I paletti della Chiesa all'AI: i teologi alla ricerca di una bussola etica per robot e algoritmi (condivisi da ebrei e musulmani)

I paletti della Chiesa all'AI: i teologi alla ricerca di una bussola etica per robot e algoritmi (condivisi da ebrei e musulmani)
di Franca Giansoldati
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Domenica 22 Gennaio 2023, 15:43 - Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 18:01

Città del Vaticano - La religione, l'intelligenza artificiale, gli algoritmi, i robot: la Chiesa si interroga sui limiti etici e morali che l'applicazione di queste sofisticate frontiere tecnologiche stanno ponendo all'uomo. Lo scenario più che ravvicinato e per certi versi inquietante è al centro di riflessioni nelle università pontificie (per esempio l'Ateneo della Santa Croce dove è attivo un centro dedicato). L'uomo può essere intercambiabile con una macchina? Fino a che punto un algoritmo può decidere della sfera etica? «L’unico inconveniente per l’IA è che non è esattamente capace di darsi fini propri, come del resto gli animali, prerogativa esclusiva dell’essere umano. Questo scenario pone dunque la questione dell’auto-comprensione dell’essere umano e dell’auto-concezione che l’umanità ha di sé stessa» scrive Giovanni Tridente, docente alla Santa Croce, nel suo ultimo libro “Anima digitale”, interamente dedicato al percorso teologico compiuto dalla Chiesa per far fronte ai nuovi interrogativi. 

Le macchine non hanno una «visione di sintesi» che sappia ponderare le cose nel loro insieme, contando su esperienze o principi di precauzione.

Da qui però sorge la grande domanda etica, dato che un algoritmo - non essendo in grado di riprodurre tutte le casistiche - potrebbe facilmente fallire: in questo modo il suo impiego deve essere proporzionato all’importanza della posta in gioco». Detto in altri termini ci sono cose che l’IA può fare e altre no. 


 

L’aspetto interessante è che le dichiarazioni prodotte dalle Accademie Pontificie dedicate agli argo- menti dell’IA hanno restituito una concordanza tematica quasi assoluta con tutte le proposte avanzate dagli organismi civili, sia pubblici che privati. Ciò dimostra, annota Tridente, che la Chiesa osserva i mutamenti (e i progressi), condivide ciò che può apportare benessere agli individui e si preoccupa affinché ogni innovazione risulti veramente affidabile, per ogni uomo e per la società intera. 

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Le moderne tecnologie quindi devono essere «sicure», devono prevenire i danni e gestire i rischi, attraverso una responsabilità condivisa tra produttori e utilizzatori. Tutto ciò va in qualche modo inserito in una dinamica educativa, che forma anche alla ragionevolezza, ad una coscienza morale e al bene autentico delle persone. Per la Chiesa, infine, non si può prescindere da norme che regolino adeguatamente tutti quei contesti in cui l’IA incide in maniera forte nella vita delle persone, proprio per favorire l’affidabilità e il benessere generale. 

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Il 10 gennaio scorso tre rappresentanti delle tre religioni abramitiche hanno firmato un patto - la Rome Call for AI Ethics, - per promuovere una "algoretica", ovvero uno sviluppo etico dell’intelligenza artificiale. 

L'intesa parte con questo incipit: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza», come riporta l’articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani. A partire da questo caposaldo, che oggi si può considerare come una sorta di grammatica universale, un elemento soglia, in una comunità globale e plurale, nascono le prime condizioni fondamentali di cui deve godere la persona, libertà e dignità, che devono essere protette e garantite nella produzione e nell’uso dei sistemi di intelligenza artificiale».

Secondo le religioni i sistemi di Ai devono quindi essere concepiti, progettati e implementati per servire e proteggere gli esseri umani e l’ambiente in cui vivono. «Questo elemento serve a permettere che il progresso tecnologico possa essere uno strumento di sviluppo della famiglia umana consentendo contemporaneamente il rispetto del pianeta, cioè della casa comune. Perché questo accada, seguendo la call, devono essere soddisfatti tre requisiti, l’Ai: deve includere ogni essere umano, non discriminando nessuno; deve avere al centro il bene dell’umanità e il bene di ogni essere umano; deve essere sviluppata in maniera consapevole della complessa realtà del nostro ecosistema ed essere caratterizzata dal modo in cui si prende cura e protegge il pianeta con un approccio altamente sostenibile, che include anche l’uso dell’intelligenza artificiale per garantire sistemi alimentari sostenibili in futuro».

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