Vaticano, l'archivio digitale degli ebrei aiutati durante il fascismo e il nazismo è ora consultabile da tutti

Il rabbino capo della Comunità di Roma, Di Segni commenta l'iniziativa e solleva quesiti storici

Vaticano, l'archivio digitale degli ebrei aiutati durante il fascismo e il nazismo è ora consultabile da tutti
di Franca Giansoldati
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Giovedì 23 Febbraio 2023, 12:57 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 11:36

Sono catalogati migliaia e migliaia di nomi e cognomi italiani, tedeschi, sloveni, ungheresi, portoghesi, spagnoli. Storie sempre simili, disperate e senza sbocco. Uomini, donne, bambini, anziani. Tutti braccati dalle persecuzioni naziste e dalle leggi anti-ebraiche. C'è chi in queste lettere ingiallite chiede al Vaticano di poter emigrare in Brasile, chi implora l'interessamento per una raccomandazione al Ministero dell'Interno per ottenere il patentino di arianità, chi ha bisogno di nuovi documenti, chi è in fuga e ha bisogno di nascondersi, chi vuole informazioni su congiunti scomparsi nel nulla. In Segreteria di Stato arrivavano ogni giorno montagne di fascicoli di corrispondenza da ogni luogo d'Europa e un funzionario catalogava, raccoglieva, annotava i passaggi di ogni pratica. Spesso andavano a buon fine, venivano forniti documenti o venivano individuati strumenti utili per fare espatriare intere famiglie di ebrei o di politici perseguitati. Quell'archivio aperto da Papa Francesco è ora consultabile da chiunque, dal proprio computer, basta un click per fare rivivere volti di persone ormai scomparse, toccare con mano la mostruosità di un sistema che aveva dimenticato l'umanità mentre vi era chi in modo silenzioso faceva quello che poteva, in un quadro storico complicato.

(per chi volesse consultarlo questo è il link: Archivio Storico della Segreteria di Stato)

«Si oggi scrivo a Lei, è per pregarla di aiutarmi da lontano».

Le carte d’archivio danno voce ad accorate richieste. Sono studenti, madri di famiglia, insegnanti, operai, imprenditori, artigiani. Ci sono casi di ebrei che chiedono di essere liberati dalla detenzione, altri aspettano un attestato di battesimo per provare l'appartenenza alla arianità. 

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Ognuna di queste istanze veniva a costituire una pratica che, una volta evasa, era destinata alla conservazione. Si tratta di oltre 2.700 pratiche. In Segretaria di Stato si attivavano i canali diplomatici per cercare di fornire ogni aiuto possibile, tenendo conto della complessità della situazione politica su scala mondiale.

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Sulla rivista Shalom il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ha fatto alcune valutazioni a proposito della digitalizzazione e dei risultati emersi. «Il primo commento - osserva- è che è una cosa buona, più notizie si hanno, più documenti sono accessibili, più ci si avvicina alla conoscenza dei fatti. E solo con una conoscenza e un'analisi accurata si potrà arrivare a un'interpretazione che non sia influenzata da pregiudizi e da passioni». Ma l'archivio pone a suo parere anche alcuni problemi.

«Rispetto ai dati messi già a disposizione e che continuano ad essere messi a disposizione, è necessaria una ricerca accurata che analizzi i diversi aspetti del problema. Attualmente sono più le domande delle risposte. Chi sono le persone che si rivolgevano al Vaticano? Erano rimasti ebrei o erano ebrei che avevano abbracciato la religione cattolica? O l'avevano abbracciata i loro familiari? E per questo si sentivano ingiustamente perseguitati e chiedevano la protezione del Vaticano? Capire la distribuzione e la tipologia delle domande è molto importante. L'altra questione è cosa faceva effettivamente il Vaticano. Se c'era una procedura burocratica o se c'era un effettivo impegno, anche entusiastico, nel cercare di alleviare le sofferenze delle persone. Se c'era, verso chi era diretto, se c'erano preferenze di situazioni, di religione o altre motivazioni. C'è poi la questione se fosse effettivamente possibile fare qualche cosa. Molto spesso le richieste erano presentate per via diplomatica, ci mettevano settimane per arrivare a destinazione quando gli interessati erano ormai già stati deportati e uccisi. Ci vorrà molto tempo perché i casi sono tanti, per capire cos'è effettivamente successo perché non è sufficiente aprire un file con una domanda che arriva, bisogna vedere tutto il resto».

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