Sindone presente già in epoca bizantina: trovate tracce di monete

Sindone presente già in epoca bizantina: trovate tracce di monete
di Franca Giansoldati
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Martedì 3 Settembre 2019, 15:38

Città del Vaticano – Il misterioso telo di lino che la tradizione vuole abbia avvolto il corpo di Cristo, la reliquia più preziosa della cristianità, torna a fare parlare di sé. Stavolta sulla Sindone sono state rintracciate tracce di monete bizantine e questo proverebbe che la reliquia è di età inferiore a quella stabilita nel 1988 mediante i test internazionali effettuati in tre laboratori su indicazione del Vaticano e dell'allora cardinale Ballestrero, arcivescovo di Torino, la città dei Savoia a cui è affidata la conservazione nel duomo. I risultati dei test affermarono chela datazione del lenzuolo risaliva a una data compresa tra il 1260 e il 1390, un periodo compatibile con le prime testimonianze storiche certe dell'esistenza della Sindone.

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L'annuncio odierno relativo a tracce di possibili monete bizantine (fatte con una lega formata da oro e argento) confutano di fatto il risultato del radiocarbonio aprendo nuovi interrogativi e dimostrando che la reliquia era conosciuta ben prima del periodo medievale e che (questa sarebbe la novità) i test del C14 non erano affatto precisi, proprio come continua a sostenere un gruppo di scienziati, secondo i quali il radiocarbonio non avrebbe tenuto conto della presenza di monossido di carbonio dovuto all'incendio disastroso avvenuto a Chambery nel 1532, nella cappella del castello in cui all'epoca era conservata la reliquia, dentro uno scrigno di argento massiccio. 

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Il lavoro dei ricercatori dell'Universita' di Padova e statunitensi, pubblicato sul Journal of Cultural Heritage, e presentato alla Conferenza sulla Sindone in Canada, ora ipotizza la possibilita' che, anche prima dell'anno 1000, varie monete auree bizantine col volto di Cristo siano state strofinate con la Sindone. L'ipotesi è che i pellegrini con questo gesto si garantivano le reliquie per contatto. Lo studio di Giulio Fanti e Claudio Furlan ha individuato dell'Elettro, una rara e antica lega di oro e argento con tracce di rame, utilizzando un microscopio elettronico a scansione ambientale accoppiato ad uno spettroscopio operante in fluorescenza di raggi X. 

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In parallelo e' stata misurata la percentuale degli elementi contenuti nelle antiche monete auree bizantine coniate nell'XI e XII secolo. E' stata trovata una piena corrispondenza nella composizione della lega fra micro-particelle sindoniche e monete bizantine, arrivando a ipotizzare una contaminazione da parte di queste ultime sul tessuto di lino. Secondo Fanti cio' contraddirebbe il risultato della radiodatazione al Carbonio-14.

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La Sindone e' un tessuto di lino lungo 4,4 metri e largo 1,1 metri contenente la doppia immagine accostata per il capo del cadavere di un uomo morto in seguito ad una serie di torture culminate con la crocefissione. Le prime notizie certe e documentate risalgono al XIV secolo lquando il cavaliere francese Geoffroy de Charny fece costruire una chiesa nella piccola citta' di Lirey - nei pressi di Troyes - per custodirvi la Sindone. Prima di allora le tracce sono piu' vaghe. Al V-VI secolo risalgono testi in cui si afferma che a Edessa (oggi Urfa, in Turchia) era conservato un ritratto di Gesu' (indicato con la parola greca Mandylion) impresso su un telo. Nel X secolo il Mandylion viene trasferito a Costantinopoli, all'epoca capitale dell'Impero Bizantino.

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Con il sacco di Costantinopoli e il furto di innumerevoli oggetti preziosi, s'ipotizza che la Sindone fosse stata portata dai latini in Grecia, dove la famiglia Charny era presente.

Nella prima meta' del '400 Marguerite de Charny ritiro' la Sindone dalla chiesa di Lirey. Nel 1453 avvenne il trasferimento della Sindone ai Savoia che rimarranno proprietari fino al 1983, quando per lascito testamentario la reliquia andò alla Santa Sede attuale proprietaria.

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