Quel precedente di 28 anni fa con il saluto al Messaggero di Papa Wojtyla

Quel precedente di 28 anni fa con il saluto al Messaggero di Papa Wojtyla
di Franca Giansoldati
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Domenica 9 Dicembre 2018, 00:42
Sono passati ventotto anni da quando Giovanni Paolo II, nel tragitto che separa Piazza di Spagna al Vaticano, dopo la celebrazione dell’Immacolata, volle fermarsi per qualche minuto e salutare il giornale di Roma. Una visita breve che ha segnato la storia del quotidiano capitolino. La berlina blu si arrestò proprio davanti l’ingresso, il Papa scese con il suo segretario (oggi cardinale) Stanislao Dziwisz, salutò e strinse le mani di tipografi, giornalisti, impiegati, dirigenti e poi al microfono pronunciò parole di incoraggiamento e adesione alla martellante campagna anti-droga che in quel periodo aveva promosso il giornale. 

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«Desidero esprimere la mia adesione alla campagna di sensibilizzazione e solidarietà del vostro quotidiano contro la droga e per la vita». Poi entrò nell’atrio e si fermò ad osservare la prima linotype, la grande macchina che allora veniva usata la composizione delle pagine con i caratteri in piombo. Ancora oggi quel marchingegno fa bella mostra nell’androne del giornale, gelosamente conservata sotto una grande teca di cristallo, memoria del lungo cammino del Messaggero. Papa Wojtyla firmò anche l’albo d’onore degli ospiti, con la sua grafia inclinata, lasciando un pensiero: «Accanto a chi soffre ci sia sempre un cuore capace di amare». Di nuovo altri saluti, altre strette di mano e infine risalì sull’auto diretto nel Palazzo Apostolico, augurando buon Natale a tutti. L’impensabile era accaduto. Non si era mai verificato prima che un pontefice potesse fare tappa in un giornale.

Molti giornalisti quel giorno non riuscivano nemmeno ad applaudire per l’emozione, annotava Giuseppe Di Piazza, il cronista che all’epoca fece un dettagliato resoconto di quei momenti. Ad essere decisiva per la visita papale fu la campagna sulla droga promossa dal giornale. La notizia che il Papa si sarebbe fermato a Via del Tritone l’8 dicembre arrivò al vaticanista, Orazio Petrosillo. Ai tempi la droga era una vera e propria emergenza misurabile nei morti che puntualmente si verificavano a Roma. Non era un allarme esagerato, magari amplificato dai mass media, era purtroppo la fotografia di una piaga che intaccava sempre più giovani.

CAMPAGNA 
«Ho accolto con gioia l’invito a sostare nella sede del Messaggero. Saluto con affetto ciascuno di voi, carissimi redattori e redattrici, maestranze e impiegati, che costituita la comunità di questo giornale, accomunata dagli stessi obiettivi e resa quasi una famiglia dalla quotidiana consuetudine del lavoro». Quasi trent’anni dopo un altro Papa ha scelto questo giornale, stavolta per una visita interna, per conoscere da vicino il processo dell’informazione. 

L’attenzione di Francesco alla comunicazione fa parte del suo ministero fino a diventare un fatto importante, ben visibile in questi anni di pontificato. Basti pensare che la prima udienza pubblica, dopo il conclave, nel 2013 la volle riservare agli oltre cinquemila corrispondenti stranieri e italiani che nei giorni della Sede Vacante avevano lavorato giorno e notte per informare l’opinione pubblica sui mutamenti in atto. «Il ruolo dei mass-media è andato sempre crescendo in questi ultimi tempi, tanto che esso è diventato indispensabile per narrare al mondo gli eventi della storia contemporanea» disse loro il Papa, scherzando subito dopo: «Avete lavorato, eh?! Avete lavorato!».
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