L’inchiesta non è chiusa. Almeno per quanto riguarda il filone Becciu. Ed evidentemente al promotore di Giustizia non bastano le carte che ha in mano e che lo scorso settembre hanno costretto l’ex potentissimo sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato a dimettersi e a rinunciare a tutti i diritti cardinalizi. Martedì la Guardia di Finanza si è presentata a Ozieri, nel regno di Angelo Becciu, «indagato per diverse ipotesi di peculato». Anche per i soldi girati a Cecilia Marogna, la sedicente esperta di intelligence che spendeva i fondi per gli indigenti in borsette e abiti firmati. Ma in Sardegna la Finanza cercava tracce dei bonifici a favore dei fratelli del cardinale. I militari del nucleo di polizia economica e finanziaria di Roma, delegati dal pm Maria Tersa Gerace, che opera su rogatoria Vaticana, sono andati nella sede della coop Spes, il cui titolare è Tonino Becciu, e nella sede della Caritas, che sponsorizzava la birra prodotta da Mario Becciu.
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L’accusa
Alla coop erano arrivati 700mila euro a fondo perduto senza motivo.
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Il decreto
E così i militari si sono presentati nelle sedi legali, amministrative ed operative della Spes. Su quest’ultimo pende un procedimento penale vaticano per trovare elementi suio passaggi di denaro e le diverse «ipotesi di peculato, commesse da Anegelo Becciu in qualità di pubblico ufficiale vaticano, attraverso il trasferimento di fondi pubblici vaticani alla cooperativa sociale a responsabilità limitata Spes». Ma la Finanza ha sequestrato computer e documenti anche presso la Diocesi e la Caritas diocesana di Ozieri, dal momento che «effettivamente risulta la sussistenza di rapporti economici tra tali soggetti, oltre ad una segnalazione di operazioni sospette relativa ai passaggi di denaro». Il decreto riguardava «tutta la documentazione contabile e fiscale relativa ai rapporti economici tra la cooperativa sociale a responsabilità limitata Spes e la Diocesi di Ozieri, essendo l’esame di tale documentazione indispensabile per la dimostrazione della sussistenza delle ipotesi di distrazione di fondi pubblici per le quali Becciu è attualmente indagato».
Moneyval
Ieri la Santa Sede ha ottenuto una sostanziale promozione delle attività nella lotta al riciclaggio nella relazione di Moneyval. Ma nel rapporto dell’organismo di monitoraggio del Consiglio d’Europa, pubblicato ieri a Strasburgo, si segnala «un potenziale abuso del sistema interno da parte di figure di livello medio e alto per vantaggi personali o di altro tipo».Si legge nel documento: «Non sono stati debitamente presi in considerazione nella valutazione del rischio nazionale» i casi di abusi e malversazioni da parte di addetti interni («insiders»). Il rapporto di 273 pagine «elogia le autorità nazionali per i loro sforzi volti a garantire una cooperazione internazionale costruttiva e tempestiva». E su 11 punti di valutazione, cinque sono i giudizi di efficacia «sostanziale» e sei «moderata», nessuna «bassa»: una positività complessiva che porta il Vaticano tra «le sole cinque giurisdizioni membri ad aver raggiunto finora questo risultato». Comprensibile quindi la «soddisfazione» con cui, in una nota, la Santa Sede accoglie il rapporto pubblicato oggi e «l’incoraggiamento a proseguire sulla strada intrapresa».
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