Vaticano, confessione: vietato usare il telefonino, sacramento non valido

Vaticano, confessione: vietato usare il telefonino, sacramento non valido
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Domenica 6 Dicembre 2020, 15:08 - Ultimo aggiornamento: 16:34

Città del Vaticano - Vietato usare Zoom per le confessioni. Nemmeno in tempi eccezionali come quelli attuali, pesantemente segnati dal Covid. Le messe in streaming, le benedizioni via social, i rosari in diretta possono andare bene, ma non le videochiamate per confessare i propri peccati. Non funzionano. «Possiamo affermare la probabile invalidità della assoluzione impartita attraverso» gli smartphone o altri mezzi di comunicazione sociale. «Manca infatti la presenza reale del penitente e non si verifica reale trasmissione delle parole della assoluzione; si tratta soltanto di vibrazioni elettriche che riproducono la parola umana». A mettere il sigillo è il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore, che, in un'intervista a 'L'Osservatore Romano', fa il punto sulla confessione. 

«Nella emergenza pandemica - sottolinea -, è di competenza del vescovo diocesano indicare a sacerdoti e penitenti le prudenti attenzioni da adottare nella celebrazione individuale della riconciliazione sacramentale, quali la celebrazione in luogo areato, eventualmente esterno al confessionale, l'adozione di una distanza conveniente, l'uso delle mascherine protettive, la frequente sanificazione dell'ambiente, sempre garantendo l'assoluta attenzione alla salvaguardia del sigillo sacramentale e alla necessaria discrezione.

Inoltre, spetta sempre al vescovo diocesano determinare — nel territorio della propria circoscrizione ecclesiastica e relativamente al livello di contagio pandemico — i casi di grave necessità nei quali sia lecito impartire l'assoluzione collettiva: ad esempio all'ingresso dei reparti ospedalieri, dove si trovino ricoverati i fedeli contagiati in pericolo di morte, adoperando nei limiti del possibile e con le opportune precauzioni i mezzi di amplificazione della voce, perché l'assoluzione sia udita».

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Quarantena

Piacenza ha anche ricordato che «si concede l'indulgenza plenaria ai fedeli affetti da coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell'autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni, se, con l'animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della santa messa o della divina liturgia, alla recita del santo Rosario o dell'inno Akàthistos alla Madre di Dio, alla pia pratica della Via crucis o dell'ufficio della Paràklisis alla Madre di Dio, oppure ad altre preghiere delle rispettive tradizioni orientali, ad altre forme di devozione. O se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni — confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre — non appena sarà loro possibile».

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