L'uso (moderato) di porno tra i preti è normale, «anche loro hanno desideri», sacerdote psicologo rompe tabù

L'uso (moderato) di porno tra i preti è normale, «anche loro hanno desideri», sacerdote psicologo rompe tabù
di Franca Giansoldati
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Venerdì 2 Dicembre 2022, 19:49

Città del Vaticano – E' normale che anche i preti abbiano il desiderio di vedere qualche film porno. Ancora non si è spenta l'eco mondiale della clamorosa lavata di capo che Papa Francesco ha rivolto un paio di settimane fa ad un gruppo di seminaristi mettendoli in guardia dal demonio e dal brutto “vizio” della pornografia («tocca tanta gente, compresi sacerdoti, suore e anime consacrate») che la tesi avanzata da un noto sacerdote e psicologo tedesco non manca di far discutere, padre Hermann Backhaus. A suo parere il consumo moderato di immagini pornografiche non necessariamente è indice di problemi nella crescita personale e non dà origine a devianze comportamentali se tutto si riduce a qualche episodio sporadico come la visione di un film o di un sito. 

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«Come psicologo non condanno affatto il consumo di porno» ha spiegato parlando al sito web katholisch.de. «I sacerdoti e i membri degli ordini religiosi sono persone normali con desideri sessuali.

Dobbiamo occuparci di questo aspetto».

Da anni lavora questo psicologo lavora in un centro di consulenza cattolico a Muenster. Interpellato sulla condanna papale fa notare che questo aspetto rientra nella normalità. Anche per preti e religiosi avere avuto limitate esperienze con la pornografia non necessariamente significa coltivare squilibri. Nel suo centro di consulenza, la sessualità e la pornografia non sono affatto «fenomeni eccezionali» ha detto affrontando un tema ancora tabù. 

«Per quanto riguarda le persone celibi, il consumo moderato di immagini sessuali esplicite può anche avere un effetto di sollievo. Naturalmente diventa un problema quando il consumo non può più essere controllato dal soggetto». Si tratta ovviamente di casi limite riguardanti un uso smodato, eccessivo di pornografia, con persone che arrivano persino ad avere problemi nel sonno-veglia poichè passano ore e ore di notte davanti ad un telefonino o a un tablet alla ricerca di soddisfazione. «In questi casi, è necessario adottare misure correttive». 

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Alcuni anni fa la rivista Civiltà Cattolica si era occupata del fenomeno del cybersex tra i giovani, sostenendo che in fondo erano molto meglio i fumetti pornografici che circolavano prima dell'arrivo di Internet che non il sesso via web amplificato mediante strumenti informatici e telematici. Gli esperti interpellati dalla rivista affermavano che i danni arrecati dal cybersex sono talmente malefici da danneggiare persino i processi cognitivi. «Il Cybersex è un virus che infetta la facoltà più alta dell'uomo, la sua intelligenza. Anzitutto a livello di immaginazione (...) perchè quanto visionato oltre a ossessionare la mente, la impoverisce, fino ad atrofizzarla. Le immagini porno presentano il più basso grado di memorizzazione e il cybersex, a sua volta, registra un ulteriore decremento cognitivo rispetto la pornografia stampata. In pratica finisce per avere un forte impatto atrofizzante sui processi cognitivi come la memoria, la riflessione la capacità di attenzione e la elaborazione critica e quindi sulla libertà e la capaità di prender le distanze dal vissuto emotivo».

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