Città del Vaticano – A una tv coreana Papa Francesco ha manifestato il desiderio di poter visitare la Corea del Nord se solo venisse invitato da Kim Jong-un. Sarebbe pronto a far valigia domattina. Nel frattempo però - in questo periodo caotico e carico di tensioni internazionali - si sta ulteriormente allontanando il tanto auspicato viaggio a Kiev più volte caldeggiato dalle autorità ucraine e dai vescovi del paese. Il colpo finale è arrivato con la frase estemporanea e non prevista che Bergoglio ha voluto dedicare a Daria Dugina, la figlia dell'ideologo della guerra di Putin, attivista lei stessa attraverso importanti interventi, articoli, pubblicazioni usati per diffondere la propaganda anti-ucraina in Russia. Gli effetti collaterali di queste parole spontanee hanno messo con le spalle al muro la navigata diplomazia vaticana, generalmente inossidabile e collaudata ma stavolta presa in contropiede dagli eventi.
Mercoledì scorso al termine dell'udienza generale il Papa stava leggendo il foglio che gli era stato preparato come sempre dalla Segreteria di Stato, contenente i saluti e alcune riflessioni sulle principali questioni internazionali.
L'escalation non si è fatta attendere fino a quando il ministero degli Esteri di Kiev non ha convocato il nunzio apostolico, il lituano Visvaldas Kulbokas, anch'egli preso in contropiede dagli eventi. “Ho spiegato che il nunzio a Kiev non ha competenza per investigare su cosa sia accaduto a Mosca, né pensare che il Pontefice faccia sempre dichiarazioni politiche, perchè non ha nulla da difendere. Ho poi parlato di quello che ho visto in questi mesi in Ucraina, del sangue che scorre con numeri immensi e strazianti di vittime. Ogni giorno, personalmente, quando al mattino dico messa in nunziatura prego per Kira, una bambina uccisa da un missile a Odessa mentre era nelle braccia della mamma. E' una delle centinaia di bambini morti, ma la storia della piccola Kira mi ha colpito enormemente e da allora, era Pasqua, non smetto di pensare a lei. Questa guerra sappiamo bene che è stata scatenata dalla Russia e anche se il Papa non menziona i nomi, non offusca in alcun modo la verità».
A stemperare la bufera ha tentato Vatican News in lingua ucraina. «Durante questi mesi il Papa non e' mai stato 'equidistante': ha condannato con parole nette l'aggressione perpetrata dalla Russia. E' stato piuttosto 'equivicino', cioe' vicino a tutti coloro che soffrono per le conseguenze della guerra, in primo luogo la popolazione innocente dell'Ucraina che muore sotto le bombe russe».
A commentare il 183esimo giorno di guerra ci ha pensato monsignor Sviatoslav Shevchuck, l'arcivescovo maggiore dei greco cattolici ancora una volta escluso dalla dignità cardinalizia che anche ieri diffondeva fiducia alla sua gente: « Questa mattina apprendiamo che 22 persone sono morte e circa 50 sono rimaste ferite, tra cui bambini, adolescenti, donne, persone innocenti, vittime innocenti di questa crudele, ingiusta aggressione. Ma l'Ucraina resiste. L'Ucraina combatte. L'Ucraina prega. E l’Ucraina vince. Sconfigge questo nemico infrangendo i suoi piani malvagi che portano la morte».
Intanto su Twitter l'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede con un tweet ha ricordato quando, un anno fa, il cardinale Pietro Parolin ha visitato l'Ucraina e ha partecipato alla celebrazione storica del 30esimo anniversario dell'Indipendenza. «È stata la seconda visita del Segretario di Stato dall'inizio dell'invasione della Russia nel 2014 che ha dimostrato per entrambe le parti quanto siano importanti le relazioni tra Ucraina e Vaticano».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout