Vaticano, l'Apsa svela il suo tesoro: 4.051 immobili soprattutto a Roma e 1.200 all'estero

Vaticano, l'Apsa svela il suo tesoro: 4.051 immobili soprattutto a Roma e 1.200 all'estero
di Franca Giansoldati
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Domenica 25 Luglio 2021, 13:11 - Ultimo aggiornamento: 14:44

Città del Vaticano – Alla vigilia del processo in Vaticano sul famoso immobile di lusso a Londra, la Santa Sede ha pubblicato il primo resoconto delle proprietà amministrate dall'Apsa, il forziere finanziario d'Oltretevere. Finora la sua attività è sempre stata coperta da una coltre di mistero: niente numeri precisi, niente criteri, niente bilanci trasparenti. 

Il tesoro immobiliare - si legge dal rapporto - si concentra soprattutto in Italia dove vengono gestite 4.051 unità immobiliari: il 92% nella Provincia di Roma (la maggior parte, il 64%, nelle zone adiacenti alla Città del Vaticano), il 2% tra Viterbo, Rieti e Frosinone, il 6% fuori dal Lazio.

Circa 1.200 sono invece gli immobili gestiti all’estero tra Londra, Parigi, Ginevra e Losanna, e in Italia dalle società partecipate. Il presidente dell'Apsa, monsignor Nunzio Galantino, per sgombrare il campo da ogni dubbio ha ripetuto che sugli immobili situati sul territorio italiano viene pagata regolarmente l'Imu. Per l’anno di imposta 2020 sono stati versati 5,95 milioni per Imu e 2,88 milioni per Ires. Di questi, per la sola Apsa, 4,4 milioni per Imu e 2,01 milioni per Ires.

Il rapporto mostra una gestione immobiliare in evidente affanno, dovuta alle difficoltà che sono state portate dal Covid. Il risultato operativo nel 2020 è risultato con una cifra negativa per 8,3 milioni. A determinarlo, vari fattori: l’effetto negativo di una riduzione dei ricavi da locazioni in Italia (- 2,2 milioni), l’aumento dei costi in Italia (+ 3,7 milioni) prevalentemente di natura manutentiva, un aumento della difficoltà nel recupero crediti degli inquilini causa Covid.

La seconda attività dell'Apsa, invece, quella mobiliare ha visto investimenti in fondi in titoli internazionali e a reddito fisso. IN totale gli utili sono stati meno di 51 milioni. Gli investimenti finanziari al 31 dicembre 2020 sono tati pari a 1.778 milioni. Il contributo per il fabbisogno della Curia romana si è dimezzato da 41 a 20 milioni.

Monsignor Galantino ha spiegato che grazie agli affitti a prezzo di mercato riscossi sugli immobili di prestigio posseduti a Parigi e Londra (753 quelli gestiti dall’Apsa in Francia, 27 in Inghilterra), è stato possibile concedere in comodato d’uso gratuito all’Elemosineria Apostolica una struttura come Palazzo Migliori, a due passi dal Colonnato di San Pietro, per l’accoglienza dei clochard gestita da Sant’Egidio. Vi è stato poi anche l’acquisto di un immobile nei pressi dell’Arc de Triomphe a Parigi: il venditore, grazie alla mediazione della società vaticana Sopridex, ha destinato una parte del ricavato per la costruzione di una chiesa in una banlieue parigina

A marzo 2020, in piena pandemia, il Dicastero ha deciso poi di andare incontro alle attività commerciali cancellando una parte dei canoni di affitto, pari ad una forbice compresa tra il 30% ed il 50% a seconda dell’attività. 

È stato poi elaborato un progetto, “Sfitti a rendere”, che prevede azioni concrete per diminuire progressivamente il numero degli immobili sfitti. Esso comprende un piano di coinvolgimento delle agenzie immobiliari e la ristrutturazione di cento appartamenti, in più lotti. L’inizio dei lavori per il primo lotto è previsto a gennaio 2022, l’inizio della commercializzazione partirà già dalla primavera dello stesso anno; mentre la fine dei lavori complessiva è ipotizzata per la primavera 2023. Intanto, è in corso il censimento del “patrimonio immobiliare terreni” che si concluderà per la fine di questa estate.

Quanto agli investimenti, l'Apsa spiega che per affrontare una possibile crisi di liquidità ha collocato sul mercato alcuni investimenti “ben posizionati”, prediligendo iniziative di utilità sociale o legate a “impatto sociale”. Il Dicastero comunica inoltre che gli investimenti gestiti fino al 31 dicembre 2020 ammontano a 1.778 miliardi e comprendono sia la gestione della proprietà che la gestione di terzi (Enti della Santa Sede o ad essa collegati). Il rendimento gestionale del portafoglio di proprietà è stato pari a 1,53%. Risultati che confermano una gestione prudenziale anche in un contesto complesso e avverso.

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