Papa Francesco smorza il pressing: «Il celibato è un dono», poi bacchetta: «Ci sono vescovi che vanno evangelizzati»

Papa Francesco smorza il pressing: «Il celibato è un dono», poi bacchetta: «Ci sono vescovi che vanno evangelizzati»
di Franca Giansoldati
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Giovedì 17 Febbraio 2022, 10:03

Città del Vaticano – Chi nella Chiesa si aspettava aperture sull'abolizione del celibato è rimasto deluso. Papa Francesco, stamattina, mettendo a fuoco il ruolo del sacerdozio durante un importante convegno internazionale in Vaticano – proprio mentre sullo sfondo monta il feroce dibattito sugli abusi sessuali, sugli insabbiamenti dei vescovi e sul celibato obbligatorio – si è concentrato sul percorso finora compiuto e su quello che viene chiesto ai preti: vicinanza al popolo di Dio, preghiera, testimonianza, obbedienza, fraternità. Solo in un passaggio Francesco incalza a guardare il futuro e affrontare le sfide (per esempio quelle sulle scarse vocazioni) con un atteggiamento meno rigido e più duttile. Ma di aperture all'abolizione del celibato, come chiedono con insistenza gli episcopati del Nord Europa e del Sud America, non ce ne sono state. 

«Il celibato è un dono per essere vissuto come una santificazione attraverso relazioni sane.

Senza amici e senza preghiera il celibato può diventare un peso insopportabile e una contro testimonianza della bellezza del secerdozio» ha sottolineato. 

«Non so se queste riflessioni – ha detto il Papa - sono il “canto del cigno” della mia vita sacerdotale, ma di certo posso assicurare che vengono dalla mia esperienza. Il tempo che viviamo è un tempo che ci chiede non solo di intercettare il cambiamento, ma di accoglierlo con la consapevolezza che ci troviamo davanti a un cambiamento d’epoca (...) Per esempio, cercare forme codificate, molto spesso ancorate al passato e che ci “garantiscono” una sorta di protezione dai rischi, rifugiandoci in un mondo o in una società che non esiste più (se mai una volta è esistita), come se questo determinato ordine fosse capace di porre fine ai conflitti che la storia ci presenta». 

I lavori del Simposio internazionale "Per una teologia fondamentale del sacerdozio", che andrà avanti fino al 19 febbraio, presso l'aula Paolo VI sono stati organizzati dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, insieme al Centro di Ricerca e di Antropologia delle Vocazioni.

Per Ouellet in questo periodo è evidente la lacerazione e l'umiliazione davanti ai risultati choccanti delle commissioni di inchiesta sugli abusi. «Questa nostra occasione è propizia per esprimere il nostro sincero rammarico e per domandare ancora perdono alle vittime, che soffrono per la loro vita distrutta da comportamenti abusanti e criminali, rimasti oper troppo tempo nascosti e trattati con leggerezza, per la volontà di proteggere l'Istituzione e i colpevoli in luogo delle vittime. Questo simposio prende atto del clamore e della rabbia del popolo di Dio, siamo qui per unire la nostra voce a quella di coloro che reclamano verità e giustizia» ha sottolineato senza però dire nulla sui comportamenti indegni di quei (tanti) vescovi che in questi decenni hanno insabbiato i casi di pedofilia per difendere i sacerdoti abusatori. 

Papa Francesco ha poi bacchettato tanti pastori per la lontananza al Vangelo: «Vai a dire a qualche vescovo a qualche sacerdote che deve essere evangelizzato, non capiscono, e questo succede, il dramma di oggi». E ancora: «quando i preti si chiudono in loro stessi finiscono per fare la vita degli scapoli, degli scapoloni, con tutte le manie...» In un altro passaggio ha stigmatizzato tanti atteggiamenti negativi dettati dalla invidia che serpeggia tra le comunità ecclesiali e che porta a calunnie e maldicenze. 

Alcuni giorni fa, alla conferenza stampa di presentazione del convegno, era intervenuta la teologa Michelina Tenace, professoressa della Gregoriana, che aveva sottolineato che «la questione degli abusi ha reso ancor più urgente ripensare sia il discernimento vocazionale che la formazione dei seminaristi». 

In Vaticano si torna, per forza di cose, a parlare anche della questione dei "viri probati", una forma di sacerdozio a uomini sposati «di sicura fede», delle donne diacono, e della rivisitazione del celibato obbligatorio. Aspetti non secondari visto che le vocazioni sacerdotali sono in picchiata ovunque e già molte zone d'Europa (ma non solo) sono già totalmente scoperte di servizi pastorali. Durante il sinodo sull'Amazzonia era stato pensato un percorso per i viri probati - in quelle aree latinoamericane - ma l'ipotesi è stata silurata dai vescovi e dai cardinali più tradizionalisti e meno propensi a forme nuove e non in linea con la tradizione. A bloccare ogni tentativo di dibattito era stata anche l'uscita di un libro scritto a quattro mani tra Papa Ratzinger e il cardinale Robert Sarah: avevano definito il sacerdozio un dono da difendere in ogni modo. L'uscita di quel volume aveva sortito l'effetto di una bomba, scompaginando il piani di Papa Francesco che era stato costretto a rivedere il testo della esortazione post sinodale Ecclesia in Amazzonia, contenente uno spiraglio verso i viri probati.

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