Kirill al Consiglio Mondiale delle Chiese Cristiane: «Dobbiamo portare pace»

Il Patriarca parla di pace (dopo aver benedetto la guerra di Putin): "Se una Chiesa inizia a sventolare una bandiera di guerra e a chiedere lo scontro, agisce contro la sua natura"

Kirill al Consiglio Mondiale delle Chiese Cristiane: «Dobbiamo portare pace»
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 19 Ottobre 2022, 16:55

Città del Vaticano - Il Patriarca Kirill di Mosca dopo avere inneggiato alla guerra santa,  benedetto i soldati russi che andavano al fronte a combattere gli ucraini ed essersi sperticato a sostenere Putin definendolo un uomo della provvidenza è stato protagonista di un passo indietro, una diplomatica presa di distanza. «Possa Dio aiutare le Chiese cristiane che hanno cooperato tra loro in passato, a continuare anche oggi a portare la loro testimonianza comune davanti al mondo, resistendo alla tentazione di diventare parte di qualche forza politica. I tempi in cui viviamo oggi sono molto difficili; tuttavia queste difficoltà non provengono dalle Chiese, ma dal contesto politico, che oggi costituisce un pericolo estremo. Pertanto, le Chiese oggi non devono aggiungere benzina al fuoco. Al contrario, dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per spegnere l'incendio». 

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In una dichiarazione congiunta con Padre Ioan Sauca, Segretario Generale del World Council of Churches -il Consiglio ecumenico delle Chiese, l'organo principale che si occupa del dialogo fra le differenti Chiese cristiane nel mondo e ha sede in Svizzera – Kirill ha fatto anche riferimento all'ultima burrascosa riunione del WCC avvenuta in Germania dove per un soffio non è stata votata l'espulsione della Chiesa Ortodossa di Mosca.

«A mio avviso, il WCC oggi ha assunto l'unica posizione corretta: attiva, ma neutrale, senza schierarsi politicamente in questo conflitto. Le Chiese hanno per natura un potenziale pacificatore. Se una Chiesa inizia a sventolare una bandiera di guerra e a chiedere lo scontro, agisce contro la sua natura». Kirill è sembrato anche sdrammatizzare gli eventi: «A mio avviso, la attuale crisi internazionale è pericolosa, ma non più di tante altre crisi che abbiamo attraversato in passato. Le Chiese hanno esperienza nell'attraversare le crisi insieme. Credo che attraverso il dialogo, la fratellanza e la cooperazione dovremmo esercitare un'influenza positiva sulla situazione politica». 

Il segretario generale del Wcc ha avuto a Mosca un lungo incontro con il Patriarca con l'obiettivo di riprendere i rapporti con il Patriarcato ortodosso e provare a ricucire un dialogo ormai al lumicino. Uno dei punti nevralgici che a suo tempo avevano provocato la crisi tra le chiese riguardava il concetto di guerra giusta che Kirill aveva sbandierato e applicato alla aggressione alla Ucraina. «Una guerra del bene contro il male». Il Patriarca a sei mesi dal conflitto ha spiegato che «la guerra metafisica non ha nulla a che fare con le uccisioni fisiche o con il conflitto in Ucraina. È semmai un riferimento – ha spiegato - a una citazione di San Paolo (Efesini 6,12) che dice che la nostra lotta non è contro la carne e il sangue, ma contro le potenze e le autorità oscure del mondo che affrontano i valori del Vangelo. E tali poteri sono presenti ovunque, non solo in Occidente. A mio avviso, la nostra chiamata e vocazione è quella di testimoniare e difendere pacificamente ma con coraggio i valori del Vangelo che modellano la nostra vita».

Poi ha chiarito la sua posizione teologica nei confronti della guerra sottolineando che «nessuna Chiesa o cristiano possa avere una posizione di sostegno alle guerre e alle uccisioni. Come Chiese, siamo chiamati a essere costruttori di pace e a difendere e proteggere la vita. La guerra non può essere sacra. Ma quando uno deve difendere se stesso e la propria vita o dare la propria vita per quella degli altri, le cose sono diverse. Abbiamo tanti esempi nella nostra storia cristiana. Tuttavia, come operatori di pace dobbiamo fare tutti gli sforzi per portare la pace attraverso il dialogo ed evitare qualsiasi conflitto o violenza.

Questo è il mio punto di vista».

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