Emil Stehle, il passato scabroso e le denunce di abusi del vescovo della pace candidato al Nobel in Germania

Emil Stehle, il passato scabroso e le denunce di abusi del vescovo della pace candidato al Nobel in Germania
di Franca Giansoldati
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Lunedì 14 Febbraio 2022, 10:18

Città del Vaticano - Un passato scomodo e scabroso per una vicenda di abusi sta mettendo in discussione la figura di un vescovo tedesco morto nel 2017, simbolo dell'impegno umanitario e civile. Si tratta di monsignor Emil Stehle (1926-2017) – ex presidente di Adveniat, una grande organizzazione caritativa tedesca che lavora in America Latina – nel corso della sua vita ha ottenuto tre dottorati onorari, la Croce Federale al Merito ed era stato candidato persino al Premio Nobel per la Pace per la sua mediazione nella guerra civile in El Salvador.

Dopo il lavoro fatto da una commissione indipendente sugli abusi stanno lentamente affiorando altre vittime che hanno denunciato episodi di cattiva condotta sessuale contro Stehle.

L'agenzia umanitaria Adveniat ha confermato che ci sono cinque persone «che indicano Stehle come autore di casi di abusi sessuali», hanno fatto sapere alla agenzia dei vescovi, KNA. Si tratta di donne che hanno testimoniato la loro esperienza all'avvocato della diocesi di Hildesheim, incaricato di raccogliere le informazioni. Al momento non sono stati forniti ulteriori dettagli poiché le presunte vittime hanno chiesto l'anonimato più totale. Non è, dunque, chiaro se si tratta di molestie su donne adulte, oppure abusi avvenuti quando le vittime erano minorenni. 

Nel settembre scorso, la diocesi di Hildesheim, aveva presentato il resoconto di una dettagliata indagine storica sul fenomeno della pedofilia. In quel corposo studio il vescovo Stehle era stato accusato di aver coperto gli abusi di un prete pedofilo seriale, trasferendolo all'estero per non causare scandalo e mantenere integra l'immagine della istituzione. Una prassi molto comune quella di spostare i pedofili da una diocesi all'altra, a volte anche in altre nazioni, che veniva incoraggiata dal Vaticano. Emblematica la lettera-choc dell'allora prefetto della Congregazione del Clero, monsignor Castrillon Hoyos, pubblicata, circa venti anni fa, e che illustrava la prassi di non denunciare i preti pedofili ma di aiutarli e tutelarli, indipendentemente dalle vittime alle quali la Chiesa non prestava attenzione.

Dopo la pubblicazione del rapporto a Hildeshoim, le prime vittime si sono fatte avanti per denunciare la cattiva condotta sessuale di Stehle. Si parla di un «comportamento invadente e trasgressivo». Questo ha comportato un ulteriore supplemento di indagine negli archivi della organizzazione caritativa Adveniat, incrociandoli con gli archivi dell'ufficio dei 'fidei donum' (i sacerdoti che vengono prestati da una diocesi ad un'altra nelle terre di missione). I risultati sono attesi per la metà del 2022.

Monsignor Stehle era nato nel 1926 a Muehlhausen nell'attuale stato del Baden-Wuerttemberg ed era stato ordinato sacerdote nel 1951 nell'arcidiocesi di Friburgo. Inizialmente aveva lavorato lì prima di diventare cappellano in Colombia. Dal 1972 al 1984 ha diretto l'ufficio "Fidei Donum" creato a quel tempo dalla Conferenza episcopale tedesca. Da lui dipendevano le missioni all'estero per i sacerdoti inviati dalle diocesi tedesche. Nel 1972, Stehle è stato promosso vice direttore generale di Adveniat per poi essere promosso a direttore generale nel 1977. Dal 1983, ha lavorato in parallelo come vescovo ausiliare nell'arcidiocesi di Quito in Ecuador. Nel 1987 San Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo di Santo Domingo de los Colorados in Ecuador.

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