Papa Francesco, il popolo è infallibile più che le èlite della Chiesa

Papa Francesco, il popolo è infallibile più che le èlite della Chiesa
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Lunedì 25 Gennaio 2021, 13:52

Città del Vaticano – Più che le èlite della Chiesa è il popolo di Dio ad essere infallibile. Papa Francesco facendo una precisa differenza tra la base e il vertice del popolo di dio sembra ritornare sul concetto di infallibilità in un messaggio inviato alla prima Assemblea ecclesiale dell’America Latina e Caribe, che avrà luogo dal 21 al 28 novembre prossimi in Messico. Stavolta il pontefice affronta in un passaggio la dibattuta questione, facendo leva sulla teologia del popolo a lui cara, sottolineando il ruolo del popolo di Dio e della preghiera. «Il popolo è infallibile in credendo», dice.

«Che questa Assemblea ecclesiale non sia un'élite separata dal santo popolo fedele di Dio.

Insieme al popolo: non dimenticatelo, siamo tutti parte del popolo di Dio, siamo tutti parte di esso, e questo popolo di Dio che è infallibile “in credendo”, come ci dice il Concilio, è quello che ci dà l'appartenenza. Fuori dal popolo di Dio sorgono le élite, le élite illuminate da un'ideologia o da un'altra, e questa non è la Chiesa. La Chiesa si dà nello spezzare il pane, la Chiesa si dà con tutti, senza esclusione».

La Teologia del popolo alla quale sembra fare riferimento il Papa è stata sviluppata in Argentina a partire dal Concilio Vaticano II soprattutto dal gesuita Juan Carlos Scannone, scomparso due anni fa, al quale Bergoglio era molto legato.

In essa si sottolinea come il popolo sia espressione visibile della Chiesa. Scriveva Scannone: «È' questo popolo nel suo insieme che annuncia il Vangelo. Dio ha scelto di convocarli come popolo e non come esseri isolati […]; ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che comporta la vita in una comunità umana”» 

In un recente articolo sulla Civiltà Cattolica veniva spiegato che la teologia del popolo assume una oggettiva rilevanza nella visione di papa Bergoglio: «I rapporti tra Scannone e Bergoglio sono stati costanti – anche dopo che quest’ultimo è stato eletto papa nel 2013 –, ma più attraverso scambi di idee che attraverso legami istituzionali. Ciò che li univa era un’uguale sensibilità per l’originalità della Chiesa argentina. Entrambi conoscono e amano il loro popolo. La Chiesa argentina ha la reputazione di sviluppare una teologia originale, la teologia argentina del popolo. Essa non ignora la teologia della liberazione, ma le dà un tono meno teso verso la dialettica economico-sociale rispetto ad altri Paesi dell’America Latina».

Se il concetto di populismo generalmente corrisponde ad una certa sfiducia verso i politici, nella teologia argentina il popolo viene collegato indirettamente al peronismo. Un filo conduttore non banale: Peron di fatto arrivò al potere difendendo i diritti dei poveri, contrastando le leggi dell'epoca ben poco tutelanti verso le masse, ispirandosi – secondo alcuni - alla dottrina sociale della Chiesa per attrarre le classi popolari maltrattate. 

Il ruolo del popolo nella teologia del Papa resta un tema chiave per capire la sua visione. Cinque anni fa, Papa Francesco, ad un incontro dedicato al tema della sinodalità spiegò bene come il popolo di Dio nel suo insieme - dai fedeli ai vescovi -, potesse essere considerato «infallibile “in credendo”» visto che ogni battezzato, indipendentemente dal grado di istruzione, dalla consapevolezza della sua fede, o dal ruolo esercitato «resta un soggetto attivo di evangelizzazione». Secondo il pontefice evangelizzare non è così qualcosa che è affidato ad «attori qualificati», mentre il resto del popolo dovrebbe limitarsi a essere passivo, «recettivo delle loro azioni».

Evangelizzare, in pratica, non è un compito solo elle elìtes della Chiesa. Secondo il Papa il popolo di Dio di fatto «possiede un proprio fiuto per distinguere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa».

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