatico, per i cardinali e la curia. Alla Segreteria di Stato arrivarono 600 o 700 mila euro. Non mancai di rappresentare a Becciu tutta la mia delusione: tanto clangore per 700 mila euro. Lui mi disse che era stato il dottor Domenico Giani, a quel tempo capo della gendarmeria, a curare l'organizzazione del concerto e tutti i successivi pagamenti. Non osai fare cattivi pensieri ma le cose mi rimanevano non chiare. Si ipotizzi: 6500 posti paganti a minimo 50 euro l'uno. Non credo che Baglioni si sia fatto pagare. Non credo neppure che il Governatorato abbia chiesto l'affitto dell'Aula Nervi. I conti non tornano (…) sul fatto resta comunque una pesante ombra. Ma una altra circostanza mai completamente chiarita avvolge l'ospedale di Bangui. Di fatto la signora Enoc continuava a insistere nel dire di darle i soldi, perchè il Papa le aveva detto di aver dato alla Segreteria di Stato una certa cifra per l'ospedale. A noi in ufficio risultavano però due milioni di euro in meno. Sono stati fatti i conti più volte e non sono mai tornati. Alla fine la cosa venne fatta cadere». 

INDAGINI

Un altro capitolo ha come titolo: il clima in Segreteria di Stato e il discredito a Parolin, quello successivo: la vicenda della società in Slovenia di Cecilia Marogna. E ancora: la questione del Mater Olbia, del Bambin Gesù, dell'Idi, il dossier su monsignor Ricca, le spese pazze in Segreteria di Stato, la cacciata di Milone e la falsa società di investigazione, il primo Vatileaks e i regolamenti di conti attraverso la stampa.

L'Ufficio del Promotore di Giustizia ora si trova nella bizzarra posizione di dover fare delle indagini quasi su se stesso per capire la genesi della mole dei messaggi ricevuti dalla Ciferri: una lunga corrispondenza tra lei e la Chaouqui che prova come vi fosse un'asse per indurre Perlasca ad alterare la sua deposizione davanti ai magistrati. 

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Diddi in aula, dopo avere incassato la solidarietà degli avvocati, aveva sottolineato: «Io ho fatto l'esame di Perlasca senza avere conoscenza di quello che era contenuto nelle chat che mi sono arrivate sabato. Se qualcuno ha millantato conoscenze, pensato di dare informazioni di atti coperti da segreto, ho il dovere di indagare». Perlasca, di fatto, avrebbe detto cose non vere, in quelle chat si delinea un sottobosco e per questo è stato aperto un fascicolo. «C'è necessità di svolgere un approfondimento per capire la genesi di questo memoriale» ha aggiunto Diddi negando anche di essere stato lui a dare a Chaouqui gli spunti da trasferire a Perlasca. «Potete prender il mio cellulare e fare un lavoro di analisi forense. Non l'ho mai conosciuta, solo nell'altro procedimento (riferendosi a Vatileaks 2)». Mentre il primo contatto, spiega ancora Diddi, con la Ciferri risale al 2019 quando fu contattato dalla donna che gli raccontò la vicenda di Perlasca racchiusa nel memoriale.

Il presidente del Tribunale Pignatone dopo avere ascoltato Perlasca era poi intervenuto mettendo in evidenza come la Ciferri si sentisse «minacciata e ricattata dalla Chaouqui. La minaccia costituiva nel rivelare al Promotore di Giustizia che la Ciferri aiutava proprio lei. Inoltre che avrebbe fatto sapere a Perlasca che l'anziano magistrato, con il quale lui, pensava di essere in contatto altri non era che la Chaouqui». 

 

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