Nel Centro che si sta vuotando, fra i migranti in partenza e i 120 operatori della cooperativa, si respira tristezza, delusione e rabbia, sintetizza Vatican News. «Per i primi s’interrompe un percorso già avviato di integrazione fatto - tra l’altro - di assistenza piscologica, insegnamento dell’italiano e avviamento al lavoro, e ricomincia il viaggio nella paura e nell’incertezza. Per i secondi c’è la perdita del lavoro oltre alla frustrazione di veder sprecati gli sforzi di questi anni».
Chiorazzo spiega come sono avvenuti i trasferimenti. «È sembrato un trasferimento punitivo. In meno di 48 ore gli ospiti sono stati sradicati, costretti ad interrompere importanti rapporti intessuti in questi anni sul territorio, senza sapere neanche dove erano diretti. Si pensi solo che la maggior parte di loro frequentavano la scuola pubblica».
«Grazie al senso di responsabilità dei nostri operatori siamo riusciti a gestire anche il trasferimento dei soggetti vulnerabili: malati di tumore, casi psichiatrici, mamme con neonati, vittime di tratta. Li abbiamo evidenziati in modo pressante al Ministero e alla Prefettura e abbiamo ottenuto una deroga. Alcuni sono stati accolti nelle case dei cittadini di Castelnuovo che hanno dato una grande prova di solidarietà. Una scelta – spiega ancora Chiorazzo – che non ha portato a un risparmio sul costo dei servizi di accoglienza. Qui al Cara la spesa pro capite per migrante era di 21,90 euro mentre nei Cas costeranno allo Stato 35 euro».
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