Un progetto studiato a lungo, per riuscire a trascinare la Santa Sede in una serie di investimenti fallimentari costati quasi 500 milioni di euro. Un monsignore che si presenta nella casa londinese di uno dei broker che avrebbero orchestrato la truffa e lo minaccia, velatamente, accompagnato da un «soggetto poco rassicurante». Poi, quando lo scandalo dell'immobile di Sloane Avenue - acquistato dal Vaticano a circa il doppio del valore di mercato - viene a galla e la Procura inizia a procedere con perquisizioni e interrogatori, arriva un tentativo di depistaggio clamoroso, al quale avrebbe partecipato anche l'ex cardinale Angelo Maria Becciu, finito a processo davanti al Tribunale Vaticano insieme ad altre 9 persone.
IL RAGGIRO
A manovrare i fili del raggiro in danno della Santa Sede, secondo gli inquirenti, sarebbero stati i broker Raffaele Mincione e Gianluigi Torzi.
L'ESTORSIONE
A questo punto, Torzi, stando alle accuse, trattenendo le uniche mille azioni con diritto di voto, sarebbe riuscito a mettere a segno un'estorsione milionaria. Per cedere le azioni e consentire al Vaticano di disporre del palazzo, il broker avrebbe chiesto 20 milioni. Monsignor Mauro Carlino - pure lui indagato per estorsione - avrebbe convinto Torzi ad accettare 15 milioni anziché 20. Un'opera di mediazione che, secondo quanto raccontato dal broker, sarebbe consistita praticamente in una minaccia. Nella richiesta di citazione a giudizio vaticana, si legge che, all'epoca, il monsignore era «in contatto con persone incaricate di offrirgli informazioni e protezione». Gli inquirenti scrivono che «è apparso inquietante quanto riferito da Torzi». Il broker racconta che il prelato si era presentato nel suo appartamento di Londra «accompagnato da un soggetto con l'aspetto poco rassicurante». E ancora: «con una risata sarcastica, mi riferiva di essere venuto per convincermi con ogni mezzo e nonostante un mio problema di salute a recarmi presso gli uffici per firmare il contratto. Mi diceva che lui ed i suoi amici erano a disposizione per accompagnarmi lo stesso giorno per la firma, o se avessi avuto bisogno di qualcosa per i miei bambini. Per me il messaggio fu inequivocabile».
IL DEPISTAGGIO
Ma non è tutto. Negli atti viene descritto anche un clamoroso tentativo di depistaggio, orchestrato, secondo l'accusa, dai due broker e dal cardinale Becciu. Nel maggio 2020, quando lo scandalo è venuto a galla e la Procura sta già indagando da tempo, pochi giorni prima dell'interrogatorio di Torzi, arrivano alla Santa Sede due diverse offerte di riacquisto del palazzo di Londra, entrambe ad un prezzo superiore a 300 milioni di sterline: una, da parte dello studio Fenton Whelan di Londra e, l'altra, da parte della Bp Development real Estate Corporation. Dalle indagini è emerso che, in realtà, a organizzare le proposte erano stati proprio Torzi e Mincione, mentre il regista dell'operazione sarebbe stato il cardinale. Secondo Torzi si trattava di una reazione alla «decisione del licenziamento dei cinque dipendenti della Segreteria di Stato a suo dire ingiustamente allontanati dal loro posto» in relazione alla vicenda di Sloane Avenue, finiti pure loro sotto processo.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout