Santo il frate giornalista che coordinò la resistenza dei giornali cattolici nei Paesi Bassi durante il nazismo

Diventa santo il frate giornalista che coordinò la resistenza dei giornali cattolici nei Paesi Bassi durante il nazismo
di Franca Giansoldati
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Lunedì 14 Febbraio 2022, 16:45 - Ultimo aggiornamento: 17:40

Città del Vaticano – Diventa santo il frate giornalista che coordinava la resistenza della stampa cattolica nei Paesi Bassi. Una figura leggendaria che morì nel campo di concentramento di Dachau, in Germania, nel 1942 a seguito di una iniezione di acido fenico. Alla infermiera tedesca che lo stava uccidendo, regalò il suo rosario. Lei gli rispose di non saper pregare. “Basta solo che lei dica Ave Maria”. Finita la guerra questa infermiera fu la principale testimone del processo di beatificazione del frate raccontando le ultime ore dense di fede di padre Titus Brandsma, al secolo Anno Sjoerd.

Nato nel 1881 padre Titus entrò giovanissimo nell'ordine dei carmelitani, insegnando parallelamente filosofia e matematica e coltivando la passione per il giornalismo. Iniziò così a pubblicare, negli anni venti, diversi articoli in alcuni periodici, fino a entrare in pianta stabile in una redazione con il ruolo di caporedattore. Nel 1923 il vescovo lo nomina professore di filosofia e storia della mistica nella neonata Università Cattolica di Nimega e nell’anno accademico 1932-1933 viene eletto Rettore magnifico. Nel 1935 il Vescovo di Utrecht lo nomina assistente ecclesiastico dell’associazione dei giornalisti cattolici del paese (una trentina di testate giornalistiche).

Il nazismo è già un fenomeno europeo e dalla Germania le idee nel Reich sulla razza iniziano a preoccupare parte della Chiesa nei Paesi Bassi. Con la tessera internazionale di giornalista inizia a viaggiare in Irlanda e negli Stati Uniti, dove tiene conferenze sulla spiritualità e la tradizione carmelitana, raccolte in seguito nel volume The Beauty of Carmel, ma anche a raccontare quello che sta accadendo. Tra il 1938 e il 1939 padre Titus tiene dei corsi all’università sull’ideologia nazista, denunciandone a gran voce la distorsione ideologica e criticandone l’impostazione pagana e antiumana. 

La guerra, intanto scoppia con l'invasione della Polonia nel 1939 e nel 1940 i tedeschi invadono l’Olanda, il Belgio, il Lussemburgo e la Francia.

Il 26 gennaio 1941 i Vescovi della Chiesa olandese reagiscono con fermezza contro i provvedimenti nazisti e padre Titus, in prima linea, collabora attivamente con l’episcopato, ben cosciente dei rischi cui va incontro. All’inizio di gennaio del 1942 egli viaggia in treno in tutta l’Olanda e visita le redazioni dei giornali cattolici, per consegnare le direttive dell’episcopato e incoraggiare i direttori a resistere alle pressioni naziste. Il 19 gennaio, appena rientrato a Nimega, tiene l’ultima lezione all’università; al rientro in convento, viene arrestato e rinchiuso in una cella del carcere di Scheveningen. Da lì viene condotto nel campo penale di Amersfoort, dove è costretto a lavorare e a vivere in condizioni durissime; il 13 giugno viene trasferito nel campo di smistamento di Kleve, in Germania, e da qui con un carro bestiame fino a Dachau, dove arriva il 19 giugno 1942. A causa dell’estremo indebolimento è internato nell’ospedale da campo, il Revier dove viene ucciso con un’iniezione di acido fenico. 

Nel 1952 viene introdotto il processo di beatificazione e canonizzazione: era il primo processo su un presunto martire del nazionalsocialismo. Il 3 novembre 1985, san Giovanni Paolo II proclama beato padre Titus Brandsma, come martire e Papa Francesco – durante il prossimo concistoro pubblico – lo proclamerà santo fissando la data della solenne celebrazione. 

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