«Ne faranno parte anche padre Federico Lombardi, suor Anna Deodato e padre Amedeo Cencini, persone che hanno maturato una particolare esperienza sulle risposte da dare a questi gravissimi crimini», ha aggiunto il sottosegretario della Cei, monsignor Ivan Maffeis. Il lavoro che sta facendo la Cei permetterà in futuro di identificare i casi e informare sul fenomeno in generale. Tuttavia non si parlerà né si è parlato, invece, dei casi del passato, della tendenza a spostare i preti pedofili da una diocesi ad un’altra come si è spesso verificato (a Napoli c’è un caso che finirà in tribunale alla fine di questo mese), o della possibilità per gli inquirenti (poliziotti o magistrati) di consultare gli archivi diocesani.
Papa Francesco è convinto che la pedofilia tra il clero, essendo un problema globale si «può affrontare solo con una risposta globale». La sua speranza è che i vescovi, dopo il summit di febbraio, possano tornare a casa «consapevoli delle regole da applicare, facendo così i passi necessari per prevenire gli abusi, per tutelare le vittime, e per far sì che nessun caso venga coperto o insabbiato». Il Vaticano continua a ripetere che sul summit ci sono troppe aspettative e che il cammino di purificazione per espellere le mele marce va avandi da 15 anni.
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