Vaticano allarmato per contagi in Sardegna: tamponi a tappeto per preti e dipendenti tornati dall'isola

Vaticano allarmato per contagi in Sardegna: tamponi a tappeto per preti e dipendenti tornati dall'isola
di Franca Giansoldati
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Martedì 1 Settembre 2020, 09:15 - Ultimo aggiornamento: 10:25

Città del Vaticano – Persino il Vaticano è chiaramente preoccupato per l'impennata dell'aumento dei casi di Covid in Sardegna. E così in questi giorni ha diramato una insolita circolare a tutti i dicasteri per chiedere che venga fatto il tampone ai sacerdoti, agli impiegati, ai vescovi e ai cardinali che provengono da quella regione. Probabilmente persone che nel mese di agosto hanno trascorso giorno in vacanza, per tornare a casa dalel famiglie o più semplicemente in ferie. Magari non in Costa Smeralda al Billionaire di Briatore, ma pur sempre in zone altamente infettate dal virus, utilizzando per il ritorno a Roma traghetti o aerei. Per scongiurare il rischio di riportare il Covid all'interno delle Mura Leonine il Papa ha ordinato di effettuare (in Italia) tamponi a tappeto.

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La circolare che è stata emessa dall'ufficio del Governatorato di Sanità e Igiene ed è firmata dal nuovo direttore, Andrea Arcangeli riguarda anche persone che tornano da viaggi all'estero, da Croazia, Grecia, Malta e Spagna. Il Vaticano, nella nota, specifica di avere adottato e applicato le misure decise dal governo Conte e reperibili sul sito del Ministero degli Esteri. «In particolare chi proviene da queste zone dovrà produrre un certificato che attesti che nelle 72 ore precedendenti l'ingresso in Italia tale test sia risultato negativo. In alternativa può essere effettuato al momento dell'arrivo in aeroporto (consigliato) oppure entro 48 ore dall'arrivo, presso gli appositi siti predisposti dalle aziende sanitarie locali». 



Discorso a parte per la Sardegna. Chi ha soggiornato sull'isola nei 7 giorni precedenti il previsto ingresso nella Città del Vaticano o negli uffici della curia dislocati tra via della conciliazione e Trastevere, «deve produrre un certificato che attesti che il test sia risultato negativo». Il test con tampone è suggerito farlo nelle Asl romane alle quali si accede con normale richiesta del medico curante. 

Il Covid in Vaticano ha creato non pochi disagi e ha contato diversi casi tra il personale impiegato in curia. Uno dei primi casi accertati riguardava un sacerdote che proveniva dalla Lombardia. Era la fine di marzo. Da allora si sono registrati altri contagi. Inizialmente il Vaticano non aveva previsto l'utilizzo di protezioni, guanti, materiale per sanificare e l'uso obbligatorio delle mascherine tanto che la mancanza di queste misure aveva portato a proteste interne, soprattutto da parte del personale dei Musei Vaticani. Persino il Papa all'inizio della pandemia è sembrato minimizzare sui rischi, tanto che ha effettuato l'ultimo bagno di folla in Puglia, alla fine di febbraio, celebrando una messa priva di qualsiasi distanziamento, quando ormai in Lombardia la situazione gravissima era sotto gli occhi di tutti. L'uso delle mascherine in Vaticano è divenuto obbligatorio solo qualche mese dopo.

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