Ratzinger sugli abusi: «Non sono un bugiardo ma chiedo perdono, abbiamo tutti dormito»

Ratzinger sugli abusi: «Non sono un bugiardo ma chiedo perdono, abbiamo tutti dormito»
di Franca Giansoldati
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Domenica 13 Febbraio 2022, 11:42

Città del Vaticano  - Più che una confessione strutturata su una «parola personale», come la chiama lui, la lettera che Joseph Ratzinger lascia al mondo sulla piaga degli abusi (per difendersi dall'accusa di avere mentito sul caso di un prete spostato a Monaco di Baviera), è una sorta di testamento spirituale a memoria futura. Un lascito che impegna i cattolici a «non dormire» come, invece, è stato fatto nel passato davanti alla voce disperata delle vittime. A «non dormire» come fecero anche i discepoli quando Cristo sul Monte degli Ulivi «vide tutto quanto di terribile avrebbe dovuto superare interiormente». Scrive Benedetto XVI: «Che in quel momento i discepoli dormissero rappresenta purtroppo la situazione che anche oggi si verifica di nuovo e per la quale anche io mi sento interpellato».
LA LINEA ROSSA
È un testo moralmente vincolante, scritto da un uomo intellettualmente rigoroso che trovandosi a poca distanza «dalla porta oscura della morte» vuole tracciare una linea rossa senza fare sconti a nessuno, nemmeno a se stesso. Ammette di provare una «colpa grandissima» ma di avere fiducia nel giudizio divino. «Ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono. Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile».
Naturalmente Ratzinger nella lettera fa riferimento esplicito al rapporto sugli abusi avvenuti nell'arcidiocesi di Monaco e presentato il mese scorso da una commissione indipendente di avvocati. Dai numeri mostruosi (497 vittime per un totale di 235 abusatori) emersi in un arco temporale di 74 anni, dal 1945 al 2019, il Papa emerito viene accusato di negligenza in quattro casi avvenuti durante il suo breve episcopato bavarese durato appena cinque anni, fino al 1982, quando poi fu chiamato a Roma al vertice dell'Ex Sant'Uffizio, il dicastero chiave da dove avrebbero dovuto essere perseguiti questi crimini.
Dal rapporto di Monaco, inoltre, è emerso che, contrariamente a quanto aveva affermato inizialmente Ratzinger allora arcivescovo di Monaco era tra coloro che parteciparono alla riunione in cui fu trattato il trasferimento del prete pedofilo Hullerman dalla diocesi di Essen a Monaco. Il caso più grave. «Una svista». In quella riunione però si fece solo riferimento al fatto che il prete in questione arrivava in Baviera per sottoporsi a terapie psichiatriche e nessuno fece menzione al suo passato criminale. Il team di esperti in diritto che in questo periodo ha aiutato il Papa emerito a redigere la memoria in risposta al rapporto sugli abusi ha fornito una sua analisi dei fatti e ha spiegato nel dettaglio perché in una prima versione si diceva il contrario.
I DOCUMENTI
«Un errore di trascrizione» commesso «inavvertitamente» da uno dei collaboratori che ha lavorato in poco tempo su una montagna di 8000 mila documenti. «Non si può imputare a Benedetto XVI quest'errore di trascrizione come falsa deposizione consapevole o bugia» hanno affermato i quattro giuristi tedeschi, tra cui 3 canonisti, ai quali Ratzinger ha affidato la sua replica dopo la pioggia di accuse di avere mentito: «In nessuno dei casi analizzati dalla perizia Joseph Ratzinger era a conoscenza di abusi sessuali commessi o del sospetto di abusi sessuali commessi dai sacerdoti. La perizia di Monaco non fornisce alcuna prova in senso contrario, e non contiene alcuna prova che corrobori l'accusa di comportamento erroneo o di concorso in copertura». Ratzinger, 95 anni il 16 aprile prossimo, nonostante la fragilità della sua età, si fa carico di tutto dichiarando al mondo la sua «grandissima colpa», perché in fondo anche lui come tutti del resto nella Chiesa hanno dormito, proprio come gli apostoli. Ma di passare per bugiardo no, non ci sta. «Mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicita, e addirittura per presentarmi come bugiardo».
E del resto sarebbe una contraddizione considerando che nessun altro come lui ha inasprito le leggi canoniche contro i pedofili, combattendo all'interno persino della curia contro quei cardinali (potentissimi) che volevano lasciare tutto intatto, compresa la regola secolare di tutelare l'istituzione ecclesiastica a scapito delle vittime. Tutto per non dare scandalo. Tra le righe Joseph Ratzinger sembra far capire che più di quello che ha fatto, in quelle circostanze, probabilmente non poteva fare. Le regole del resto erano quelle come da anni ripete l'associazione americana Snap delle vittime della pedofilia. «La verità è che la Chiesa ha sempre tutelato e protetto la sua immagine a scapito delle vittime».

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