Papa Francesco non ammesso come testimone al processo Londra

Papa Francesco non ammesso come testimone al processo Londra
di Franca Giansoldati
6 Minuti di Lettura
Giovedì 26 Gennaio 2023, 17:40

Città del Vaticano – Non è stato ammesso il Papa, così come i vertici dei servizi segreti di mezzo mondo (compreso quelli italiani) mentre sulla deposizione del cardinale Pietro Parolin il Tribunale vaticano si è riservato di decidere. Invece figurano nella lista dei prossimi testimoni chiamati a deporre al processo sul palazzo di Londra il sostituto per gli Affari generali, l'arcivescovo Edgar Pena Parra, i due vescovi di Ozieri monsignor Sebastiano Sanguinetti e monsignor Corrado Melis, il giornalista Emiliano Fittipaldi, il fratello del cardinale Antonino Becciu, presidente della cooperativa della Caritas, Spes. Infine il Tribunale ha deciso di citare d'ufficio il comandante della Gendarmeria, Gianluca Gauzzi e don Mario Curzu, sacerdote della diocesi di Ozieri. 

Vaticano, servizi segreti e prelati: depositato l'elenco dei testimoni al processo per il Palazzo di Londra

Diversi avvocati in aula stamattina hanno condannato il comportamento tenuto dalla pr Francesca Chaouqui durante l'ultima udienza perchè, durante la deposizione, avrebbe avuto un atteggiamento offensivo nei confronti di uno dei legali che la stava interrogando. Al microfono la ex funzionaria della Cosea (già condannata dal Vaticano per lo scandalo di Vatileaks2)  ha rivolto al legale di Tirabassi, Cataldi Intrieri, due sonori “vaffa”. Insolenze non accettabili in una aula di tribunale regolarmente messe a verbale grazie alle registrazioni audio. Il presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone ha ordinato che tali termini triviali vengano cancellati dagli atti. 

Con un'ordinanza letta in aula (siamo alla 45esima udienza del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato), il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone ha comunicato quali testimoni sono stati ammessi a deporre tra quelli chiesti dalla difese. Il nome più importante è quello del sostituto per gli Affari generali monsignor Edgar Pena Parra, mentre il Tribunale si è riservato sul cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, all'esito delle deposizioni del sostituto.

Non sarà invece sentito il Papa, che era stato chiesto da varie difese. 

«Pur con il massimo rispetto per chi ha svolto le indagini, non potrò non respingere con la massima fermezza alcune affermazioni contenute nell'Informativa della Guardia di Finanza di Oristano e che suonano come accuse non solo contro di me, ma anche contro il Papa e i suoi Collaboratori, quali sono i Capi Dicastero». Il cardinale Angelo Becciu – imputato al processo per peculato - in una lunga dichiarazione spontanea ha reso una lunga dichiarazione spontanea a seguito di quanto affermato dal colonnello Pasquale Pellecchia della Guardia di Finanza di Oristano che ha parlato di alcuni documenti personali del defunto monsignor Sergio Pintor, ex vescovo di Ozieri, raccolte in una «Nota informativa riservata», in cui denunciava «pesanti ingerenze» della Santa Sede sulla gestione della diocesi sarda. «Non si tratta di semplici carte qualsiasi - ha detto Becciu -, ma di riflessioni personali del Presule su fatti attinenti al suo governo episcopale in Ozieri e nei quali, tra le altre, vengono coinvolte alte personalità ecclesiastiche della Curia Romana. Di fronte all'esibizione di dette carte mi sia consentito di esprimere incredulità e sofferenza». Secondo Becciu tali carte dovevano rimanere segrete nell'archivio della Curia diocesana e «mi spiace far notare - ha affermato - che la nipote del vescovo che ha consegnato questi documenti alla guardia di finanza è venuta meno al proprio dovere di cristiana. Quelle carte non erano di sua proprietà, ma della Chiesa e ha fatto ingiuria allo zio perché qui si rischia oltretutto di danneggiarne la memoria con la sfilata dei testimoni che non si esimeranno dal narrare, ahimè, ove necessario, anche fatti spiacevoli avvenuti durante il suo governo». 

CARTE RISERVATE

Becciu ha contestato che le dimissioni di  Pintor al compimento dei 75 anni di età, tutt'altro che «un fatto inusuale», «sarebbero state il frutto di manovre da parte di una coalizione di persone quali il sottoscritto, il cardinale Piacenza, allora Prefetto della Congregazione del Clero, il Cardinale Bertone, allora Segretario di Stato, il Prefetto della Congregazione dei Vescovi e il Nunzio Apostolico in Italia dell'epoca».

«Un punto va subito chiarito perché altrimenti si commette un grave errore ricostruttivo - ha proseguito -: chi decide sulla vita di un Vescovo è il Papa: è lui che nomina, e lui che trasferisce ed è lui che decide in merito alle dimissioni dopo aver valutato tutte le circostanze; è solo il Papa e nessun altro! Dire che per le dimissioni di Mons. Pintor vi sia stato un confluire di forze manipolatrici nei confronti del Santo Padre è affermazione grave». «Se Pintor si è lasciato andare a considerazioni negative è da capire umanamente per il momento di sconforto e delusione che avrà vissuto, ma non è accettabile che altri le utilizzino per accreditare tesi mai eccentriche», ha aggiunto.

Il cardinale ha quindi smentito ulteriori punti dell'informativa dei Finanzieri in cui «affiorano gravi affermazioni con le quali si sottolinea che 'Diocesi e Caritas venivano gestite a livello familiare, come una propaggine della famiglia Becciù». «Contesto nel modo più assoluto che io abbia mai interferito nel governo della diocesi», ha dichiarato, ricordando «che sono andato via da Ozieri nel 1980 e dal 1984 ho prestato il mio servizio nella Chiesa presso varie Nunziature in diversi Paesi del mondo, quindi assai lontano dalla mia diocesi e preso da altri gravosi impegni. Sono rientrato a Roma nel 2011, chiamato da Papa Benedetto per l'incarico di Sostituto della Segreteria di Stato». Anche in tale veste, «mai mi sono interessato del governo della diocesi e mai ho interferito sulle decisioni dei vescovi». «Potrò chiamare a testimonianza i due vescovi viventi e chiedere loro se mai mi sono intromesso nelle loro decisioni o nelle loro iniziative - ha continuato Becciu -. Con lo stesso  Pintor, fin dal suo arrivo ad Ozieri, nel 2006, ho creato un rapporto di amicizia e di stima reciproca che si manifestava in maniera concreta quando venivo in vacanze in Sardegna. Stesso atteggiamento ho tenuto da Sostituto, egli mi ha sempre ben ricevuto e anche onorato pubblicamente».

Al processo sul Palazzo di Londra la pr Chaouqui avrebbe ispirato Perlasca

Il racconto di Becciu è continuato: «Devo tuttavia ammettere una cosa che mi pesa raccontare - ha aggiunto -. I rapporti con Mons. Pintor si incrinarono a partire dell'ottobre del 2011, quindi 5 anni dopo il suo ingresso. Fu per un motivo futile legato ad una segnalazione che mi fece e a cui non diedi corso spiegando al Vescovo le ragioni. Non dettaglio ulteriormente per non arrecare del male all'interessato». «Purtroppo da quel momento il Confratello cadde vittima del suo temperamento rancoroso e a farne le spese non fui io, ma mio fratello, Tonino, e gli altri responsabili della Caritas diocesana - ha concluso -. Mi vennero riferiti una serie di episodi dai quali emergeva un atteggiamento di avversione totale nei loro confronti».

La telefonata tra il Papa e il cardinale Becciu: l'audio esclusivo dell'Adnkronos
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA