CITTA' DEL VATICANO - Per la prima volta dall'inizio del pontificato, i cardinali che sono stati nominati da Francesco in questi dieci anni, sono arrivati ai due terzi del totale degli elettori, praticamente il quorum necessario per eleggere un possibile successore in un eventuale conclave. Naturalmente questo dato di fatto resta un mero indicatore aritmetico e vale solo sulla carta perché gli 81 porporati di matrice 'bergogliana' non costituiscono affatto un corpo elettorale omogeneo. Tuttavia questa avanzata fa comprendere i cambiamenti che nel frattempo sono avvenuti. A determinare il sorpasso dei cardinali scelti da Bergoglio - rispetto a quelli voluti da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI - è stata l'uscita di scena dell'ex arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe.
Compiendo 80 anni – festeggiati ieri – Sepe non fa più parte del corpo elettorale.
L'interessato, però, lascia correre le voci e tira dritto, ripetendo a tutti che si governa con la testa e non con le ginocchia. Il tam-tam sulla sua successione - ormai parte del dibattito pubblico – è spesso al centro di battute con i suoi ospiti. «Non è il momento di veglie funebri». Per il momento Francesco non ha alcuna intenzione di lasciare con buona pace di chi lavora dietro le quinte immaginando scenari futuribili. Tra i nomi dei possibili papabili che circolano con insistenza quello di Matteo Zuppi, del gesuita lussemburghese Jean-Claude Hollerich, e poi il gesuita canadese Michael Czerny, e l'arcivescovo di Siena, Paolo Lojudice. In una posizione altrettanto forte è infine il segretario di Stato Pietro Parolin. Su chi potrebbero convergere gli 81 voti (di uno schieramento assai eterogeneo) è tutto da vedere. E poi vale sempre il vecchio adagio che chi entra Papa esce cardinale.
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