Cardinale Dziwisz sospettato di avere insabbiato un caso di abusi, ma lui nega: «Impossibile»

Cardinale Dziwisz sospettato di avere insabbiato un caso di abusi, ma lui nega: «Impossibile»
di Franca Giansoldati
3 Minuti di Lettura
Venerdì 16 Ottobre 2020, 10:32 - Ultimo aggiornamento: 11:51

Città del Vaticano – In Polonia un caso di pedofilia sta choccando l'opinione pubblica anche perché sta mettendo in dubbio la figura del cardinale Stanislaw Dziwisz, ex segretario personale di San Giovanni Paolo II, sospettato - assieme ai vescovi polacchi - di non essersi mosso per far luce sulla scabrosa vicenda riguardante Janusz Szymik, presunta vittima di padre Jan Wodniak, abusato quando era ragazzino. Il National Catholic Reporter si chiede perché una vittima deve ancora lottare per la giustizia per oltre 25 anni.

Szymik afferma che tra il 1984 e il 1989 fu costretto a subire quasi 500 abusi sessuali da padre Wodniak nel villaggio di Międzybrodzie Bialskie, circa due ore a sud-est di Cracovia. «Durò tutto così a lungo perché ero un bambino che veniva messo all'angolo, vivevo in una trappola perché non c'era nessuno a cui potevo rivolgermi per chiedere aiuto, e Wodniak lo sapeva perfettamente», ha spiegato Szymik al NCR, aggiungendo che a causa di questa esperienza traumatizzante è arrivato a sfiorare il suicidio.

Dal 1992 il paese in cui Szymik è stato abusato è diventato parte di una nuova diocesi, Bielsko-Zywiec, fondata da San Giovanni Paolo II.

Una diocesi diretta da uno dei più stretti collaboratori del Papa: il vescovo Tadeusz Rakoczy. «Nel 1993, andai a denunciare gli abusi dal vescovo Rakoczy, sperando che fosse dalla parte della vittima e non di chi abusava. Ho scritto anche una memoria relativa al periodo 1984-1989. Purtroppo né il vescovo né nessun altro della curia vescovile mi ha mai contattato in merito». Quando Szymik si rese conto che il vescovo non intendeva assumere provvedimenti in merito, decise di fare rapporto alla procura ma anche in quel caso andò male. «Il mio capo all'epoca mi venne a trovare e mi chiese di ritirare la denuncia. Cosa che ho fatto perché avevo paura di perdere il lavoro». Tuttavia la notifica di Janusz Szymik fu regolarmente registrata presso l'ufficio del procuratore distrettuale di Zywiec nel 1993 e fu archiviata lo stesso anno.

Per parecchio tempo la vittima fu costretta a restare in silenzio, poi nel 2007, davanti a notizie di altri casi di abuso, e dopo la promulgazione del Motu Proprio Sacramentorum sanctitatis tutela da parte del Vaticano contro la piaga della pedofilia, si fece coraggio e ritentò. «Sono dunque tornato dal vescovo e ho presentato il mio rapporto dove descrivevo quello che era accaduto dal 1984 al 1989. Più tardi venni a sapere che i miei appunti erano stati messi nelle mani del cardinale Stanislaw Dziwisz. Anche stavolta nessuno della curia di Cracovia mi contattò».

A conferma di quanto raccontato da Szymik, un sacerdote di Cracovia ha detto a NCR che i documenti furono effettivamente consegnati a Dziwisz. Nel frattempo di questo caso si sta interessando anche la Fondazione Fratel Albert, uno dei più grandi gruppi no-profit della Polonia che aiuta le persone con disabilità fisiche o mentali. Il cardinale Dziwisz però si difende con forza e nega di avere mai ricevuto informazioni su un possibile insabbiamento. «Non rispondo solo in base alla memoria, ma anche dopo aver controllato nei relativi registri della curia: posso dire che non c'è traccia di corrispondenza da parte di nessuno. In genere ogni lettera che ricevo viene protocollata e riceve una puntuale risposta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA