Robert Barron, il vescovo da 100 milioni di visualizzazioni: «La Chiesa deve imparare a comunicare con i social»

Robert Barron, il vescovo da 100 milioni di visualizzazioni: «La Chiesa deve imparare a comunicare con i social»
di Franca Giansoldati
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Domenica 11 Settembre 2022, 18:48 - Ultimo aggiornamento: 12 Settembre, 15:48

Città del Vaticano – Mentre Papa Francesco raccomanda ai preti di non fare omelie troppo lunghe o noiose per non scoraggiare i fedeli, già disaffezionati alla frequenza delle messe domenicali, negli Stati Uniti sta emergendo un caso fenomenale di predicatore, si tratta di un vescovo di nome Robert Barron. Le sue omelie su YouTube sono riuscite a raggiungere a superare i 100 milioni di visualizzazioni, senza contare le centinaia di migliaia di iscritti ai social. Ma più che essere un imbonitore o un tele-predicatore di stampo evangelico che fa leva sulle emozioni, Barron predilige la chiarezza del pensiero  cristiano senza concedere nulla ai compromessi culturali, con l'obiettivo di trasmettere la dottrina nella sua essenza, restando fedele al Magistero e senza annacquarla sotto i colpi del mainstream o della secolarizzazione. Di conseguenza, per esempio, anche sul tema della vita porta avanti senza sconti la questione anti-abortista. «Secondo me, uno dei problemi più grandi della Chiesa di questi ultimi tempi è di avere predicato un Vangelo per bambini, per menti semplici, senza essere stati in grado di fare fronte seriamente alla grande richiesta di domande complesse» ha affermato Barron, in una intervista al Messaggero, durante la presentazione di un libro “To light a fire on the earth” scritto con John Allen jr, commentatore di Cnn ed editore di Crux.

In questi giorni a Roma per prendere parte ad un convegno al pontificio consiglio della Cultura, questo vescovo del Minnesota, spiega che quando deve affrontare un grande argomento si prepara e «cerca sempre di andare a fondo, senza eludere nessun aspetto».

Nemmeno sulla spinosissima questione della comunione ai politici cattolici che hanno posizioni abortiste come, per esempio, il presidente  Biden o la Speaker del Congresso, Nancy Pelosi. «Ho sempre detto chiaro e tondo che si tratta della responsabilità che hanno i cattolici davanti alle tematiche della vita. Non mi sono mai sottratto a questi temi».

Lungi dall'essere però catalogato come un conservatore, Barron sfugge a questa semplificazione. «Il mio modello per parlare e presentare i contenuti della fede è rappresentato da un vescovo che si chiama Fulton Sheen, che negli anni cinquanta vinse un Emmy per i suoi programmi televisivi. Allora tutto veniva trasmesso in bianco e nero ma quello che diceva era capace di entrare in tutte le case e in tutti i cuori, comprensibile sia alla persona più semplice che al dotto. Oggi la comunicazione viaggia sui social, ma la dinamica per entrare nel cuore e nella mente delle persone è la stessa». Spesso Barron racconta di attingere ad autori come Dante, Chesterton, Sant'Agostino o Newman per rispondere alle domande di senso che i giovani gli pongono online. 

L'ultimo grande successo, lo scorso settembre, è stata un'intervista con l'attore hollywoodiano Shia LaBeouf. Si tratta di una conversazione che ha superato 1,4 milioni di visualizzazioni, in occasione dell'uscita di un nuovo film su Padre Pio. Il motivo di tanta popolarità è la conversione di LaBeouf, affrontata con argomenti solidi. «La Chiesa ha un patrimonio artistico e culturale secolare che dobbiamo saper valorizzare sulle reti. È qualcosa di eccezionale e serve come porta d'accesso alla comprensione della fede cristiana attraverso la bellezza. Non sono solo i grandi autori cristiani ad aiutarci a capire la fede. Anche lo studio dei dipinti del Caravaggio, di Michelangelo o dell'architettura del Bernini ci aiuta a comprendere la fede. Approfondire la tradizione cristiana ci permette di offrire una migliore testimonianza della nostra fede». 

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